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N. 4.211 - ore 17:00 - Lunedì 5 Maggio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Nel 2024 anche i fine wines hanno sofferto e le conseguenze si fanno sentire nel mondo delle aste. Il “Wine & Spirits Market Report” 2024 di Sotheby’s parla di un calo delle vendite all’incanto del 30%, a 114 milioni di dollari (dai 159 milioni di dollari 2023, ma che portano comunque ad oltre 1,8 miliardi le vendite registrate nella categoria dalla prestigiosa casa d’aste dal 1995 ad oggi). 61 le aste battute in 10 Paesi per 21.398 lotti venduti, e che hanno visto gli Usa superare Hong Kong nelle vendite annuali, anche se l’Asia resta leader con la Cina continentale, Hong Kong e Taiwan tra i 10 migliori mercati, con la Borgogna “regina”, Bordeaux in crisi e l’Italia che cresce. | |
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| | Se Bordeaux, nonostante le sue conclamate difficoltà degli ultimi tempi, resta comunque un termometro importantissimo per il mercato del vino, di alta gamma e non solo, verrebbe da dire che il settore ha ancora la febbre, e non gode di ottima salute. Almeno, è il trend che emerge dai primi rilasci degli châteaux, che stanno arrivando come sempre alla spicciolata dopo la “Semaine des Primeurs” de Bordeaux, storica iniziativa dell’Union des Grand Crus de Bordeaux, andata in scena dal 14 al 17 aprile, e che si era aperta con una richiesta, da parte del trade, di ribassi sui prezzi dell’annata 2024 intorno al -30%, sui prezzi già tagliati della 2023 (in molti casi tra il -30% ed il -40%), secondo un sondaggio tra wine merchant ed addetti ai lavori firmato dal portale “Wine Lister”, la realtà specializzata nell’analisi del mercato dei fine wines, oggi di proprietà del gruppo “Le Figarò”. Un appello che sembra essere in parte stato raccolto, almeno dai primi big a parlare. Come Château Lafite Rotschild, uno dei cinque Premier Grand Cru Classé che, secondo il report del Liv-Ex, analizzato da WineNews, ha fissato un prezzo, per la vendemmia 2024, di 240 euro a bottiglia ex-château, il -27,2% sul 2023, tornando di fatto ai prezzi del 2013-2014. Con un taglio netto anche per il secondo vino dello château, il Carruades de Lafite, a 100 euro tondi a bottiglia, il -16,6% sul 2023. Una strada seguita anche da un altro nome importante come Angelus, che ha tagliato il prezzo del -30,2%, per 150 euro a bottiglia ex-château. E ribassi più o meno importanti sono dichiarati anche da nomi più “economici”, tra quelli che hanno già comunicato i loro prezzi, da Duhart-Milon a Gruaud Larose, da Batailley a Château la Fleur-Petrus, a Beausejour Duffau-Lagarrosse, per fare degli esempi. Un campione ancora relativamente piccolo, visto che sono 15 gli châteaux bordolesi che, ad oggi, hanno palesato le loro intenzioni. Ma un campione che, andando da realtà più accessibili ad alcuni dei nomi più blasonati, sembra dare un messaggio chiaro e diffuso: per portare l’ultima annata di Bordeaux sugli scaffali e sulle tavole del mondo, i prezzi delle bottiglie devono scendere ancora. E, come spesso accade quando si parla di Bordeaux, l’“effetto domino” su tanti altri territori del mondo, è tutt’altro che improbabile. | |
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| | Nel difficile scenario geopolitico mondiale, neanche il lusso è immune alle turbolenze del mercato, e lo testimonierebbe il taglio del 10% del personale della divisione Moët Hennessy, che riunisce i marchi di Champagne, vino e liquori del Gruppo Lvmh (che conta brand come Moët & Chandon. Krug, Cheval Blanc, Château d’Yquem, Ruinart, Dom Pérignon, Domaine des Lambrays, Veuve Clicquot, Cloudy Bay, Bodega Numanthia, Terrazza de Los Andes ed Ao Yun, tra gli altri), “attraverso la gestione del turnover naturale e il mancato rinnovo delle posizioni vacanti”, senza numeri e piani precisi, che, nelle scorse ore ha fatto il giro del mondo. E dopo che Lvmh nel 2024 ha totalizzato un giro d’affari di 84,7 miliardi di euro (+1% sul 2023), ma con un diminuzione del fatturato della divisione Wine & Spirits del -8% a 5,8 miliardi di euro. | |
