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WineNews
N. 2.535 - ore 17:00 - Martedì 20 Novembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Nizza, la riscossa della Barbera
Quello di Wine Enthusiast per il Nizza Cipressi 2015 è “un riconoscimento insperato ed inaspettato”, come racconta a WineNews Michele Chiarlo, a capo della griffe del Barolo e del Nizza. “Di solito siamo abituati a vedere vini di calibro diverso in vetta alle classifiche, questa è, invece, la dimostrazione che anche gli autoctoni meno considerati, quando valorizzati nel modo giusto, possono dare risultati eccezionali. Sessant’anni fa la Barbera aveva un’immagine legata ad un basso livello qualitativo. Ci sono voluti decenni per arrivare al Nizza, l’atto finale della Barbera, una Dop nata da un lungo percorso di avvicinamento, dove oggi la qualità media è altissima”.
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Primo Piano
Il Nizza Cipressi 2015 di Michele Chiarlo n. 1 per Wine Enthusiast
Sul tetto del mondo enoico nel ritratto di Wine Enthusiast c’è Michele Chiarlo, col suo Nizza Cipressi 2015, la super Barbera, al n. 1 della “Top 100 Wines of 2018”, dopo aver conquistato il palato di Kerine O’Keefe, che spiega: “un riconoscimento, oltre che ad un vino eccellente, anche al ruolo fondamentale di Michele Chiarlo nella valorizzazione del vitigno Barbera e nella creazione delle denominazione Nizza”. Del resto “che il Monferrato non sia più un territorio di serie B - dice a WineNews Michele Chiarlo - lo dimostrano gli investimenti dei produttori di Barolo, e questo è un bene, perché porta il Nizza nelle carte dei grandi ristoranti accanto a Barolo e Barbera”. Italia anche qui ben rappresentata, con 17 etichette in lista (a pari merito con la Francia, seconde solo agli Usa con 31 etichette): insieme al Nizza di Michele Chiarlo nella Top 10 anche il Prosecco di Valdobbiadene Dosaggio Zero Metodo Classico 2015 Ca’ dei Zago, al n.8. Scorrendo ancora la chart si trova alla posizione n. 18 il Contrada R Nerello Mascalese 2016 di Passopisciaro (Franchetti), alla n. 20 il Lambrusco di Sorbara L’Eclisse 2017 di Paltrinieri, alla n. 23 l’Etna Rosso Outis 2016 di Biondi ed alla 26 il Valtellina Superiore Sassella Riserva 2007 Rocce Rosse di Arpepe. Quindi due espressioni diverse del vitigno principe di Toscana, il Sangiovese, con il Chianti Classico Gran Selezione 2013 San Lorenzo del Castello di Ama alla n. 31 ed il Brunello di Montalcino 2013 di Castelgiocondo alla n. 35. Alla posizione n. 39 troviamo il Barolo Monvigliero 2014 del Comm. G. B. Burlotto, alla n. 42 c’è il Friulano del Collio Superiore 2016 di Russiz, alla n. 47 il Franciacorta Vintage Collection Dosage Zéro 2013 di Ca’ del Bosco, alla n. 68 ancora la Sicilia, con quello che, da anni, è uno dei vini dolci più rappresentativi d’Italia, il Passito di Pantelleria Ben Ryé 2015 di Donnafugata. E ancora, alla posizione n. 72 l’Abruzzo, con il Pecorino Don Carlino 2016 di De Fermo, seguito alla n. 76 da un altro bianco, la Vernaccia di San Gimignano 2016 di La Lastra, con il Palazzo della Torre 2014 di Allegrini alla posizione n. 78. A chiudere la presenza italiana, il Bramaterra Cascina Cottignano 2014 di Colombera & Garella alla n. 82 ed il Morellino di Scansano 2013 di Terenzi al n. 94.
