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WineNews
N. 2.600 - ore 17:00 - Venerdì 22 Febbraio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Simonit & Sirch contro il mal dell’esca
Il mal dell’esca è la più grave e diffusa malattia che colpisce le vigne di tutto il mondo, specie quelle europee. Per contrastarla, nel 2016, Simonit & Sirch, i “preparatori d’uva” che hanno insegnato a potare i più grandi vigneron del mondo, comprese griffe di Francia come Château d’Yquem, Château Latour, Louis Roederer e Moët & Chandon, avevano scommesso sulla “dendrochirurgia”, riscoperta, come spiegarono allora, da ricerche bibliografiche, e riportata ai giorni nostri. E che oggi sarà al centro dei corsi di I livello della Scuola Italiana di Potatura della Vite, in programma fra marzo ed aprile in Toscana, Franciacorta e Friuli.
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Primo Piano
Wine-Lister, ecco le etichette top per qualità, brand e valori economici
Il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, con 975 punti, Le Pergole Torte di Montevertine con 959, il Barolo Cascina Francia di Giacomo Conterno con 956 punti: è il podio del momento dei migliori vini italiani secondo il “Wine Lister Score”, il giudizio del portale Wine-Lister, che analizza le performance dei fine wine nel mondo, e sintetizza le valutazioni sulle performance economiche, la qualità e il marchio. Nella classifica generale, a brevissima distanza, seguono il Barolo Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa (955 punti), il Sangiovese Igt Toscana di Case Basse di Gianfranco Soldera (954), il Masseto (953 punti), il Sassicaia della Tenuta San Guido (948), il Solaia di Antinori (947), il Barolo Sperss di Gaia (947) e l’Ornellaia (944) a pari merito con il Barolo di Bartolo Mascarello, a chiudere la top 10. Se si guarda all’indice qualitativo, al top c’è sempre il Barolo Monfortino Riserva di Conterno con 977 punti, seguito dal Barbaresco Paje Vecchie Viti di Roagna (976) e dal Sangiovese di Case Basse (975), davanti al Barolo Rocche del Falletto Riserva di Giacosa (974) e al Pergole Torte di Montevertine (973). A completare la “top 10” il Toscana Igt Percarlo di San Giusto a Rentennano (967), il Colli Orientali del Friuli Merlot Filip di Miani (966), il Sirah Toscana Igt di Tua Rita (966), il Barbaresco Sorì San Lorenzo di Gaja (962) e l’Amarone di Giuseppe Quintarelli (962). Guardando invece, al “brand score”, la prima posizione, con 998 punti è del Sassicaia della Tenuta San Guido, davanti al Tignanello di Antinori, con 995 punti, e all’Ornellaia, con 991 punti. Quindi Solaia (988 punti), Masseto (982), Barbaresco Gaja (975 punti), Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno (969 punti), Barolo di Bartolo Mascarello (962), Barolo Cascina Francia di Conterno (955) e Barolo Sperss di Gaja (954 punti), a pari merito con il Flaccianello della Pieve di Fontodi. Sul fronte dell’“economic score”, invece, che tiene conto dell’andamento dei prezzi, della loro stabilità, ma anche dei volumi di prodotto scambiati, al top c’è sempre il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno (979 punti) davanti a due vini di Bruno Giacosa, il Barolo Rocche del Falletto Riserva (957) ed il Barbaresco Asili (963).
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Ice e Vinitaly puntano sugli educational
Il vino italiano ha ancora negli Usa il primo mercato di sbocco, ma la concorrenza è sempre più dura, specie dalla Francia, e la comunicazione deve necessariamente battere nuove strade, come quella degli educational, su cui punta forte Vinitaly, che Oltreoceano, con la Vinitaly International Academy, in collaborazione con Ice - Italian Trade Agency, ha portato i suoi corsi di formazione e certificazione per Italian Wine Ambassador, incentrati su vini e varietà autoctone made in Italy, per la prima volta in California, a Los Angeles, in una versione “tasting-intensive” guidata dalla Master of Wine Sarah Heller, che nei prossimi mesi farà tappa anche a Chengdu, in Cina, dal 16 al 20 marzo, a Verona, dal 29 marzo al 2 aprile, e a New York, dal 24 al 28 giugno, ultimo appuntamento del semestre.
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Focus
Leonardo, genio del Rinascimento, e del vino

