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WineNews
N. 3.853 - ore 17:00 - Mercoledì 13 Dicembre 2023 - Tiratura: 31.224 enonauti,
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La News
Pns 2024/2025: 323 milioni per il vino
144,1 milioni di euro per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, 98 milioni di euro per la promozione sui mercati dei Paesi esteri, 57,6 milioni di euro per gli investimenti, 19,2 milioni di euro per la distillazione dei sottoprodotti e 4,8 milioni di euro per la vendemmia verde: ecco l’allocazione dei 323,8 milioni di euro di fondi europei a disposizione per l’Italia, secondo il decreto del Ministero dell’Agricoltura sulla Ripartizione della dotazione finanziaria 2024/2025 per il Programma Nazionale di Sostegno del settore vitivinicolo. Alla Sicilia spetta il primato delle risorse, con 52 milioni di euro, davanti al Veneto (37) e alla Puglia (29).
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Primo Piano
Vino europeo: da qui al 2035 giù consumi e produzione, e freneranno le esportazioni
I consumi di vino sono in calo, da anni, nella Vecchia Europa, soprattutto per i vini rossi. Con i giovani che si affacciano al mercato che non sostituiscono, nei volumi le generazioni più “agé” che inesorabilmente ne escono. Così è stato, nelle ultime decadi, e così continuerà ad essere in futuro, con consumi previsti in calo dell’1% all’anno da oggi al 2035, quando, a livello di Unione Europea, si attesteranno sui 20 litri procapite, 2,4 in meno sulla media 2018-2022. A mettere nero su bianco un trend che, purtroppo, raccontiamo da tempo, è lo Ue Agricultural Autlook 2023-2035, pubblicato il 7 dicembre dalla Commissione Agricoltura dell’Unione Europea. Che sottolinea come “il calo più marcato della domanda di alcuni tipi di vino sarà compensato dalla crescita della domanda di vini analcolici, di vini a bassa gradazione alcolica, di bianchi, rosati e spumanti”. Il calo del consumo di vino, secondo l’Unione Europea porterà a una riduzione complessiva dell’uso domestico entro il 2035, poiché gli “altri usi” potrebbero rimanere relativamente stabili a 30.000 ettolitri (ad esempio, distillazione o trasformazione in prodotti trasformati). Tuttavia, questa tendenza potrebbe essere considerata piuttosto ottimistica, e potrebbe esserci un rischio maggiore di diminuzione in futuro. Ma non solo i consumi sono destinati a diminuire. Perché anche in conseguenza al calo della domanda, diminuirà anche la produzione vinicola europea, del -0,6% all’anno, per arrivare, al netto dell’andamento delle diverse annate, ad un livello di 145 milioni di ettolitri entro il 2035. Ma la Commissione Agricoltura Ue prevede una frenata anche nella crescita delle esportazioni, sottolineando come alcuni mercati “tradizionali” siano ormai a livelli di saturazione. “Pertanto, il tasso di crescita delle esportazioni di vino dell’Ue potrebbe essere piuttosto limitato nei prossimi anni (solo 0,3% all’anno tra oggi e il 2035). Il rallentamento dei volumi esportati potrebbe essere attribuito all’aumento della concorrenza nel settore dei vini di base e di medio livello (a basso e medio prezzo) e al cambiamento dei modelli di consumo nei principali mercati di esportazione dell’Unione Europea”.
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Le giacenze calano, ma restano alte
Calano le giacenze di vino in Italia sul 2022. Ma mentre i dati si aggiornano dopo la vendemmia 2023, e guardando alle stime, riviste a ribasso per la produzione dell’ultima annata tra il -20/-24% da Unione Italiana Vini (Uiv), Assoenologi ed Ismea, che parlano di 38-40 milioni di ettolitri, è evidente come ci sia costantemente più di una vendemmia di scorta. Nelle cantine italiane, al 30 novembre 2023, sono stoccati 53,1 milioni di ettolitri di vino, +21,2% sul 31 ottobre 2023, ma a -4,5% rispetto al dato 2022). Un quantitativo a cui vanno aggiunti 8,8 milioni di ettolitri di mosti (-31%) e 8,4 milioni di ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (-30,8%). Così l’ultimo aggiornamento di “Cantina Italia” dell’Icqrf, sulla base dei dati del registro telematico del vino, che copre almeno il 95% del vino e dei mosti detenuti in Italia. 
