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WineNews
N. 4.213 - ore 17:00 - Mercoledì 7 Maggio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Prosecco, “re” in Usa, grazie alle donne
Un fenomeno di nome Prosecco. La locomotiva dell’export del vino italiano va forte anche negli Stati Uniti, il primo mercato, dove sono le donne a sostenere i consumi e a consacrarne il successo. Negli States, infatti, secondo l’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini (Uiv) su dati Iwsr, il “re” degli sparkling made in Italy registra un tasso di penetrazione medio del 24% tra i consumatori, raggiungendo il 28% proprio nella componente femminile, con un apprezzamento sostanzialmente intergenerazionale. Gli acquisti di Prosecco nel primo mercato del vino mondiale sono effettuati in 6 casi su 10 da donne.
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Primo Piano
Resilienza contro i dazi e nuove opportunità: le strategie per il 2025 del vino italiano
Difficile prevedere che 2025 sarà, da qui in avanti, per il mondo del vino, ma di certo è un anno particolarmente atteso e monitorato come si è capito anche dalle fiere internazionali di settore, con il “sentiment” degli addetti ai lavori che è oscillato tra fiducia e prudenza. Resilienza, sguardo attento ai cambiamenti e alle opportunità da cogliere sembrano comunque essere i trend da seguire per un anno su cui peserà l’evoluzione della questione dei dazi. Riflessone ribadita ne “L’Economia del vino: Strategie, Sfide e Opportunità tra Europa e Competitività'', evento che ha visto protagonista Confagricoltura, con la presentazione del “Rapporto sulla competitività delle regioni del vino” n. 3, realizzato da Nomisma Wine Monitor, recentemente a Verona. E se per l’Italia c’è stata una partenza sprint per l’export 2025, trainata comunque dagli Usa per anticipare i dazi, a livello internazionale il settore viene da un periodo difficile. Come ha spiegato l’Osservatorio Wine Monitor, dopo un 2023 che ha visto l’import mondiale di vino contrarsi di oltre il 5% sull’anno precedente, nel 2024 il tanto atteso rimbalzo non c’è stato. Considerando i primi 12 mercati di import di vino solamente quattro di questi hanno registrato crescite nelle importazioni a valore (Stati Uniti, Canada, Cina e Brasile). L’Italia, ha portato a casa un risultato positivo (+6% a valore), trainato soprattutto dagli spumanti (+9%), le cui esportazioni incidono ormai per il 30% sulle vendite oltre frontiera complessive di vino italiano. Gran parte di questo merito è ascrivibile al Prosecco, il cui export è aumentato dell’11% nell’ultimo anno. Negli ultimi dieci anni, l’Italia figura come il Paese il cui export di vino è cresciuto di più tra tutti i competitor: +60% contro il +51% della Francia e il +33% della Nuova Zelanda. Il 60% dell’export vinicolo italiano, spiega Wine Monitor, si concentra in appena 5 Paesi, con gli Stati Uniti in testa (24%). Anche le esportazioni regionali denotano alti livelli di concentrazione: il solo Veneto pesa per il 37% sull’export di vino nazionale, seguito da Toscana e Piemonte con il 15% entrambi. Aggiungendo Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna si arriva ad un’incidenza dell’80%. E poi ci sono i nuovi trend da tenere in considerazione, tra cui rientra il salutismo.
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“Health warnings”, Irlanda verso il rinvio?
Hanno fatto discutere molto nel recente passato, le etichette con gli “health warnings” che l’Irlanda ha voluto introdurre sulle bevande alcoliche, e che dovrebbero entrare in vigore a maggio 2026. Dovrebbero, perché, secondo i media irlandesi, il Ministro degli Esteri e del Commercio, Simon Harris, ha spiegato che il timing per l’attuazione delle misure è “oggetto di riflessione”. La motivazione sarebbe legata agli scenari di incertezza causati dall’arrivo dei dazi da parte degli Usa di Donald Trump. Il piano irlandese sugli “health warnings” sarebbe, si legge, anche motivo di preoccupazione per gli Stati Uniti, essendo loro stessi esportatori di whiskey. Se il ripensamento irlandese diventasse realtà, avrebbe ricadute anche europee, con l’Italia che, da tempo, si trova sulla sponda opposta a quella irlandese. 
