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WineNews
N. 2.588 - ore 17:00 - Mercoledì 6 Febbraio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Le viti secolari del Prosecco Docg
Patrimonio storico, ma anche biologico ed ampelografico, le vecchie viti ultracentenarie, esemplari rari in Italia e nel mondo, sono un tesoro inestimabile da tutelare. E va proprio in questo senso il progetto che vede Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco e Vitis Rauscedo lavorare fianco a fianco, per la moltiplicazione delle viti centenarie del territorio. Il Consorzio ha già individuato 26 genotipi derivanti da 200 viti centenarie, con l’obiettivo di ottenere una selezione di 10 cloni, con caratteristiche rappresentative della varietà Glera, per mantenere e consolidare nel tempo le peculiarità del Prosecco Superiore Docg.
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Primo Piano
Le Indicazioni Geografiche d’Italia e d’Europa verso il domani
Un nuovo assetto normativo che consenta di rispondere meglio a consumatori e territori, e per costruire un nuovo patto tra imprese e comunità locali, ma che permetta anche di incidere sul mercati in termini di regolazione dell’offerta, non solo in volume ma anche in valore; arrivare ad avere non solo una strategia comune ed unitaria, ma anche un interlocutore unico a livello istituzionale; ripensare il ruolo dei Consorzi di tutela delle denominazioni; lavorare ancora di più sulla tutela internazionale, e guardare al domani tenendo ben presenti concetti chiave che vanno anche al di là della qualità intrinseca dei prodotti, come sostenibilità, benessere ed etica: passa anche da qui il futuro delle Indicazioni Geografiche e dei Consorzi che le tutelano, come emerso dall’incontro “Geographical Indications Kick-Off Meeting”, promosso ieri a Siena dalla Fondazione Qualività, insieme ad Aicig, Federdoc, OriGIn, Origen España (Spagna), Prima Foundation e Inao (Francia), che ha messo intorno ad un tavolo 50 dei più importanti consorzio del vino e del cibo italiano (e non solo): dal Prosecco al Chianti, dal Chianti Classico al Consorzio delle Venezie all’Asti, dal Parmigiano Reggiano alla Mozzarella di Bufala Campana, dal Prosciutto di Parma a quello di San Daniele, solo per citarne alcune. Un tema da affrontare con decisione, quello della gestione delle denominazioni e del ruolo dei Consorzi, anche in vista della Pac Post 2020: basti pensare agli oltre 15 miliardi di euro che muove la “Dop Economy” solo a livello italiano, secondo l’ultimo rapporto Qualivita, con gli oltre 822 prodotti Dop, Igt ed Stg, tra vino e gastronomia, che fanno del Belpaese il leader mondiale assoluto. Consorzi che, dunque, chiedono più strumenti, ma anche una semplificazione, un maggior coinvolgimento delle imprese anche a livello istituzionale, soprattutto quando si parla di accordi commerciali, ma anche la possibilità, di cui si parla da anni, di governare l’offerta anche da un punto di vista dei valori, ovvero dei prezzi. Un tema su cui, a WineNews, diverse settimane fa, era arriva l’apertura del Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio, tra i protagonisti del meeting, che nei giorni scorsi, non ha escluso di ripensare ai Consorzi del vino, ma non solo, anche come agenzie di promozione territoriale.
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Vino e letteratura, dalla Bibbia a Bukowski
“La Bibbia è punitiva nei confronti del vino, mentre nella cultura greca è il simbolo di Dioniso, il dio che incarna l’energia della natura, la forza della vita nella fertilità dell’uomo e della terra, come Bacco per i Romani è Bacco. D’Annunzio ha inserito il vino e Dioniso in diverse sue opere, ma era quasi astemio, sebbene attento al vino, tanto che ha dato il nome al vino Nepente di Oliena. Victor Hugo, sfiorando la blasfemia, scrisse che “se Dio ha creato l’acqua, l’uomo ha fatto il vino”, mentre Charles Bukowski diceva: “mi siedo davanti alla macchina da scrivere con una buona bottiglia di vino rosso e scrivo meglio, ma quando l’ho finita sono solo un vecchio scrittore ubriaco”. Un breve viaggio nella letteratura “bagnata” dal vino, firmato dallo storico Giordano Bruno Guerri, nei giorni scorsi ad “Anteprima Amarone”, a Verona.
