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WineNews
N. 3.312 - ore 17:00 - Giovedì 16 Dicembre 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
La “Rete dei Giardini Sospesi”
Nella più grande area terrazzata vitata d’Italia, in Valtellina, dove l’arte dei muri a secco è Patrimonio Unesco dal 2018, nasce la “Rete dei Giardini Sospesi”, voluta da Mamete Prevostini, punto di riferimento per tutto il territorio (foto), per dar vita a una filiera virtuosa, valorizzando la viticoltura valtellinese attraverso alti standard di sostenibilità ambientale, agro ecologica ed economica. La rete metterà a disposizione dei nove soci le pratiche di vigna condivise in anni di lavoro e sperimentazione, così da interpretare al meglio le uve Nebbiolo, coltivate per il 50% dai viticoltori della rete e per l’altro 50% dalla Mamete Prevostini.
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Primo Piano
Vincere la sfida del valore del vino italiano, ma non solo: gli obiettivi di “Vision 2030”
Fare sistema in primis tra imprenditori e manager, lavorare sul valore dei vini, sulla loro narrazione inserita nel quadro dell’“italianità” a 360 gradi, e in quello della sostenibilità della biodiversità, dove l’Italia è leader “giocando” sulla versatilità del vino italiano nell’abbinamento con il cibo, per esempio. Ma anche tornare ad investire di più in analisi di mercato e nella formazione di chi lavora, ad ogni livello, nel mondo del vino, guardare sempre più alle opportunità del digitale, ma anche agli strumenti finanziari che possono aiutare la competitività del settore, mitigando l’effetto “nanismo” delle cantine italiane, fenomeno storico e strutturale difficile da superare in poco tempo. Ancora, sfruttare al massimo e ricalibrare dove serve gli strumenti ad oggi disponibili per gestire i livelli di offerta, ovvero di produzione, rispetto alla domanda, cioè al mercato, e cercare di investire bene, sfruttandoli al massimo, i fondi che derivano da strumenti diversi ma importantissimi come l’Ocm Vino, i Psr e anche il Pnnr. Sono alcuni degli stimoli, delle indicazioni di “Vision2030”, “think tank” di 23 imprenditori e consulenti - presieduto da Ettore Nicoletto, ad Bertani Domains - che ha il merito di nascere da una riflessione collettiva di alcuni rappresentanti della filiera vitivinicola e distributiva con l’obiettivo di dare un contributo allo sviluppo di un piano strategico per sistema vitivinicolo italiano, lavorando su asset come identità e posizionamento, enoturismo, merger & acquisition, potenziale produttivo e gestione dell’offerta, comunicazione e formazione, digitalizzazione e sostenibilità. “I primi a dover fare sistema siamo noi - ha sottolineato Nicoletto - abbiamo sentito l’esigenza di elaborare analisi e proposte per garantire la competitività del comparto vitivinicolo nazionale, pensando al momento attuale, ma proiettandoci anche nel futuro. Non vogliamo assolutamente sostituirci alle organizzazioni professionali, ma riteniamo che mai come oggi noi stessi dobbiamo sentirci responsabili non solo nella gestione delle imprese, ma anche nel supporto alla costruzione di politiche e strategie adeguate per garantire la competitività del comparto vitivinicolo. L’incremento del valore è la grande sfida dei prossimi 10 anni” (tutti gli interventi in approfondimento).
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Nutrinform “batte” Nutriscore 7 a 0
Il Nutrinform, il sistema di etichetta “a batteria” dei prodotti alimentari proposto dall’Italia (con informazioni legate anche alle quantità di consumo), batte il Nutriscore, la cosiddetta etichetta “a semaforo” (basata sulla percentuale di contenuto di zuccheri, grassi e sale in un prodotto, al di là della quantità consumata) proposta dalla Francia e rilanciata in diversi Paesi del Nord Europa, con il rotondo punteggio di 7 a 0: emerge dall’indagine dell’Osservatorio “Waste Watcher International”, assieme a Ipsos, Università di Bologna e campagna Spreco Zero e, in collaborazione, con Agrinsieme, Federalimentare, Federdistribuzione e Unioncamere, presentata oggi a Roma (Centro Studi Americani), che ha sondato le opinioni di 7 Paesi del mondo (Italia, Spagna, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Russia).
