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N. 2.616 - ore 17:00 - Lunedì 18 Marzo 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il mito Sassicaia, vino italiano tra i più amati, conosciuti e premiati nel mondo, firmato dalla Tenuta San Guido guidata dalla famiglia Incisa della Rocchetta, primo brand del made in Italy e n. 6 assoluto, poi il Tignanello, etichetta icona della famiglia Antinori (primo taglio “bordolese” toscano fatto di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, e Cabernet Franc), al n. 17, e Cavit, leader della cooperazione trentina, al n. 23: ecco l’Italia nella classifica dei “The World Most Admired Wine Brands 2019” firmata dal magazine Uk “Drinks International”. L’australiano Penfolds il marchio enoico al top nel mondo. |
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Dopo un 2018 non brillantissimo per il vino italiano nel mondo, che fatica in Usa e resiste senza brillare in Cina, pur mantenendo le proprie posizioni sui principali mercati del Vecchio Continente, WineNews ha raccolto le aspettative per il 2019 dei produttori del Belpaese, al banco di prova della ProWein, a Düsseldorf fino al 20 marzo. Un “giro di microfono” che inizia idealmente dalla Valpolicella, con la visione ottimistica di Pierangelo Tommasi, a capo di Tommasi Family Estates. “Sono ottimista per natura, ma la mia idea è che oggi il vino bisogna andarselo a vendere”. Big del vino marchigiano, con 200 ettari tra proprietà e conduzione, Angela Velenosi lancia invece l’allarme su “un mercato che sta frenando, e anche le nuove mete, come la Cina, hanno subito una battuta d’arresto. La nota positiva arriva dal mercato interno”. E la Sicilia? Secondo un decano della viticoltura della Trinacria e dei mercati enoici, Alessio Planeta, “il lavoro sulla Doc Sicilia sta dando risultati importanti, ma ci sta, dopo anni di crescita a ritmi vertiginosi, di tirare il fiato, specie quando tante situazioni non aiutano”. Se c’è un vino immune da qualsiasi influenza esterna, quello è il Prosecco, pronto a crescere ancora nel 2019, “ma dalla Germania ci aspettiamo una ripresa, e in Asia stiamo ancora cercando la nostra dimensione”, racconta Elvira Bortolomiol, a capo dell’azienda biologica del Prosecco di Conegliano. Dipinge uno scenario “preoccupante per il 2019” Filippo Mazzei, alla guida della storica famiglia del vino toscano, “tra Brexit ed eventuali dazi si prospettano problematiche che speriamo di scongiurare”. Ornella Venica, della griffe enoica del Friuli, dà una lettura positiva del momento: “l’Italia continua a crescere, ma i mercati vanno seguiti e sostenuti”. Vignaiolo per scelta, Bruno Vespa ricorda che “non è detto che dove per i gruppi più grandi ci siano delle difficoltà non si possano aprire delle possibilità per noi”. E se per il veneto Roberto Anselmi, “il 2019 dipenderà dalle condizioni di partenza”, per Chiara Lungarotti, che a Torgiano guida l’azienda di famiglia, “il bicchiere è mezzo pieno, ma occhio alle incognite Trump e Brexit”. Infine, cauto Alessio Di Majo (Di Majo Norante): “segnali positivi, ma tanti alti e bassi tra i mercati”. |
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Dall’attesa per il decreto che sbloccherà le risorse comunitarie per la promozione del vino italiano all’estero dell’Ocm vino agli effetti della nuova regolamentazione dell’enoturismo, passando per la presentazione della “Milano Wine Week” 2019: a WineNews, dalla cornice della ProWein, il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio. “Per il decreto Ocm ci vorrà ancora qualche settimana, invece dal nuovo ordinamento sull’enoturismo mi aspetto molto in termini di redditività per le imprese”. Al centro anche l’inconsueta location, la ProWein appunto, alla presentazione della “Milano Wine Week”: “un modo - spiega Centinaio - per portare l’italianità ed il tricolore all’estero, dove manca spesso”. |
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La storia del vino italiano è fatta, in larga parte, dalla storia di grande famiglie che hanno reso grandi le loro cantine, i loro marchi, ed i territori in cui hanno investito. Storie come quelle della famiglia Mariani, che con Castello Banfi, cantina di riferimento di Montalcino, ha contribuito in maniera decisiva a fare del Brunello di Montalcino uno dei vini italiani più conosciuti e amati nel mondo, o quella della famiglia Marzotto, che, con la veneta Santa Margherita, guidata con l’ad Ettore Nicoletto, ha creato una delle realtà più importanti del vino italiano nel mondo, trasformando il Pinot Grigio italiano in un fenomeno internazionale, ma valorizzando anche tante altre realtà di primissimo piano in tanti territori del Belpaese, da Ca’ del Bosco in Franciacorta a Kettmeir in Alto Adige, a Lamole di Lamole nel Chianti Classico, per citarne alcuni, senza dimenticare gli investimenti recenti in territori come Lugana e Sardegna. Due storie premiate a Düsseldorf, nei giorni di ProWein, dai prestigiosi Excellence in Wine & Spirits Awards di Meininger (con il Trentodoc brindisi ufficiale), la più importante testata sul vino di Germania (secondo mercato del vino italiano), che ha assegnato il titolo di “Wine Family of the Year” alla famiglia italo-americana Mariani, ed il “Lifetime Achievement” a Gaetano Marzotto. |
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La cucina italiana perde uno dei suoi grandi, Luciano Zazzeri, chef tra i più grandi interpreti della cucina di pesce italiana, ma soprattutto persona schietta e sincera, sempre pronta al confronto e alla battuta, capace di accompagnare ogni suo grande piatto con un sorriso che lo rendeva speciale. Lo chef stellato, con il suo Ristorante La Pineta a Marina di Bibbona, è stato trovato senza vita nella casa dei genitori. “Con te oggi perdo un amico vero e il mio chef del cuore e dell’anima”, è il ricordo di Alessandro Regoli, direttore di WineNews. |
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Il giro d’affari globale dello Champagne, nel 2018, ha raggiunto un nuovo record, a quota 4,9 miliardi di euro, in crescita dello 0,3% sul 2017, mentre i volumi registrano un calo tutt’altro che da sottovalutare, del -1,8%, a 301,9 milioni di bottiglie. Come raccontano i dati del Comité Champagne, presentati alla ProWein di Düsseldorf dal presidente Jean-Marie Barillère, Francia e Gran Bretagna, che insieme rappresentano il 60% delle vendite di Champagne nel mondo, sono i primi responsabili della frenata, bene al contrario Germania, Svizzera e Belgio nel Vecchio Continente, mentre in termini di volumi crescono anche Stati Uniti, Giappone e Cina. E l’Italia? È stabilmente il quinto mercato per l’export di Champagne, per giro d’affari di 158,6 milioni di euro (+4,2%) e 7,36 milioni di bottiglie (-0,1%). |
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Parla Ettore Nicoletto, ad Santa Margherita e neo presidente del Consorzio che tutela una delle denominazioni bianchiste più performanti del Belpaese: “dobbiamo lavorare sulla distribuzione di valore tra produttori di uva, produttori e imbottigliatori, e sulla crescita in nuovi mercati, nel mondo, ma anche in tante zone d’Italia dove il Lugana ancora non c’è. E lavorare sulla creazione di valore, che andrà a beneficio di tutti”. |
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