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Focus
Messico, dove il Lambrusco è n.1 ed i fine wine una nicchia
Il Messico è tra le poche economie sudamericane in costante crescita, con i consumi enoici che, non a caso, viaggiano allo stesso ritmo. L’Italia, qui, ha visto crescere le proprie spedizioni del 65% negli ultimi 5 anni, per un giro d’affari complessivo di 36 milioni di euro. Ecco il quadro nel quale si inserisce la seconda tappa del Simply Italian Great Wines Americas Tour by Iem, che porta oggi, a Città del Messico, a Polanco, il quartiere del lusso della megalopoli (28 milioni di abitanti), la produzione enoica del Belpaese, in un mercato destinato a crescere, a medio termine, del 10% all’anno. E dove un bottiglia su 6 consumata è di Lambrusco italiano, racconta a WineNews uno dei principali importatori in Messico, Giovanni Orlotti, a capo della Camera di Commercio Italiana di Città del Messico. “Il Messico sembra gli Usa di tanti anni fa - spiega - e si può crescere ancora tanto”. Eppure, c’è già una nicchia di wine lovers dall’altissima capacità di spesa, che apprezzano “soprattutto i Super Tuscan, seguiti dal Barolo, dal Brunello di Montalcino e dall’Amarone, anche se i vini che piacciono subito sono quelli del Sud Italia”, spiega Rolly Pavia, proprietario di 5 ristoranti compresa L’Osteria del Becco, casa madre della cantina di fine wine italiani più ricca di tutta l’America Latina, con oltre 50.000 bottiglie.
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Cronaca
Playboy festeggia 65 anni, e si regala un vino
Un compleanno che si rispetti, si festeggia stappando una buona bottiglia di vino. Oppure, realizzandone una commemorativa dell’anniversario. E così ha fatto niente meno che Playboy, la rivista erotica più celebre del mondo, fondata da Hugh Hefner, e che per celebrare i suoi 65 anni di pubblicazione, ha creato un vino rosso, blend made in California, in partnership con la società Lot18. Playboy che non è nuova, in realtà, a incursioni nel mondo del vino: nel 2012, in Usa, aveva già lanciato il suo “Wine Club Playboy”.
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Wine & Food
1,36 miliardi di fatturato (+6,7%) e 12,7 milioni di presenze nel 2017: vola l’agriturismo
Con 1,36 miliardi di euro di fatturato (+6,7% sul 2016) e 12,7 milioni di presenze (+5,3%), e Sicilia, Puglia e Toscana in testa tra le mete predilette, nel 2017 vola l’agriturismo in Italia: a dirlo, il “Rapporto 2018 agriturismo e multifunzionalità” dell’Ismea, su un settore in crescita ininterrotta negli ultimi 20 anni, oggi maturo ma in continua evoluzione. A sostenere la domanda sono soprattutto i turisti stranieri (58% delle presenze, +6,5%), con una crescita a doppia cifra, accanto ai tradizionali Paesi di provenienza Germania, Paesi Bassi, Francia e Usa, per chi proviene da Brasile, Russia, Cina, Croazia e Danimarca. In Italia si contano 23.406 aziende attive (+3,3% sul 2016, per 253.328 posti letto), concentrate per lo più al Nord (45%), quindi al Centro (35%) e al Sud (20%), ma con in testa Toscana, Alto Adige e Lombardia.
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WineNews.tv
Il futuro della governance dei territori del vino passa da un nuovo rapporto pubblico-privato
A WineNews il professor Davide Gaeta, docente di Economia dell’impresa Vitivinicola e Politica Vitivinicola: “tanti gli aspetti da rivedere, ed in incredibile che in un Paese come l’Italia se ne inizi a parlare solo oggi. Tutto parte da un nuovo rapporto tra istituzioni ed imprese, ma anche da una revisione normativa. A cominciare dei criteri di rappresentatività all’interno dei Consorzi del vino, e dalla loro funzione”.
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Cantina Orsogna
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