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Focus
Cambiamento, e saper dire anche no: l’enoturismo per il Barolo
“Il turista che vogliamo è colui che rispetta il nostro fragile territorio, è curioso della nostra storia, della nostra identità e dei nostri valori, ha voglia di aumentare la propria cultura del vino e di conoscere il territorio che lo produce”. È uno degli aspetti emersi nel seminario promosso, nei giorni scorsi, dalla Strada del Barolo e dei Grandi Vini di Langa, “Tenere la barra dritta. Ovvero come continuare a garantire un alto posizionamento del turismo nell’area del Barolo”. Per riflettere su un fenomeno che si è sviluppato in modo imponente negli ultimi 20 anni generando ricchezza (la spesa media pro capite dei turisti è intorno ai 250 euro, oltre il doppio della media nazionale), ma anche squilibrio. Riguardo al mondo del vino e delle cantine, un aspetto a cui è stata data particolare risonanza è la necessità della formazione del personale, ma anche del delicato compito del “racconto del vino” che deve essere all’altezza di un prodotto unico come il Barolo. E poi il bisogno di “dire no” e quindi di tenere conto dei limiti riguardanti il numero massimo di persone che giornalmente visitano una cantina, ma anche di valutazione delle “richieste fuori contesto” per tutelare la qualità dell’esperienza e l’identità dell’azienda. Rifiutando, in questo modo, la logica della crescita “all’infinito”.
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Cronaca
Prima barbatella al Politecnico di Torino
L’obiettivo era trovare 70.000 euro, ma il crowfunding lanciato nel novembre 2024 per finanziare “Campus Grapes”, una vigna urbana nel Politecnico di Torino, ha superato le aspettative: sono stati, infatti, 90.000 gli euro raccolti per il progetto didattico-scientifico ideato dalla start-up torinese Citiculture con l’obiettivo di creare, entro giugno, una superficie di 1.000 metri quadri in cui saranno collocate oltre 750 piante di vite in vaso. L’impianto della prima barbatella è previsto nelle prossime settimane.
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Wine & Food
Arte, bellezza e Prosecco Doc, al Padiglione della Santa Sede per l’Expo 2025 ad Osaka
La bellezza dell’arte, ma anche la bellezza del patrimonio agroalimentare italiano: le bollicine della Doc Prosecco, icona dell’enologia made in Italy esportata in tutto il mondo, sono l’Official Sparkling Wine del Padiglione della Santa Sede all’Expo 2025 di Osaka, in Giappone (13 aprile-13 ottobre 2025), protagoniste dei brindisi di tutti gli eventi in un contesto internazionale di grande prestigio. Gli ospiti del Padiglione della Santa Sede, che si trova nel Padiglione Italia, possono così apprezzare il Prosecco Doc come simbolo del made in Italy, confermando il legame profondo tra il Belpaese e l’arte della bellezza, un tema centrale anche per l’Expo 2025. E proprio l’arte italiana ha un ruolo d’onore, con l’eccezionale esposizione dell’opera “La Deposizione di Cristo”, dipinta dal Caravaggio tra il 1602 e il 1604, conservata nei Musei Vaticani.
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WineNews.tv
“Il vino è un pilastro della Dieta Mediterranea, il 20% degli effetti positivi sono un suo merito”
“Il vino, consumato con moderazione, è un pilastro della Dieta Mediterranea e si stima che il 20% dei suoi effetti positivi siano un suo merito. Ma le persone non considerano più le sfumature e si limitano a dire che il vino fa male. In realtà tutto dipende da molteplici fattori. Anche gli studi non sempre sono ben preparati: bere 7 bicchieri di vino a settimana può voler dire berne uno al giorno o 7 tutti insieme in 24 ore, ma non è la stessa cosa”. Così, a WineNews, il professor Ramon Estruch, consulente senior del Dipartimento di Medicina Interna dell’Hospital Clínic di Barcellona.
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