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WineNews
N. 4.236 - ore 17:00 - Martedì 10 Giugno 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Berry Bros. & Rudd apre a Washington
La Berry Bros. & Rudd (Bbr), fondata nel 1698 a Londra, è il più antico commerciante di vino e liquori della Gran Bretagna. E se l’epicentro del commercio resta a St. James’s Street n. 3, gli uffici, negli anni, sono stati aperti in tutto il mondo. Un’espansione che continua con il primo negozio in arrivo negli Stati Uniti a Washington. Un passo importante per una realtà ancora oggi gestita da membri delle famiglie Berry e Rudd e che continua a rifornire la Famiglia Reale britannica. La domanda di marchi di lusso della tradizione britannica è in aumento negli Usa che si confermano sensibili al fascino dell’aristocrazia inglese e dalla Famiglia Reale.
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Primo Piano
Le sfide del vino, quando i giovani produttori parlano dei giovani consumatori
I giovani bevono vino, ma sono intimoriti dal suo linguaggio; sono curiosi, ma cercano informazioni veritiere e facili; fanno vino e lo legano al rispetto dell’ambiente e delle persone. Soprattutto, cercano leggerezza: nella condivisione, nella consapevolezza e nella comprensione. È una questione di approccio, quindi. I problemi ci sono, e vanno affrontati, ma il metodo che scelgono di usare comprende serietà sorridente e ottimismo; non allarmismi e auto-celebrazioni. Sembra che il mondo possa tirare un sospiro di sollievo, insomma, a sentire il talk ''Il mondo del vino raccontato da chi lo farà'', promosso, ieri, da “Civiltà del bere”, a “VinoVip al Forte”, a Forte dei Marmi in Versilia. Dove, con il direttore della storica rivista Alessandro Torcoli, si sono confrontati giovani della produzione, della comunicazione e della vendita del vino italiano. Per il produttore valdostano Alessandro Rosset (Rosset Terroir), “due sono i temi caldi: la sostenibilità, ormai imprescindibile per consumatori sempre più consapevoli, e la comunicazione, per mantenere integra la loro fiducia, raccontando con onestà le proprie scelte”. Che nel caso della produttrice toscana Elena Casadei vuol dire “prendere il passato e traghettarlo nel futuro con le conoscenze che abbiamo oggi, per trovarsi qualità nel vino”. Ma avere 30 secondi per concentrare tanti contenuti davanti ad un cliente al ristorante che deve scegliere un vino da accompagnare al pasto, non è semplice: per Paolo Porfidio, head sommelier del Terrazza Gallia di Milano, a capo del progetto “Somm is the future”, “il nostro compito è quello di fare ciò che farebbe il produttore: trasmettere la sua filosofia in modo efficace ma emozionante, senza tecnicismi se con i clienti esperti, perché dobbiamo capire chi abbiamo di fronte”. E questo vale ancor più sui social, perfetti per arrivare ai non esperti, e dove autenticità e linguaggio “pop” sono fondamentali, per Ilaria Cappuccini, alias @just.saywine (169.000 followers su Instagram). Ma anche il giornalismo enogastronomico, per Francesca Luna Noce, non è in crisi di contenuti ''perché gli approfondimenti non sono mai nemici dell’accessibilità''. E da Nicola Biasi ad Anna Balbinot (Le Manzane) e Riccardo Pasqua, i giovani produttori “alternativi” hanno testimoniato come tutto questo lo stanno già facendo.
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SMS
Cantine e social, Instagram il più utilizzato
Il più utilizzato è Instagram, seguito da Facebook, che mantiene la propria presenza, anche se viene reputato meno efficace e - mentre WhatsApp e Google My Business si consolidano come strumenti di comunicazione diretta - X (ex Twitter) viene ormai considerato in declino e progressivamente sempre più abbandonato. TikTok mostra ampio potenziale di crescita ma ancora fatica ad affermarsi, visto anche il pubblico molto giovane, con LinkedIn che resta il canale di riferimento per le relazioni aziendali e YouTube che è poco sfruttato e perciò ha ancora un valore marginale. Sono alcune delle conclusioni di “Enodata” 2025 sui social media, uno studio catalano sull’utilizzo delle principali piattaforme social in relazione alle cantine vinicole della Catalogna, realizzato con il supporto dell’Incavi - Institut Català de la Vinya i el Vi.
