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WineNews
N. 3.826 - ore 17:00 - Venerdì 3 Novembre 2023 - Tiratura: 31.192 enonauti,
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La News
L’export mondiale di vino cresce a valore
Inutile ripetere che il 2023 sarà ricordato come uno degli anni più difficili per il mondo del vino. Però ci sono alcuni dati che mostrano come non tutto sia da buttare. Per l’Observatorio Espanol del Mercado del Vino (Oemv) è vero che il commercio mondiale è calato nell’ultimo anno (giugno 2022-giugno 2023) del 4,7% a volume (10.269 milioni di litri), ma, allo stesso tempo, è cresciuto a valore (+3,6%) portandosi a 37,6 miliardi di euro, discostandosi leggermente dai dati Istat negativi, letti da WineNews. L’Italia è diventata primo esportatore al mondo (2.175 milioni di litri), e registra un incoraggiante +3,4% a valore pari a 7,8 miliardi di euro (+256,4 milioni).  
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Primo Piano
Se il successo del vino è sempre più legato a quello che c’è “fuori dalla bottiglia”
Meno focus sui punteggi e più racconto del territorio: meno occhi e palato dentro la bottiglia (al netto di una qualità del vino che ormai è un requisito base) e più aperti a vedere e raccontare il “fuori bottiglia”, con tutto quello che l’Italia del vino ha da offrire, in termini di bellezza e di paesaggi e storie plasmate da uomini, artigiani, imprenditori e non solo, che, nel tempo, hanno intrecciato la produzione di vino ad arte, ricerca, storia e così via. Messaggio che sarà al centro del Forum “Tra nuovi trend e rivoluzioni di mercato”, di scena a Verona, domani 4 novembre, firmato dal Consorzio della Doc delle Venezie, guidato da Albino Armani, che tutela e valorizza una delle denominazioni più importanti del vino italiano, incardinata sul Pinot Grigio, di cui rappresenta l’85% della produzione a livello italiano, il 43% del vigneto mondiale dedicato a questa varietà (26.000 ettari tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), e una quota export del 95%, di cui il 44% in Usa e Canada, il 27% in Uk ed il 10% in Germania. Un vino con il vento in poppa (+10% di imbottigliamenti a settembre 2023, a 1,1 milioni di ettolitri), che non può non guardare ai trend di mercato, come i vini “no e low alcol” e stili di vita sempre più attenti alla salute, secondo Sandro Sartor, alla guida di Ruffino (Constellation Brands) e “Wine in Moderation”. A partire proprio dagli Usa, dove 1 bottiglia di Pinot Grigio su 5 è made in Italy, ma i consumatori moderano i consumi e ampliano il repertorio di bevande, spiega Lulie Halstead, founder Wine Intelligence. La chiave per distinguersi per il Pinot Grigio italiano, che ha tutte le caratteristiche dei vini che vanno per la maggiore (approccio friendly, semplicità di beva, gradazione alcolica contenuta e freschezza), secondo Kristi Paris, head of global partnership in Vivino, è esaltare la sua territorialità, raccontando i luoghi dove nasce, per conquistare soprattutto i più giovani, meno influenzati da critica e punteggi, come dice David Gluzman, ceo Wine Folly. A confrontarsi, tra gli altri, Luca Rigotti, alla guida del Gruppo Mezzacorona e del Settore Vitivinicolo di Alleanza delle Cooperative e del Copa-Cogeca, l’europarlamentare Herbert Dorfmann, Francesco Liantonio, presidente Triveneta Certificazioni, Riccardo Velasco, direttore Crea, e Felicity Carter, co-founder “Business of Drinks”.
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AI e viticoltura del futuro
L’intelligenza artificiale, o AI, è oggi sulla bocca di tutti. L’AI esiste da anni, ma è lo choc provocato all’inizio 2023 dal rilascio di ChatGPT, il chatbot di “intelligenza generativa” di OpenAI, ad aver indotto la consapevolezza collettiva che siamo di fronte a una svolta epocale. Un impatto che ha già coinvolto e coinvolgerà anche il settore vitivinicolo, in particolare nello sviluppo sostenibile della filiera. Se ne è parlato al focus “Verona Wine Web” n. 4, di scena, nei giorni scorsi, a La Collina dei Ciliegi a Erbin in Valpantena (Verona), in cui, in un susseguirsi di talk, si sono alternati imprenditori che, con tecnologie e AI, hanno a che fare da anni quotidianamente. L’appuntamento è stato organizzato da Massimo Gianolli, presidente dell’azienda vitivinicola veronese, e da Legalmondo, network di avvocati presente in 60 Paesi.
