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WineNews
N. 4.038 - ore 17:00 - Lunedì 2 Settembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Il vino italiano nell’America’s Cup
Con il gruppo Lvmh, che riunisce, oltre a brand di primo livello in svariati settori, numerose Maison d’eccellenza dei fine wines tra cui Moët-Chandon, bollicina ufficiale dell’edizione n. 37 del più antico trofeo sportivo internazionale e della più prestigiosa gara velistica al mondo, l’America’s Cup, il vino conquista anche i mari. In queste ore, a Barcellona, la Louis Vuitton Cup, preliminare all’America’s Cup, è nel vivo e continuerà fino al 21 di ottobre, coinvolgendo l’intero globo. Brindisi italiani, però, con Luna Rossa Prada Pirelli ed il suo partner ufficiale, Ferrari Trento, e con Alinghi Red Bull Racing, il cui “Official Wine Supplier” è ColleMassari.
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Primo Piano
La case history di Bolgheri, terra enoica di libertà, sperimentazione e successo 
I suoi vini sono tra i più quotati nelle aste e scambiati nel mercato secondario del Liv-Ex, bottiglie di culto per collezionisti, anche da investimento. Dal Sassicaia di Tenuta San Guido, al Masseto e Ornellaia delle Tenute del Gruppo Frescobaldi, dal Guado al Tasso di Antinori, al Messorio e Paleo de Le Macchiole, dall’Argentiera di Tenuta Argentiera, al Ca’ Marcanda di Gaja ed al Grattamacco del Gruppo ColleMassari, sono stabilmente tra i 1.000 fine wines più ricercati al mondo, per Wine-Searcher, ed hanno contribuito all’immagine e al valore di tutta la denominazione ed a farne uno dei grandi territori del vino mondiale. Il valore delle sue vigne cresce e, da stime WineNews, per un ettaro si arriva ormai quasi ad 1 milione di euro. Stiamo parlando di Bolgheri, terra enoica di libertà e sperimentazione, incardinata sulle grandi varietà bordolesi, e della sua case history di successo. Bolgheri, che ha dei “padri fondatori” riconosciuti, ovvero Nicolò Incisa della Rocchetta, Lodovico Antinori, Piero Antinori, Pier Mario Meletti Cavallari, Eugenio Campolmi e Michele Satta, che creando, quasi dal nulla, grandi aziende hanno acceso la scintilla di un territorio che ha dato impulso al “rinascimento” del vino italiano, coltivato, poi, dal lavoro di tanti produttori “autoctoni” (come, tra gli altri, Federico Zileri dal Verme, a capo di Castello di Bolgheri, e a lungo del Consorzio dei Vini di Bolgheri). Ma sul quale, negli anni, hanno investito anche tanti altri imprenditori, del vino e non solo - dal chiantigiano Giovanni Folonari all’argentino Alejandro Pedro Bulgheroni, con Tenuta Meraviglia e Tenuta Le Colonne, dall’imprenditore Antonio Capaldo, con Campo alle Comete, alla famiglia tedesca Knauf, con Campo alla Sughera, dalla chiantigiana San Felice, con Bell’Aia, a Podere Prospero della famiglia veneta Zenato, ottimi produttori in Valpolicella, o al recente acquisto della Fabio Motta della famiglia Beretta, per citarne solo alcuni - conquistati da questo piccolo, ma grande, enclave vinicolo tra le colline dell’Alta Maremma ed il Mar Tirreno, segnato indelebilmente dal celebre Viale dei Cipressi, voluto dalla storica famiglia dei Della Gherardesca (che oggi vede anche Gaddo della Gherardesca, in prima linea, oltre che come testimonial del territorio, anche come produttore, in partnership con Prosit).
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La Sardegna tra le “Blue Zone” del mondo
Ci sono luoghi nel mondo in cui le persone vivono più a lungo e in modo più sano: sono le cosiddette “Blue Zone”, e, tra queste, c’è la Sardegna, “isola della longevità” e “terra di centenari”, grazie alla qualità della vita, di cui la buona tavola, fatta di ingredienti genuini e sane abitudini alimentari, è una componente fondamentale, e che qui vuol Dieta Mediterranea e prodotti come pane, pasta, olio, vino e non solo. Ed è qui che, oggi e domani, nella Piazzetta della Marina di Porto Cervo, il Consorzio Costa Smeralda ha promosso l’originale “Longevity Fest” per svelare i segreti per vivere più a lungo e in salute. Ma, dove, premia anche Giulio Rapetti Mogol, il “poeta della musica”, con il “Longevity Award” n. 1, dedicato ad una personalità con una longevità non solo anagrafica ma anche artistica.