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Dietrofront Ue, salvi i varietali made in Italy
Aveva fatto rumore, nei giorni scorsi, un passaggio del regolamento sul vino in stesura alla Commissione Ue, in cui si diceva che l’indicazione di origine che accompagna i vini varietali (che riportano in etichetta solo il nome di uno o più varietà di uve) non dovesse essere riferita al Paese di raccolta, ma a quello di trasformazione. Problema, essenzialmente, di interpretazione, perché la rettifica della Commissione Ue sottolinea come l’indicazione d’origine debba invece corrispondere al luogo in cui le uve sono state raccolte. Salvo il vino made in Italy, soddisfatto Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, mentre l’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, con la responsabile Vino Ruenza Santandrea, sottolinea “il lavoro di squadra del sistema Paese”.
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Focus
Il vino in Toscana, dal Medioevo a Giacomo Tachis
La storia del vino toscano, raccontata dal medievalista Giuliano Pinto, professore emerito dell’Università di Firenze, inizia dall’anno 1000, quando la viticoltura era una delle tante colture, al fianco di cerealicoltura e dell’olivicoltura. È sempre stata una costante, anche in accezione religiosa. Arriva poi la mezzadria poderale, mentre lo sviluppo demografico nella Firenze di Dante coincideva con il consumo di 250.000 ettolitri di vino complessivi all’anno. Le maggiori famiglie fiorentine del tempo investirono molto nella viticoltura, arrivando poi al podere, alla commercializzazione fuori dalla Regione e, solo secoli più tardi, alla legge per la tutela della denominazioni all’inizio degli anni Sessanta del 1900”. Il vino in Toscana si è messo alle spalle la mezzadria, ed il suo ruolo nell’economia della Regione è ormai centrale, l’ultimo passo sarà quindi il percorso verso un prodotto “di lusso”. È in questo contesto che fa la sua “comparsa” Giacomo Tachis: il suo approccio sarà cruciale nell’evoluzione del vino. Basandosi su due punti fondamentali, l’umiltà di guardare ai più bravi (la Francia) e andare oltre i disciplinari: nascono così etichette storiche che hanno fatto la storia, come il Tignanello e il Sassicaia.
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Vini Cottini
Cronaca
Il mercato enoico Usa a 71 miliardi di dollari
Mercato enoico in Usa senza freni: i dati della società di analisi del wine & spirits BW166, aggiornati ad ottobre 2018, rivelano come le vendite di vino hanno raggiunto i 71 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi, 4,3 miliardi solo ad ottobre, in crescita del 5% sullo stesso periodo del 2017. E se l’off-premise a ottobre 2018 registra un lieve calo nelle vendite in volumi, con un ricavato di 650 milioni di dollari, è la vendita diretta a volare, toccando i 3 miliardi di dollari, in crescita del 22% in 12 mesi.
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Sella e Mosca 2018
Wine & Food
L’Italia è la prima meta mondiale del turismo enogastronomico
Non l’arte, né il design, né tanto meno la moda: i turisti scelgono l’Italia come meta delle vacanze per la cucina. È quanto emerge dall’indagine Be-Italy di Ipsos per l’Enit, analizzata da WineNews, che fotografa l’Italia come meta principale dell’enoturismo. Se solo cinque anni fa gli stranieri in Italia spendevano 131 milioni di euro per la vacanza enogastronomica, nel 2017 si è arrivati a 223 milioni (+70%), con una spesa media procapite giornaliera di ben 149,9 euro. Questo tipo di vacanza è quella che cresce di più nel lungo periodo: i primi mercati di origine che generano i maggiori introiti in Italia sono Stati Uniti (45,5 milioni di euro), Uk (25,4 milioni), Austria (18,7). E il 29% della popolazione mondiale dichiara di avere pianificato un viaggio in Italia entro 5 anni.
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WineNews.tv
Le cantine cooperative italiane si raccontano da Vi.V.ite: evoluzione, successo, obiettivi futuri
Da cantine sociali a produttrici di qualità e presidi dei territori del vino, con un occhio ai mercati del mondo. Qual è il segreto del loro successo WineNews lo ha chiesto direttamente a chi le cooperative le guida: da Vi.vi.te Luca Rigotti (Mezzacorona), Bruno Trentini (Cantina di Soave), Venanzio Francescutti (Viticoltori Friulani La Delizia), Carlo Dalmonte (Caviro), Paolo Boffa (Terre del Barolo), Giovanni Greco (CVA Canicattì), Doriano Marchetti (Terre Cortesi Moncaro), Valentino Di Campli (Codice Citra).
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