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WineNews
N. 4.109 - ore 17:00 - Mercoledì 11 Dicembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
L’export del vino italiano cresce ancora
Tocca i 5,9 miliardi di euro l’export di vino del Belpaese nei primi 9 mesi 2024, in crescita del 5,6% sullo stesso periodo 2023. In territorio positivo anche i volumi con 1,6 miliardi di litri, +3,4% rispetto a dodici mesi fa. Un ruolino di marcia alimentato sempre di più dall’exploit degli spumanti arrivati al termine del terzo trimestre 2024 a 1,7 miliardi di euro di valore delle esportazioni, con un miglioramento del 9,4% sullo stesso periodo 2023, con le bollicine che valgono il 28,7% delle esportazioni di vino italiano nel mondo. Questa la fotografia che arriva dai dati Istat, sui primi 9 mesi dell’anno, analizzati da WineNews.
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Primo Piano
Vino e gdo, nel 2024 volumi in calo (-1,7%) e valori in crescita (+1,8%)
Un 2024 giocato forzatamente in difesa, tra mille difficoltà, ma non una disfatta, almeno fino a novembre, sperando in un colpo di reni nel periodo sempre determinante delle festività di fine anno, che difficilmente, però, potrà portare tutti gli indicatori in positivo, ma che potrebbe aiutare a limitare ancora di più i danni legati a calo dei consumi, salutismo, inflazione e così via: è la lettura possibile dei dati di Circana sui primi 11 mesi del vino nella grande distribuzione italiana, analizzati da WineNews. Nel complesso, un calo nei volumi per la categoria c’è stato, ma tutto sommato contenuto in un -1,7%, per oltre 565,7 milioni di litri, controbilanciato da una tenuta nel valore, a 2,05 miliardi di euro, con una crescita del +1,8%. In questo quadro generale, si conferma però il calo dei vini fermi (soprattutto rossi), e la crescita degli spumanti, come avviene ormai da anni. Il vino imbottigliato, che vale oltre la metà dei volumi e più del 75% dei valori venduti, infatti, nel complesso ha tenuto in volume (-0,2%, a 298,9 milioni di litri), ed è cresciuto del 2,4% in valore, a 1,57 miliardi di euro. Ma è una crescita tutta ascrivibile alle bollicine, che hanno fatto +3,8% in volume (oltre 81 milioni di litri) per 548,5 milioni di euro (+3,5%). Di questi, 37,5 milioni di litri (+4%) sono di Prosecco, che ha mosso un giro d’affari di 284,5 milioni di euro (+2,8%), ma cresce anche il Metodo Classico, che nella gdo italiana ha fatto girare 3,9 milioni di litri (+2,1%) per 78,2 milioni di euro (+5,3%). Tra le righe, però, sembra di leggere una tendenza del consumatore a privilegiare vini di minor prezzo rispetto al passato, visto che i volumi sono in calo in Iper e Supermercati e Libero Servizio Piccolo (-3,2%, per 385,3 milioni di litri, per il vino nel suo complesso, e -1,2% per il vino in formato da 0,75 litri, per 217,4 milioni di litri), mentre sono in crescita nel canale Discount (+1,5%, a 180,3 milioni di litri, per il vino nel complesso, e +2,6% per il vino in bottiglia da 0,75 litri, a 80 milioni di litri). E se questo è lo stato dell’arte nei primi 11 mesi 2024, è difficile aspettarsi rivoluzioni dello scenario dalle feste di fine anno, come spiega, a WineNews (in approfondimento), Virgilio Romano, Business Insight Director Circana. 
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Quanto costa produrre a Bordeaux
Produrre vino, a Bordeaux, costa da 3,33 euro a 6,14 euro a bottiglia. A dirlo, il “Référentiel Économique du Vigneron bordelais” della Camera dell’Agricoltura della Gironda, che ha messo nero su bianco le voci di spesa per produrre vini in diverse zone del territorio, considerando variabili come la dimensione aziendale, il metodo di conduzione della vigna (convenzionale, senza pesticidi e bio), ed i costi di vinificazione, gestione delle strutture, manodopera, commercializzazione e così via. Anche per fornire una base di partenza enoica per il percorso (interrotto, ad oggi, per la crisi di Governo in Francia), della legge Egalim, il cui intento, in sintesi, è stabilire prezzi minimi dei prodotti agricoli, e anche del vino, per evitare vendite sottocosto e garantire a tutti un giusto reddito. O almeno di indicarli, visto che fissarli per legge, in Ue, non è possibile ...