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| | | Un piatto riesce a raccontare la qualità delle materie prime, il legame con i territori, la biodiversità, ma la cucina intercetta anche i trend del momento come l’attenzione a salute e sostenibilità, proprie, peraltro, della Dieta Mediterranea. E attraverso le nostre eccellenze enogastronomiche, quello che esportiamo nel mondo, è proprio la cultura della buona tavola, che tutti amano e ci rende unici. Una tavola dove con il cibo c’è sempre stato il vino, e viceversa. Ed è sulla triade cibo-vino-territori come “medium” per raccontarsi al mondo, che, pionieristicamente, ha puntato la Sicilia, dopo aver vissuto un “rinascimento” grazie al vino, aver fatto degli chef degli ambasciatori ed aver legato tutto questo alla cultura, forte di tante contaminazioni. E raccogliendo i frutti di questo lavoro che ha visto insieme pubblico e privato, vecchie e nuove generazioni, grandi e piccole aziende, anche nell’enoturismo che cresce, facendone una delle mete più desiderate. Perché se pensi a questa isola meravigliosa nel cuore del Mediterraneo, la prima cosa che ti viene in mente è proprio questo mix, come spiegheranno le voci che WineNews raccoglierà (in un video, ndr) a “Sicilia en Primeur” 2025 a Modica (6-10 maggio) con la regia di Assovini Sicilia, nella Sicilia prima “European Region of Gastronomy” 2025 d’Italia. | |
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| | | Valorizzare la cultura del vino promuovendo un consumo responsabile e moderato e supportare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro con un’attenzione particolare al settore: è l’obiettivo del protocollo di intesa tra Consorzio della Doc Delle Venezie - tra le più grandi d’Italia, grazie al suo gioiello, il Pinot Grigio, primo vino bianco fermo italiano per produzione ed export - e Re.n.is.a, la Rete Nazionale Istituti Agrari, per promuovere la cultura del vino tra gli studenti e il valore del legame scuola-lavoro, con il “Progetto Impresa-Giovani-Futuro”. | |
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| | Nei primi due mesi 2025 l’export di cibo made in Italy in Usa è cresciuto in valore dell’11% sullo stesso periodo 2024, contro un calo generale del 3% di tutti i settori produttivi: a dirlo, è un’analisi Coldiretti su dati Istat a “TuttoFood” a Milano (Rho Fiera, da oggi all’8 maggio), che indica come ad inizio anno si è registrata una crescita degli acquisti da parte degli importatori statunitensi, con l’obiettivo di “fare scorta” di prodotti italiani in attesa di capire le mosse di Trump sui dazi. Se si prende in esame il solo mese di febbraio, l’aumento è stato addirittura del 14%. E se per quanto riguarda l’export del vino si rilevano, invece, segnali discordanti tra le cantine, “TuttoFood” sarà l’occasione per presentare la la campagna “Bevi consapevole”, con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, in collaborazione con Fipe e Filiera Italia. | |
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| | | Le riflessioni di una delle grandi firme del vino italiano, alla guida del centro Enosis Meraviglia, che ha accolto nel capitale Fondazione Crt. “I vitigni autoctoni minori hanno bisogno di più visibilità. Viticoltura ed enologia hanno bisogno di ricerca e innovazione, ma non vanno stravolte, perché la tradizione è un valore importante, anche se deve aggiornarsi costantemente. Il cambiamento climatico si fa sentire, ma va gestito, perché è diverso di anno in anno. Ma non penso che si debbano spostare i vigneti a chissà quali altitudini o latitudini, o cambiare tutto”. | |
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