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N. 3.446 - ore 17:00 - Mercoledì 22 Luglio 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Varietà resistenti: per alcuni sono difficili, se non impossibili, da far irrompere in maniera massiccia sulla scena del vino italiano, che fino ad oggi ha puntato in maniera massiccia e convinta su vitigni autoctoni e di antica coltivazione. Per altri, invece, rappresentano il futuro, in termini di sostenibilità, ma anche di qualità, della viticoltura e dell’enologia. E ora prende forma e sostanza la rete di imprese Resistenti Nicola Biasi, fatta da sei aziende agricole Albafiorita, Ca’ da Roman, Colle Regina, Poggio Pagnan, Della Casa e Vin de la Neu) in sei territori diversi tra Friuli, Veneto e Trentino, guidate da Nicola Biasi, enologo e produttore. |
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Più di un italiano su due beve vini, anche se ne beve meno che in passato. Sono quasi 30 milioni gli italiani che consumano il nettare di Bacco il 55% della popolazione adulta italiana, il 66% tra i maschi e il 44% tra le femmine. Lo rileva l’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini (Uiv), che ha elaborato gli ultimi, inediti, dati Istat sui consumi di alcolici nel Belpaese nel 2021. Secondo l’analisi Uiv, negli ultimi 10 anni, la numerosità dei consumatori (oltre 29 milioni) è leggermente cresciuta (+2,3%, +9% per le femmine), mentre i maggiori cambiamenti si registrano nelle abitudini dei cluster demografici che li compongono. A sorpresa, rispetto al 2011, perdono poco in numerosità i giovani compresi tra i 18 e i 34 anni (-2,9%, ma in lieve crescita negli ultimi 5 anni), mentre la contrazione più rilevante riguarda la fascia 35-44 anni (-23%). Ad incrementare sono le fasce di età più mature: +11,4% dai 55 ai 64 anni e +19,3% dai 65 anni in su. In diminuzione, inoltre, il dato sui consumatori quotidiani che, nel decennio, passano da 14,9 milioni a 12,4 milioni (-16,8%), con un crollo del 31,3% per chi beve più di mezzo litro al giorno. “Rispetto a trent’anni fa - ha detto il presidente di Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi - quando il vino era una sorta di companatico, si è evoluto moltissimo il rapporto con i consumatori. Oggi in Italia il vino, che definire moda risulta riduttivo, è uno status culturale; conoscerlo vuol dire essere una persona interessata, culturalmente preparata e curiosa. Perché ad attrarre non è solo il prodotto ma anche ciò che ci sta dietro: il territorio, le storie, il contesto sociale; un approccio moderato che non ha nulla a che fare con lo sballo. Per questo riteniamo sbagliato che la Commissione Europea, nei suoi programmi di prevenzione, accomuni il vino con altre bevande utilizzate per i consumi compulsivi”. Tra le regioni, è l’Umbria che vanta la maggiore quota di consumatori rispetto alla popolazione (62%), seguita dalle Marche (60%) e, a pari merito con il 59%, Veneto, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta. A seguire, le due regioni rossiste per eccellenza, Toscana e Piemonte, con il 58%, mentre in coda ci sono le Isole: Sardegna (48%) e Sicilia (45%). Con quasi il 20% dei consumatori, la Lombardia è in testa alla ripartizione dei consumatori per regione, seguita dal Lazio (10%) e dal Veneto (9%).