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Focus
La Doc Garda vuole essere una denominazione “contemporanea”
Nei primi 5 mesi 2025, la denominazione che si estende su un territorio collinare tra Lombardia e Veneto, affacciato sul lago più grande d’Italia, tra Brescia, Mantova e Verona, ha registrato +10% di vendite e potrebbe superare 22 milioni di bottiglie: è la Doc Garda, che ha posto le basi per una collaborazione con vari canali distributivi di Italia, Germania e Uk, i mercati esteri più importanti - dove operano realtà come Mack & Schühle, Liberty Wines, Esselunga e Consorzio Distributori Alimentari (Cda) - da “Garda Stories” a Lazise, l’appuntamento annuale promosso dal Consorzio, guidato da Paolo Fiorini. Che ha fotografato una denominazione “contemporanea”, che per le sue caratteristiche - territorio vocato molto ampio su cui insistono diverse altre denominazioni anche molto rinomate - fonda la sua distintività principalmente sul Lago di Garda e sul suo appeal turistico, unitamente alla facilità di pronuncia del nome, più che su un’identità enologica stringente: cosa che potrebbe essere letta anche come una criticità, come emerso dal confronto tra gli esperti. Ma la cui contemporaneità sta anche nella valutazione positiva che, sempre in questi giorni, il Comitato Tecnico Vini ha dato alla modifica del disciplinare per la riduzione “naturale” - in vigneto - del titolo alcolometrico minimo (da 10,5% a 9% vol.) della Garganega.
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Cronaca
A Luigi Moio il “Premio Pino Khail” 2025
Vice presidente Oiv-Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, l’“Onu del vino”, professore di Enologia all’Università di Napoli Federico II, tra le voci più autorevoli del settore (con cui anche WineNews si confronta spesso, traendo spunto dalle tesi di un amico, raffinato cultore dell’enologia mondiale, ndr), e produttore con Quintodecimo, in Irpinia, insieme alla moglie Laura Di Marzio: va a Luigi Moio il “Premio Pino Khail” 2025 per la valorizzazione del vino italiano, dedicato al fondatore di “Civiltà del Bere”.
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Wine & Food
Vignaioli e apicoltori uniti per la biodiversità: i vigneti sradicati “riserve” per le api
Non tutto il male vien per nuocere: a Bordeaux i vigneti che sono stati sradicati diventano preziose “riserve” per le api, specie che negli ultimi anni sta affrontando una grave moria, dovuta sia a fattori ambientali e climatici, sia all’impatto delle sostanze chimiche utilizzate in agricoltura. Grazie alla partnership tra la filiale di Bordeaux di Terra Vitis (rete di viticoltori sostenibili) e Adana, associazione per la protezione dell’apicoltura della Nuova Aquitania, sia i terreni che ospitavano vigneti sradicati, sia quelli confinanti con vigneti esistenti, sono stati piantati con specie vegetali - dal grano saraceno all’erba medica, dal trifoglio al girasole, dalla lupinella al sorgo - che fioriscono tutto l’anno, così da permettere alle api di bottinare indisturbate. Agli apicoltori della zona è stato infatti chiesto di portare i propri alveari nei pressi di questi terreni.
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WineNews.tv
Fine wines, a guidare gli acquisti meno investimenti e più passione: come leggere il trend?
I fine wines negli anni sono diventati anche prodotto di investimento, ma secondo gli indici Liv-Ex ultimamente c’è meno ritorno economico e sarebbero gli appassionati ad essere tornati ad acquistare grandi vini, più che gli speculatori. Ma è un bene? Parola a Bernardino Sani (Argiano), Albiera Antinori (Marchesi Antinori), Priscilla Incisa della Rocchetta (Sassicaia), Roberta Ceretto (Ceretto), Marco Dal Forno (Dal Forno), Lamberto Frescobaldi (Frescobaldi Wines), Giovanni Manetti (Fontodi), Giampiero Bertolini (Biondi-Santi) e Luca Roagna (Roagna).
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