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Focus
L’Etna punta alla Docg, per far crescere il suo valore
L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, ed i suoi vini, che vedono protagonisti Nerello Mascalese e Carricante, è stato senza dubbio il diamante più luminoso del vino di quel “continente enoico” che è la Sicilia. I terreni vulcanici, l’influsso del mare e vigneti che si arrampicano tra versanti e contrade, valorizzati dai produttori, hanno saputo dare vita a vini unici, distintivi, che hanno conquistato critica e pubblico. Un territorio complicato e affascinante, quello dell’Etna, ma anche dinamico, proprio come il suo vulcano, che guarda al futuro, per una ancora migliore definizione dei vini dell’Etna, la valorizzazione del patrimonio vitato (con il blocco degli ettari vitati, oggi 1.290, che scade nel 2024 e che sarà rinnovato - e un ettaro di vigna che oggi ha una valore che parte da 160-170.000 euro - e l’aumento del numero delle Contrade, oggi 133) e la crescita nel posizionamento, con la scelta di passare da Doc (tra le più antiche d’Italia, già nel 1968) a Docg. Così ha deciso nei giorni scorsi l’assemblea dei soci del Consorzio di Tutela dei Vini Etna Doc, all’unanimità, dando il via all’iter. Un percorso che parte, e che durerà almeno due anni, ma che è una “decisione storica”, come spiega a WineNews (in approfondimento), Francesco Cambria, alla guida del Consorzio e di Cottanera, tra le cantine storiche del territorio.
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Roma Doc
Cronaca
Agroalimentare, export da 64 miliardi di euro
Se il vino soffre, continua ad inanellare primati il made in Italy agroalimentare, nel suo complesso. E nel 2023 raggiungerà il valore massimo di sempre, 64 miliardi di euro, con una crescita del 6% sul 2022. Così le proiezioni della Coldiretti sui dati Istat. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è l’Unione Europea che, sottolinea la Coldiretti, assorbe due terzi delle esportazioni, ma ben un terzo riguarda Germania, Francia e Stati Uniti (in calo) che si classificano come i partner di maggior rilievo. 
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Wine & Food
Il clima cambia, e in Italia 1.200 prodotti alimentari rischiano di sparire
Il clima che cambia spaventa molti: dai ghiacciai, sempre più in sofferenza, alla biodiversità a rischio, alle api costrette a subire le conseguenze delle alte temperature. Ma anche il cibo rischia grosso, perché se il trend non cambia, tanti prodotti, sinonimo di storia, cultura, tradizione e memoria di un territorio, potrebbero diventare un ricordo. Il cibo italiano, così come lo conosciamo, potrebbe subire drastici cambiamenti in futuro secondo le ultime proiezioni climatiche. Ne ha parlato, di recente, Luca Mercalli, massimo esperto di climatologia e presidente della Società Meteorologica Italiana, che ha messo in guardia l’Italia sulla sua vulnerabilità alla crisi climatica. E per “BonusFinder Italia” che ha analizzato oltre 1.200 prodotti alimentari del Belpaese (in approfondimento) molti rischiano di sparire, con Piemonte, Lombardia e Campania, Regioni più esposte.
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Castello del Terriccio
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Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
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Il territorio è fondamentale per fare grandi vini. Ma a renderlo prestigioso sono i produttori
A WineNews le riflessioni di imprenditori e vignaioli simbolo e pionieri di denominazioni affermate, ma anche emergenti, del vino italiano. Ai vertici di cantine come Marchesi di Barolo, Il Marroneto, Perla del Garda, San Salvatore 1988, Conte Vistarino, Ferrari Trento, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, San Michele Appiano, Adami, Villa Sandi e Argiolas.
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