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Focus
“The World’s Most Expensive Wines” by Wine-Searcher
Non come in passato, ma il mercato dei fine wines è in salute e sembra fare storia a sé in un 2023 complicato per il vino. Domina ancora la Borgogna, con il Riesling di Egon Müller, unico vino con il Barbeito Vintage Terrantez ad interrompere la supremazia francese, nella Top 10 dell’aggiornamento della classifica “The World’s Most Expensive Wines” by Wine-Searcher, che monitora i listini prezzi di enoteche e wine shop del mondo. Domaine Leroy Musigny Grand si conferma al vertice con 44,166 dollari a bottiglia, in cima ad un podio con Leroy Domaine d’Auvenay Chevalier-Montrachet Grand Cru (24.696 dollari) e Domaine de la Romanée-Conti Romanée-Conti Grand Cru (24.401 dollari). Distanti, ma con quotazioni in salita, per i vini italiani spicca in testa l’Amarone della Valpolicella Selezione di Giuseppe Quintarelli (1.429 dollari), seguito sul podio dal Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno (1.352 euro) e dal Brunello di Montalcino Riserva Case Basse di Gianfranco Soldera (1.061 euro). Quindi, Barbaresco Crichet Paje di Roagna (1.049 euro), Barolo Riserva di Giacomo Conterno (1.002 euro), Masseto (991 euro), Barolo Otin Fiorin-Piè Franco di Cappellano (936 euro), Barolo Bartolo Mascarello (811 euro), l’Igt 100% Sangiovese di Soldera (795 euro) e Barolo Le Rocche di Castiglion Falletto di Bruno Giacosa (663 euro). 
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Fiera Vini Piacenza
Cronaca
“Fiera dei Vini”, a Piacenza
Da Zymè a Gianfranco Fino Viticoltore, da Fenech a Maculan, da Eugenio Collavini a Vigneti Villabella, da Bulichella a UvaMatris, da Boasso a Gigante, sono solo alcune cantine che saranno protagoniste della “Fiera dei Vini”, edizione n. 1, appuntamento dedicato a wine lovers ed operatori horeca, di scena a Piacenza Expo dal 18 al 20 novembre. Sono già oltre 200 le cantine italiane ed estere, con una partecipazione importante di biologiche. “Piacenza è in fermento e si sta preparando” spiega la manager della Fiera Alessandra Bottani. 
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Wine & Food
Vinous raddoppia: dopo la “Festa del Barolo”, “Vinous Icons” con tanta Italia a New York
Da Antinori a Biondi Santi, da Terlano a Dal Forno, da Produttori del Barbaresco a Vietti, da Il Marroneto a Tasca d’Almerita, da Ornellaia a Le Macchiole, da Tenuta Luce a Fontodi, da Poliziano a Castello di Ama, da Passopisciaro a Castellare di Castellina, e ancora Chiara Condello, Canalicchio di Sopra, Il Carnasciale, Montepeloso ed Elena Fucci: ecco le “icone italiane del vino”, selezionate dal celebre critico Antonio Galloni, alla guida di “Vinous”, per “Vinous Icons” n. 1, di scena l’1-2 marzo a New York, insieme ai grandi nomi del vino di tutto il mondo, dal Cile alla Cina, passando per la Francia, senza dimenticare gli Usa, “padroni di casa”. Debutta così un nuovo evento firmato dal gruppo di Galloni, che arriverà dopo un grande classico: la “Festa del Barolo”, edizione 2024, che sarà di scena, sempre a New York, dal 31 gennaio al 3 febbraio.
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Castello del Terriccio
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Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
WineNews.tv
Gianni Moriani: “il vino resta un “mediatore sociale” e criminalizzarlo è un fallimento”
“Il consumo di vino sta cambiando: le vecchie generazioni che bevevano a tavola stanno uscendo, e le nuove bevono occasionalmente e nei locali, ormai unico luogo di incontro, in molti dei quali non c’è cucina e si prediligono vini più leggeri come le bollicine. Ma il vino resta un “mediatore sociale”, per questo criminalizzarlo, quando si parla di consumo di alcolici, è un fallimento: la strada è riaffermare la funzione sociale del bere insieme vini di qualità responsabilmente, per convivere”. A WineNews, lo storico della cucina Gianni Moriani.
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