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N. 3.545 - ore 17:00 - Giovedì 10 Novembre 2022 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Si arrampica fino alla seconda posizione, ad un passo dalla vetta, che verrà svelata domani, della “Top 100” di “Wine Spectator”, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Fattoria dei Barbi, storica griffe del territorio, che produce Brunello sin dal 1892, e tra le 25 cantine che, nel 1967, hanno dato vita alla Doc. Un bel segnale, per quello che “è ormai senza grossi dubbi il miglior vino d’Italia”, commenta, a WineNews, Stefano Cinelli Colombini, alla guida di Fattoria dei Barbi. Domani il “Wine of the Year”. Per il Belpaese in top ten anche il Tignanello 2019 di Antinori, alla posizione n. 5, e il Saffredi 2019 di Fattoria Le Pupille alla n. 8. |
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Nel breve periodo, dal 15 ottobre al 6 novembre, la parola “sostenibilità” compare nell’archivio del “Corriere della Sera”, il principale quotidiano italiano, in 270 articoli. Questo è solo uno degli indicatori della “sovraesposizione” a cui è soggetto tutto quanto, a torto o a ragione, vero o falso, viene raccontato sul tema. Un tema che interessa da vicino il settore vitivinicolo che, nell’agroalimentare, è il più avanti quanto a protocolli di sostenibilità. Dalla sovraesposizione all’indifferenza (dei consumatori), però, il passo è breve. Tema caldo che, a Wine2Wine, a Veronafiere, è stato affrontato, in due incontri, entrambi con titoli significativi. “Sostenibilità è la nuova parola chiave del Belpaese che ha preso il posto di “resilienza” - ha sottolineato Giulio Somma, direttore del “Corriere Vinicolo” - che ha moderato l’incontro organizzato da Unione Italiana Vini (Uiv) - l’insostenibile comunicazione della sostenibilità”. Un carro su cui ci sono già molte aziende virtuose che hanno cominciato “per tempo” e sono già certificate. “La sostenibilità è senz’altro una strada fondamentale per il vino italiano, ma a patto che non vi siano compromessi - ha sottolineato Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv - perchè a sostenibilità è oggetto di “greenwashing”. Noi vogliamo preservare il vino italiano da questa pericolosa deriva: per Unione Italiana Vini la sostenibilità ha un senso solo se è misurabile, e il mondo del vino vuole dare risposte, non vendere un ecologismo di facciata, sarebbe un boomerang clamoroso. Ora, con la norma unica nazionale, il settore ha un’occasione unica per dare una risposta seria e, sin dalla prossima vendemmia, certificare i propri vini anche con un marchio di riconoscimento, sul modello neozelandese”. Il riferimento è Equalitas, che nel 2017 contava 9 aziende certificate, che saranno 200 entro fine 2022, e altre 260 sono in corso di certificazione. Ma la sostenibilità, ormai argomento onnipresente quando si parla di vino, inizia a perdere di interesse per i lettori, e quindi per i consumatori, se non raccontata bene, e valorizzata con qualcosa di unico. Come spiegato da Roberta Sciarrino del magazine Usa “VinePair” (in approfondimento). |
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Lo scenario economico mondiale è preoccupante, e richiede, anche nel vino, risposte immediate. Ma in un settore che vive anche di cicli produttivi lunghi, il rischio è di prendere misure sbagliate. Cosa da evitare, soprattutto in un contesto in cui, al netto di previsioni realisticamente negative (come quelle dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini - Uiv & Vinitaly, che per il 2023 prevedono un calo del -16% dei fatturati), il mercato resta positivo, come predicano le Cooperative, responsabili di oltre la metà della produzione del vino italiano. Con Luca Rigotti, la “guida” del vino di Alleanza Cooperative e ai vertici della trentina Mezzacorona, che sottolinea: “aspettiamo la chiusura della campagna vendemmiale e ragioniamo su dati consolidati, evitando di intraprendere in maniera affrettata strade e misure che rischierebbero di non essere risolutive, anzi, controproducenti”. |
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“Io sono affascinato dalla terra, perché vengo dalla terra e ho vissuto nella terra. E vi racconto questo: ieri c’erano dei campi arati che emanavamo un profumo affascinante, e ho detto alla mia nipotina che saremmo andati a fare una corsa sulle zolle, perché è troppo facile correre dove è pulito e quando sei in equilibrio. È questo attaccamento alla terra che mi ha spinto a produrre vino. Ho iniziato con un amico che lavorava con me, poche bottiglie: lo assaggiammo ed era buono, anche se non ci credevo. Perché io provengo dalla cultura contadina del mio babbo, che faceva il vino quasi più cattivo al mondo. Ma quando ho portato il nostro vino in tavola, tutta la mia famiglia si è accorta che qualcosa era cambiato”. Inizia così il racconto di Brunello Cucinelli, imprenditore “illuminato” e “re del cashmere”, nella presentazione del Rosso del Castello di Solomeo, ieri sera, in una “cena autunnale”, o “della gratitudine” come l’ha definita lui stesso, della quale WineNews è stata ospite all’Istituto dei Ciechi di Milano, dedicata al primo vino nato nella bellissima vigna di Solomeo, un blend bordolese da uve Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese, annata 2018, prodotto in 9.000 bottiglie con l’enologo Riccardo Cotarella, e all’olio della nuova stagione che, invece, lo stilista firma già da tempo. |
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Io calo dei consumi globali di vino rosso, da qualche anno, ha messo in seria difficoltà diversi territori del vino di Francia. Che, pur venendo da annate ben poco generose, si ritrovano cantine piene e mercati in calo. Nella Costa del Rodano, ad esempio, la raccolta 2022 è stata superiore del 5% a quella del 2021, ma le vendite di vino sfuso, nella campagna 2021/2022, hanno subito un calo del 3%. La soluzione? L’espianto definitivo dei vigneti e la distillazione di crisi, ma anche il reimpianto di varietà a bacca bianca (in approfondimento). |
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La fascia dei consumatori under 25, che rappresenta il futuro del vino, inizia ad affacciarsi sul panorama enologico made in Italy. 8 giovani viticoltori su 10 già riscontrano, infatti, la presenza della “GenZ” tra i propri clienti, interessati ad un’esperienza integrata fra contatto digitale e personale, sensibili alle tematiche ambientali, e ben preparati. Lo rivela un sondaggio di Agivi - l’associazione dei giovani dell’Unione Italiana Vini (Uiv). Se l’impatto dei rivenditori e-commerce è buono o elevato per 7 giovani viticoltori su 10, la quasi totalità (92%) ritiene che non sia sufficiente per fidelizzare questi consumatori. L’offerta di un’esperienza integrata e le visite in cantina sono al primo posto (49%) tra le strategie da affiancare al digitale, seguite dalla necessità di offrire un contatto personale, vis à vis (27%) e dall’utilizzo di forme di comunicazione e di intrattenimento efficaci (14%). |
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A WineNews uno degli imprenditori più illuminati del nostro tempo, firma dell’alta moda, già produttore di olio, ed ora di vino, a Solomeo. “Vengo dalla cultura della terra. Tutto deriva dalla terra, che va utilizzata, non consumata. La sostenibilità è climatica, economica, ma anche culturale, spirituale e morale. Serve un “nuovo Umanesimo”, anche applicato alla tecnologia, che è un dono del Creato, ma, se usata male, ci ruba l’anima. Oggi dobbiamo lavorare per ridare dignità a certi lavori, e formare gli artigiani dei prossimi 30 anni”.
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