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N. 2.995 - ore 17:00 - Venerdì 25 Settembre 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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L’Alto Adige del vino e della ricerca fa sistema e guarda al futuro nel segno di una ancora maggiore sostenibilità, fissando obiettivi ambiziosi e raggiungibili per i prossimi 10 anni, a partire dallo stop a concimi di sintesi e da regole comuni e condivise da tutti sulla gestione fitosanitaria dei vigneti: sono solo i più importanti punti fissati dall’Agenda Vini Alto Adige 2030, nata dalla collaborazione tra Consorzio Vini Alto Adige, con diversi centri di ricerca del territorio e le Università di Bolzano e di Vienna, che hanno messo nero su bianco la road map, per i prossimi 10 anni, di uno dei territori più importante del vino italiano. |
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Il comparto fieristico italiano è tra i più colpiti dalla crisi Covid: se il settore in un anno fattura 1 miliardo di euro direttamente (senza calcolare tutto l’indotto diretto e indiretto, che è oltre 10 volte più grande), la perdita fino ad ora, nel 2020, è del -70/-80%. Naturale, dunque, che, in questo periodo, si rincorrano voci di possibili acquisizioni, fusioni, nuovi poli aggreganti o partnership tra i principali player fieristici. “Come tutti non stiamo fermi, come tutti valutiamo ogni possibilità, e quando ci sarà qualcosa di concreto ne parleremo con gli azionisti”: parole di Maurizio Danese, presidente VeronaFiere e Aefi, l’associazione delle Fiere Italiane. Che, insieme al dg Veronafiere, Giovanni Mantovani, ha illustrato, oggi, il futuro prossimo della fiera che, oltre ad essere una delle big d’Italia, è anche la più importante sul fronte del vino, con la galassia Vinitaly. Che guarda a Marmomac e a Fiera Cavalli, nei prossimi giorni, per arrivare a Wine2Wine Exhibition (Wine2Wine Forum e Opera Wine), “che sarà il primo vero banco di prova di integrazione di un evento tra presenza fisica, che è e resterà centrale nel modo di fare affari, e strumenti digitali, che saranno comunque sempre più importanti”. Dai convegni a OperaWine del 21 novembre alla giornata aperta al pubblico, con tanto di possibilità di vendita diretta del 22 novembre, alle giornate B2b del 23 e 24, “con 300 buyer europei invitati insieme all’Ice, e altri da mercati come Usa, Giappone e Cina che potrebbero arrivare con i “Green Channel” a Verona, ed in collegamento con il mondo” il programma lo ha illustrato, nei giorni scorsi, in una intervista esclusiva a WineNews, Giovanni Mantovani. Che dopo il successo del road show in Cina dei giorni scorsi, e della grande adesione a Wine2Asia a Shenzen (9-11 novembre), organizzate con il partner locale Pacco Communication Group, spiega: “per la crescita del marchio Vinitaly, non escludo che cercheremo strategie simili in altri mercati, come il Nord America, ma non solo. A livello italiano, ci siamo già mossi, con Vpe, la nostra partecipata con Fiere di Parma. E posso già annunciare una novità: nel 2021 ci sarà una parte dedicata al wine & food che cureremo noi e Parma, negli eventi della moda di Pitti, a Firenze, con iniziative che saranno anche volano per le stesse Vinitaly e Cibus”. |
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Se l’umanità procederà nella direzione che sembra aver intrapreso, tra lo sfruttamento incosciente delle risorse del pianeta, un’alimentazione sempre meno sana e, non ultima, la definitiva perdita della convivialità e del gusto dello stare a tavola, il futuro è drammatico. Ma tutto “dipende da noi. Salvare la Terra e salvare noi stessi, mai come in questo caso, sono una cosa sola”. Lo scrive, nel suo ultimo libro, “Cibo. Una storia globale dalle origini al futuro”, una firma del calibro di Jacques Attalì, l’economista francese, consigliere speciale dell’allora Presidente della Repubblica francese François Mitterrand, primo presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, “scopritore politico” dell’attuale Presidente Emmanuel Macron. Un’analisi dettagliata, ricchissima di dati e spesso impietosa, ma che lascia intravedere una via per un futuro migliore. |
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“Vino del contadino”: fino a 10-15 anni fa, era questo il concetto di “vendita diretta” che andava per la maggiore. Concetto che poi si è evoluto, con le cantine italiane che hanno aperto le loro porte a tutti, non solo per turismo, ma anche per vendere direttamente al cliente finale le loro bottiglie, anche le più pregiate. Ora, però, la vendita diretta conquista anche il mercato dei fine wine. Ed il motivo di fondo è sempre lo stesso: certezza della provenienza e, nel caso di bottiglie che valgono centinaia, se non migliaia di euro, anche per la loro “età”, garanzie sullo stato di conservazione. Si spiega così il fatto che il 50% dei buyer indichi come il modo preferito per acquistare fine wines sia di farlo direttamente dal produttore, anche, ovviamente, per questioni di prezzo. A dirlo un’indagine del Liv-Ex, benckmark del mercato enoico secondario. Un aspetto che le cantine italiane, che vedono crescere il loro peso sulla scena dei fine wine, come raccontato in tante analisi, devono tenere in considerazione, per crescere ancora. Secondo i buyer, ancora, prezzi centrati, costi e tempi di logistica, sono i grandi temi che terranno banco in futuro, come la crescita di tecnologia e digitale, con le vendite Direct-to-consumer destinate ad aumentare, e a far crescere competizione e concorrenza. |
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Il “marketing della bellezza” ci salverà, soprattutto quando racconta una bellezza che deriva da un atto agricolo. Come quella della Valtellina, terra di grande storia e di grandi vini, e di vigneti maestosi coltivati sulle terrazze che si arrampicano sulle pendici delle montagne. Con il Consorzio Vini della Valtellina che, con la regia di Giacomo Mojoli, uno degli ideologi storici di Slow Food, il 29 settembre chiamerà a raccolta, su YouTube, visionari come gli imprenditori Oscar Farinetti e Brunello Cucinelli, e il professo Francesco Zurlo, per immaginare il futuro. |
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La stagione delle guide del vino italiano procede a piccoli passi, e arrivano ricoscimenti prestigiosi per uno dei territori più importanti del Belpaese, quello del Brunello di Montalcino, e per alcuni dei sui alfieri più importanti. Per esempio, il Brunello di Montalcino Riserva 2012 della Tenuta Greppo di Biondi Santi, “culla” del Brunello, già 100/100 per “Wine Enthusiast”, è l’unico vino con 100/100 dalla “Guida 2021” di “Doctor Wine” Daniele Cernilli. Claudio Tipa, invece, che a Montalcino possiede Poggio di Sotto, la storica La Velona e la Tenuta San Giorgio, insieme a Grattamacco, a Bolgheri, e ColleMassari, nel Montecucco, con il Gruppo ColleMassari, è il “Vignaiolo dell’Anno” della guida “I 100 migliori vini e vignaioli d’Italia”, firmata dal giornalista e caporedattore centrale del quotidiano “Corriere della Sera” Luciano Ferraro, e dal “The Wine Killer” Luca Gardini. |
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A WineNews Roberta Garibaldi, tra le massime esperte di turismo gastronomico, e tra le speaker del convegno firmato da Oiv e Nazioni Unite: “le cantine del mondo innovano, propongono cose nuove, sono sempre più luoghi dove si fanno le più diverse attività, ben oltre le degustazioni. L’estate ha dato un po’ di respiro, soprattutto al Centro Sud, dopo la primavera difficilissima del lockdown. Ma il futuro dipende molto dalla curva dei contagi” |
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