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Focus
La “Cerca del tartufo in Italia” è patrimonio Unesco
L’arte antica dei “trifulau”, che con la loro sapienza, la conoscenza dei territori e i loro preziosissimi alleati, i cani, è ufficialmente patrimonio dell’Umanità. Perchè l’Unesco, oggi a Parigi, ha dato il suo ok all’iscrizione della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco. Candidatura presentata dall’Italia, ed in particolare dalla Federazione Nazionale Tartufai Italiani (Fnati) e dalle Città del Tartufo (Anct). Un riconoscimento importante che dà ulteriore prestigio ad uno dei più pregiati frutti del bosco, di cui l’Italia è leader, e che in tanti territori è già grande attrattore di turismo enogastronomico di alto livello, in particolar mondo nella Langhe del Barolo e del Barbaresco, e del Tartufo Bianco di Alba (che in questa stagione avara spunta prezzi intorno a 4.800 euro al chilo), o nella Valdorcia del Tartufo Bianco di San Giovanni d’Asso e delle Crete Senesi e del Brunello di Montalcino (che si spinge fino a 5.500 euro al chilo), già a loro volta territori patrimonio Unesco. Senza dimenticare i tanti altri importanti distretti del tartufo italiano, dall’Umbria a San Miniato, in provincia di Pisa, ad Acqualagna, nelle Marche (dove le quotazioni vanno fino a 4.000 euro al chilo), per citare i più famosi.
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Cronaca
Vino e promozione, allarme in Ue
Ancora non è neanche pienamente operativo, eppure il Beating Cancer Plan già inizia a fare sentire i suoi effetti: produttori di vino, di salumi e, in generale, di carni rosse e lavorate avranno meno chance di essere ammessi alle graduatorie del bando per la promozione orizzontale dei prodotti agricoli europei (per un valore complessivo di oltre 176 milioni di euro). A lanciare l’allarme l’Unione Italiana Vini, che sottolinea come questo sia “un segnale allarmante oltreché giuridicamente non sostenibile”. Con il voto favorevole, peraltro, dell’Italia ...
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Wine & Food
Natale al ristorante per 4,4 milioni di italiani. Ma la normalità pre-pandemia è lontana
Per la ristorazione italiana, ovviamente, il Natale 2021 sarà nettamente migliore del 2020. Considerazione lapalissiana, visto che un anno fa l’Italia tutta era in pieno lock-down a causa del Covid-19. Quest’anno, saranno 76.000 i ristoranti aperti il 25 dicembre, dove festeggeranno 4,4 milioni di persone, secondo le stime dell’Ufficio Studi Fipe/Confcommercio (Federazione dei Pubblici Esercizi). Eppure, la nuova crescita dei contagi torna a gettare grande incertezza, con un recupero lontano rispetto al 2019, tanto, rispetto all’ultimo Natale pre-pandemia, si stima un calo della clientela quantificato in 500.000 unità e anche del numero di locali pronti a restare aperti il giorno di Natale, il 64,1% del totale. La spesa media sarà sui 60 euro a persona (in crescita). Già ingente il danno per le aziende di catering: 300 milioni di euro persi, in un mese che di solito ne fa girare 500.
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Tra “Nutrinform”, dossier Prosék e Pac, il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli
“Nel 2021 bilancio positivo se guardiamo all’export, e ad alcuni passa avanti sulla Pac grazie all’Italia, ma anche tante criticità, dai danni legati alle calamità naturali nelle campagne ai grandi temi della tutela del lavoro e del reddito del lavoro agricolo. Bene che i consumatori apprezzino più il Nutrinform del Nutriscore “a semaforo”, che non poggia su nessun base scientifica. Nella Pac bene la conferma dell’Ocm Vino, prodotto che non può essere messo in discussione, perchè il suo consumo consapevole non ha nessun effetto negativo sulla salute”.
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