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Focus
Il “Vino da uve macerate” nel disciplinare Doc Collio
Il Collio è terra storica di vino, soprattutto di grandi bianchi, nel cuore del Friuli Venezia Giulia. Ma anche culla di quel fenomeno oggi sempre più apprezzato che sono i vini macerati e gli “orange wine”, che fino ad oggi, però, non potevano di fatto raccontarsi come Doc Collio, nella quale, tuttavia, nascono, e di cui sono un’espressione identitaria e caratterizzante, seppur ancora piccola. Ma, a breve, potranno farlo, perché il Consorzio Vini del Collio, nell’assemblea di ieri, a larga maggioranza (oltre il 72% dei voti), ha approvato, tra le altre cose, l’inserimento della specificazione “Vino da uve macerate” nel disciplinare Doc Collio, accogliendo così sotto il cappello della denominazione una peculiarità produttiva che, grazie alle regole che saranno precisate e definite, porterà anche ad un miglioramento della qualità per tutti, oltre ad aggiungere una chiave comunicativa nuova per il brand territoriale, come commentano, a WineNews (in approfondimento), Sasa Radikon, consigliere del Consorzio, alla guida di una delle cantine pioniere del movimento “orange”, insieme ad altri nomi di riferimento come Gravner, Dario Princic, Fiegl, Il Carpino, La Castellada e Primosic, e presidente Apro - Associazione Produttori Ribolla di Oslavia, che le riunisce, e Lavinia Zamaro, direttrice Consorzio Vini Collio.
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Cronaca
Spumanti italiani: oltre 1 miliardo di bottiglie
Traino delle esportazioni, baluardo dei consumi interni di vino, le bollicine italiane si apprestano a toccare il record di 1,015 miliardi di bottiglie prodotte e commercializzate nel 2024 (+8% sul 2023); di queste, 355 milioni (+7%) saranno stappate tra Natale e Capodanno in Italia (104, +2%) e nel mondo (251, +9%). Un record, rileva l’Osservatorio del Vino Unione Italiana Vini - Uiv e Ismea nel consueto report di fine anno, che dimostra la forza di una tipologia refrattaria a crisi economiche, conflitti e a difficoltà ormai strutturali del settore.
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Wine & Food
Treasury Wine Estates investe 27,5 milioni di dollari australiani su Stone & Moon in Cina
Il mercato del vino in Cina, dopo anni di crescita tumultuosa, ha subito un rallentamento importante negli ultimi anni, culminato con i dazi nei confronti dall’Australia, che hanno di fatto azzerato le importazioni da quello che era diventato il più importante Paese fornitore del Celeste Impero. Dazi che, però, nei mesi scorsi, sono stati eliminati, e il mercato ha mostrato segni di risveglio. E che si torni a scommettere sul più grande mercato asiatico per il vino lo testimonia l’acquisizione annunciata da parte del colosso australiano Treasury Wine Estates, già presente in oltre 70 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, del 75% di Ningxia Stone & Moon Winery, per un prezzo di 130 milioni di renminbi (ovvero 27,5 milioni di dollari australiani, pari a circa 17,5-18 milioni di dollari americani, ndr), e che dovrebbe chiudersi entro la prima metà del 2025, come spiega un comunicato ufficiale del gruppo.
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Consorzio Vini di Romagna
WineNews.tv
“Wine Paris sempre più al centro del business del vino, per dare valore aggiunto al settore”
A WineNews, Rodolphe Lameyse, dg Vinexposium, verso l’appuntamento di scena dal 10 al 12 febbraio 2025, a Parigi, con sempre più Italia. “Un riconoscimento dell’autorevolezza che abbiamo acquisito anche grazie allo spostamento da Vinexpo Bordeaux a Wine Paris, in una città, Parigi, che offre tanto, in termini di logistica, collegamenti, opportunità e anche di costi per gli operatori. Ma è anche testimonianza del fatto che le grandi fiere del vino, sono ancora molto importanti. Un evento in Italia? Nessun piano concreto, ma mai dire mai”.
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