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Focus
Bolgheri racconta le sue ultime annate nel Viale dei Cipressi
Monumento nazionale italiano, simbolo del territorio di Bolgheri, voluto nell’Ottocento dal Conte Guido Alberto della Gherardesca, e reso immortale dai versi del poeta Premio Nobel per la Letteratura Giosuè Carducci, nella poesia “Davanti San Guido”, è nel Viale dei Cipressi più famoso al mondo che, il 4 settembre, si rinnova il rito dei produttori del Consorzio dei Vini Doc Bolgheri e Doc Bolgheri Sassicaia di riunirsi nella scenografica “Cena dei Mille” (strettamente su invito personale dei viticoltori soci, per 1.200 ospiti e una tavolata di oltre 1 km, con il patrocinio di Ministero dell’Agricoltura e Regione Toscana, l’ideazione di Scaramuzzi Team, il menu della Guido Guidi di Firenze e le scenografiche sculture di Andrea Roggi). L’occasione è “Bolgheri DiVino” 2024, l’evento che, quest’anno, celebra l’anniversario n. 30 della Denominazione e presenta le ultime annate dei Bolgheri Superiore 2021 e il Bolgheri Rosso 2022, aspettando, in settembre l’uscita dei primi esemplari dell’annata 2023. “Questo bellissimo evento - spiega Albiera Antinori, alla guida del Consorzio - oltre alla qualità dei nostri vini, sintetizza la coesione e l’unità di intenti dei produttori, in uno spirito di squadra che ha portato questo piccolo territorio a primeggiare a livello globale insieme alle più importanti aree vocate del mondo”.
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Roma Doc
Cronaca
“Vinitaly and the City”, buona la prima
Buona la prima. Tra i vini, del territorio in primis, i wine lovers (6.000 solo in apertura, ndr) e la cultura del buon bere, con il racconto del legame che ha con la nostra civiltà, è calato il sipario su “Vinitaly and the City - Calabria in wine” al Parco Archeologico di Sibari, che, per la prima volta, ha esportato il fuorisalone di Veronafiere, da Verona in Calabria, prima Regione ad ospitarne il nuovo format itinerante. Confermando il vino come “medium” per raccontare i territori, per i legami che ha con la loro storia,  cultura, natura e le loro comunità.
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Wine & Food
Peste suina africana, arriva l’ordinanza per contrastare il virus: allevatori in crisi
In Italia c’è un problema che sta colpendo, in alcune zone del Belpaese, animali come maiali e cinghiali, ma che ha anche rilevanti conseguenze per gli allevatori che vedono a rischio la propria sopravvivenza. La peste suina africana è un fenomeno reale con i focolai che si sono accesi nel Nord Italia e in particolare in tre regioni, Lombardia in primis, ma anche Piemonte ed Emilia-Romagna. Si tratta di un virus che non è pericoloso per l’uomo, ma che ha una forte circolazione negli allevamenti. Il Commissario straordinario alla Peste suina africana, Giovanni Filippini, ha quindi deciso di attuare misure più drastiche per contrastare la diffusione dell’infezione del virus negli allevamenti delle regioni interessate, con una serie di misure messe nero su bianco in un’ordinanza, già pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (in approfondimento).
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Castello del Terriccio
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Masottina
Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
Bosca
WineNews.tv
Ma se i vitigni autoctoni italiani diventassero un giorno le varietà internazionali più diffuse?
Non di soli autoctoni vive l’Italia: siamo il Paese dei grandi vitigni indigeni, ma dove anche le varietà internazionali hanno trovato massima espressione, facendo la fortuna dei territori, grazie alle intuizioni dei produttori. Ma una domanda, provocatoria, sorge spontanea: se gli autoctoni italiani diventassero le varietà internazionali più diffuse, l’Italia perderebbe la sua esclusiva o sarebbe un nuovo trampolino di lancio per la nostra enologia? WineNews lo ha chiesto al Master of Wine Andrea Lonardi, e all’agronomo Giovanni Bigot, ideatore dell’Indice Bigot (ph: Apt Garda Trentino).
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