Tra le passioni di Leonardo, nato tra i vigneti toscani, c’era anche quella per il vino, tanto che il genio del Rinascimento dedicò parte dei suoi studi anche alla sua produzione, lasciandoci futuristiche indicazioni in ambito vitivinicolo. “Il vino, il divino licore dell’uva” scriveva cinque secoli fa, conferendo all’uva un ruolo quasi spirituale e rivelando l’importanza che attribuiva al vino. A svelare questo volto meno noto del più grande scienziato italiano è la Leonardo da Vinci Spa (Gruppo Caviro), custode del lascito del genio e della sua applicazione grazie alle moderne tecnologie per produrre grandi vini, nelle celebrazioni per i 500 anni dalla morte promosse in tutta Italia e nel mondo, e in particolare nelle città dove l’eredità di Leonardo è più forte. Come Vinci, ovviamente, nella cui campagna Leonardo ebbe i natali nel podere di famiglia ad Anchiano. Il risultato, come raccontano a WineNews, sono cinque linee di etichette prodotte secondo le sue intuizioni, che saranno presentate proprio a Vinci l’11 aprile con una Leonardo Experience, un percorso sensoriale a 360° nella passione di Leonardo, preceduto da un viaggio interattivo alla scoperta del genio del vino, con esperti e relatori di livello (tra cui Luca Maroni, autore del volume “Leonardo e il vino” da cui sono tratti i disegni di Leonardo, ndr).

 

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Cronaca
Anche Palermo ha il suo vigneto urbano
Palermo ha la sua vigna urbana: dopo Venezia, Torino, Napoli, Pompei, Siena, Brescia, Parigi e Vienna, anche il capoluogo siciliano entra nella lunga lista delle città che custodiscono vigneti. E Palermo lo fa nella “Vigna del Gallo”, nel suo Orto Urbano, tra le più importanti istituzioni accademiche italiane e vero e proprio museo all’aperto, dove col progetto dell’Università di Palermo e il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia sono state piantate 195 viti. Con l’obbiettivo di preservare e diffondere la biodiversità dell’isola.
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Wine & Food
Global warming: in Germania si studiano gli effetti della CO2 sul vino del futuro
Le emissioni di biossido di carbonio (CO2), che negli ultimi due secoli hanno raggiunto picchi mai visti, nel 2050 potrebbero portare ad un aumento delle temperature medie di due gradi, con effetti devastanti anche per il vino. In questo senso, è interessante la sperimentazione della Hochschule Geisenheim University, che ha ricreato un vero e proprio ecosistema, su cui da anni studia gli effetti dell’anidride carbonica sul vigneto. I risultati sono ancora preliminari, ma i primi effetti sono quelli di grappoli più grandi e succosi, che assorbono una quantità maggiore di acqua, in un ambiente che, proprio a causa delle maggiori quantità di CO2, diventa perfetto per la crescita e la riproduzione di parassiti assai pericolosi per la vite. Nel bicchiere, invece, gli effetti sono pressoché nulli, ma i vignaioli sono tutt’altro che tranquilli.
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WineNews.tv
Dalla terra alla finanza e ritorno: Massimo Gianolli, alla guida de La Collina dei Ciliegi
“Il progetto è partito due anni fa, raccogliendo subito un grande successo. C’è molta confusione intorno all’Amarone, che spesso nasce proprio qui, in Valpolicella, con una guerra dei prezzi che non può che portare ad un decadimento dei valori del territorio e del vino. Credo che l’Amarone sia un passpartout per la creazione di un progetto enogastronomico e turistico importante, senza creare fratture e litigi, ma evitando di trovare bottiglie sul mercato a 9,99 euro ...”.
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Vignaioli del Morellino
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Poggio Cagnano
Cantina Orsogna
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