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Cambio al vertice di Federdoc: dopo 24 anni di Ricci Curbastro, che ha guidato la Federazione dei Consorzi del vino italiano attraverso cambiamenti epocali per il settore (in approfondimento) e per i consorzi stessi, arriverà (stando ai rumors WineNews) Giangiacomo Bonaldi, già vicepresidente del Consorzio del Prosecco Doc, e membro del cda di Federdoc eletto oggi, all’unanimità, di cui fanno parte Andrea Ferrero, Filippo Mobrici, Massimo Marasso, Riccardo Ricci Curbastro, Fabio Zenato, Elvira Bortolomiol, Christian Marchesini, Paolo Fiorini, Franco Cristoforetti, Paolo Corso, Ruenza Santandrea, Claudio Biondi, Giovanni Busi, Francesco Colpizzi, Andrea Rossi, Elisa Fanti , Vittorio Carone, Alberto Mazzoni, Valentino Di Campli, Leone Massimo Zandotti, Francesco Liantonio, Libero Rillo e Antonio Rallo. |
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Sempre più spesso, con lungimiranza, in grandi territori del vino, per promuoversi e raccontarsi, puntano sulla sinergia con le loro eccellenze agricole, alimentari e della ristorazione ed hotellerie. E ora lo fa anche uno delle zone nobili del vino veneto, la Valpantena, con l’iniziativa di alcune delle più importanti realtà imprenditoriali del territorio. Nasce così “Rete Valpantena”, il network di valorizzazione e promozione delle produzioni agroalimentari e dell’offerta enogastronomica di un territorio identitario, altamente vocato alla qualità in tutte le sue espressioni (e tra le “sottozone” più importanti della Valpolicella, territorio in cui il vino, Amarone in testa, muove un giro d’affari di oltre 500 milioni di euro, e che sarà raccontato nei prossimi giorni da un video di WineNews, ndr) e che vede ai nastri di partenza la collaborazione tra Agricola Pernigo, Angelini Wines & Estates (che nel territorio possiede Bertani, uno dei nomi storici del territorio), Costa Arente (delle Tenute del Leone Alato del Gruppo Genagricola), La Collina dei Ciliegi e Ca’ del Moro Wine Retreat, Ripa della Volta e il Ristorante La Cru con Villa Balis Crema (realtà che, insieme, nel 2021, hanno sviluppato un fatturato di oltre 16 milioni di euro). |
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La conferma della passione per la cucina italiana nel mondo arriva da Dubai, la “città del futuro” che, con oltre 7 milioni di visitatori nel 2021 della ripartenza (+32%), aspira a diventare la meta più visitata del pianeta, anche grazie ad un’offerta ristorativa in cui l’Italia “brilla” con ben 3 nuovi ristoranti stellati su 11 nella prima “Guida Michelin di Dubai e Dubai Selection 2022”, svelata ieri. E che non ha assegnato le tre stelle, ma subito due a Il Ristorante-Niko Romito e una stella al Torno Subito di Massimo Bottura e all’Armani Ristorante. |
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La sostenibilità, ambientale ed economica, delle aziende del vino, passa dalla vigna e dalla cantina, in primis. Ma sempre più importante sarà anche la logistica, e i tempi che stiamo vivendo, tra costi di trasporti e materie prime alle stelle, lo rendono quanto mai palese. Un quadro che rende ancora più importante l’investimento da 10 milioni di euro di Tenute del Cerro, di Unipol Gruppo, che ha inaugurato, nei giorni scorsi, la nuova cantina Le Cerraia, a Montepulciano, terra di Vino Nobile. Che sarà un vero e proprio hub dedicato ad imbottigliamento, etichettatura, affinamento e stoccaggio del vino dell’intera produzione di Tenute del Cerro (tra Montepulciano, Montalcino, Val di Cornia e Montefalco, per fermarci al vino), realtà che mette insieme 4.500 ettari di terreno di proprietà, di cui quasi 350 vitati, ed una produzione complessiva di 1,5 milioni di bottiglie. |
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Le riflessioni dei vertici (tutti al femminile) di cantine come Conte Vistarino, Travaglino, Frecciarossa, Cordero San Giorgio e Mazzolino, raccolti a “Talk ’n’ toast” - Conversazioni sul Pinot Nero”, evento voluto dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. Alla ricerca della “via italiana” al Pinot Nero, in un territorio storico del vino italiano, ma mai abbastanza valorizzato, per tante vicissitudini, e che guarda al domani imparando anche dagli errori del passato.
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