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N. 3.983 - ore 17:00 - Venerdì 14 Giugno 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Le scorte di vino in cantina diminuiscono ma non a ritmo spedito: 46,4 milioni gli ettolitri in giacenza al 31 maggio 2024, -7,1% sul 30 aprile 2024 e -12,3% sulla stessa data 2023, a cui aggiungere 3,5 milioni di ettolitri di mosti (-29%) e 48.000 ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (-13%). A dirlo è l’ultima edizione di “Cantina Italia” dell’Icqrf, sulla base dei registri telematici del vino. Il principale quantitativo è nelle regioni del Nord (59,3%), Veneto in testa (26,1%); il 56% del vino detenuto è Dop, il 25,4% è Igp. Le giacenze sono molto concentrate, le prime 20 denominazioni valgono il 58,2% con il Prosecco Doc che, da solo, copre il 12,1%. | |
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| | Un’analisi incentrata sulla “consumer survey”, realizzata da Nomisma e presentata all’Assemblea Generale Federvini, a Roma, approfondisce il tema sui consumatori del domani in un mercato chiave come quello negli Stati Uniti, sia per il vino che per gli spirits, analizzando aspetti come le abitudini, comportamenti e luoghi di consumo, i criteri di scelta e le caratteristiche più ricercate, i cambiamenti rispetto al passato ed i trend futuri. Emerge che negli ultimi 12 mesi il 61% ha consumato vino ed il 60% spirits. Negli ultimi tre anni il consumo di vino è cresciuto leggermente (+1%), stabili gli spirits, mentre quelli che hanno fatto meglio sono gli hard seltzer (+5%), molto in voga tra i giovani, ed i ready to drinks cocktails (+4%), mentre la birra scende leggermente (-1%). Tornando al vino, rispetto a 5 anni fa, le preferenze sono cambiate e rispecchiano la voglia di esplorare, e quindi la ricerca della novità, ma anche di un’attenzione crescente verso prodotti meno alcolici ed all’insegna della sostenibilità: la prima voce di cambiamento riguarda un maggior consumo legato a più regioni (28%, ma 33% per la Gen X), davanti al consumo dei vini bianchi fruttati (24%), la maggiore attenzione all’acquisto di vini di qualità (24%, 29% i Millenials), la sperimentazione di diverse tipologie di rosé (21%). Interessante notare le tipologie di vino che cresceranno di più, per i consumatori, nei prossimi 2/3 anni: in testa c’è il marchio biologico (71%), insieme a certificazione sostenibile (71%). E poi la crescita dei piccoli produttori (69%), ed i premixati (68%, ma addirittura 75% per la Gen Z), la limited edition (61%, 70% per la Gen Z), rosè/orange wine (60%, 64% per Gen Z). Per gli spirits, negli ultimi cinque anni c’è stata più voglia di sperimentare le diverse tipologie, di consumarne in modalità pura, e un’attenzione crescente per la fascia premium e super premium anche se c’è anche un 25% che dice di non aver cambiato preferenze. Rispetto al vino, l’approccio agli spirits, per Millenials, Gen X e Baby Boomers, parte con la possibilità di bere alcolici più che per un fattore di disponibilità economica; tra le nuove tipologie che si prevede possano diventare popolari nei prossimi 2/3 anni, nel podio ci sono premixati (69%), semplici da mixare (69%, 72% per Gen Z) e quelli di fascia alta/premium (67%). | |
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| | Il welfare aziendale paga, e sempre più imprese ci investono. Tanto che ormai il 75% delle Pmi italiane ha un livello almeno medio di welfare interno, ed il 33% ha un livello alto o molto alto, triplicato dal 2016 ad oggi. Con fatturati in crescita per il 28,8% delle imprese che ha un livello iniziale di welfare, ed per il 46,5% di quelle a livello molto alto. Fotografia che emerge dal “Welfare Index Pmi” 2024 di Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane, tra cui Confagricoltura, a cui hanno preso parte 7.000 imprese. E anche il vino, come sempre, ha avuto la sua parte, con premi andati a realtà come Tenute Ruffino, uno dei nomi storici del Chianti Classico (oggi del gruppo Constellation Brands, ndr) e a due realtà di riferimento del vino di Campania, Mastroberardino e Terredora. | |
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| | | L’Italia è in testa alla classifica europea per volume d’affari dei ristoranti, che nel 2023 ha raggiunto i 41 miliardi di euro. A livello globale invece, la nostra cucina vale oltre 240 miliardi di euro, superando i numeri dell’anno precedente pari a 228 miliardi (+5,4%), e a fronte di una valutazione complessiva mondiale di 2,797 miliardi. A dirlo è la nuova edizione del report “Foodservice Market Monitor” di Deloitte. Lo studio analizza due diverse categorie di ristorazione: i “full service”, ovvero il ristorante tradizionale con servizio al tavolo, e le catene. Nella prima l’Italia si conferma leader in Europa segnando una crescita del +9,6% sull’anno precedente, mentre è più indietro sulla seconda: l’incidenza del cibo in franchising sul totale del mercato italiano rimane piuttosto bassa (10%), anche se la crescita su base annua delle catene nel nostro Paese è allineata all’andamento globale. “Il comparto Foodservice italiano continua a registrare ottimi risultati e quest’anno il valore globale di quella che possiamo definire come “cucina italiana nel mondo” è cresciuto ulteriormente - ha detto Tommaso Nastasi, partner e value creation service leader Deloitte Italia - un segnale molto positivo che va di pari passo con i risultati dei “Full service restaurant”: il nostro Paese è il primo in Europa per valore generato”. | |
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| | | La siccità in Sicilia mette in difficoltà gli agricoltori. Nelle Basse Madonie, denuncia la Cia, le mietitrebbie sono ferme, centinaia di ettari sono spogli e ci sono decine di aziende a rischio chiusura. “Mai vista un’annata tanto pessima - il coro unanime dei produttori – nessuno può permettersi di non incassare un euro dopo averne spesi a migliaia, serve un intervento di sostegno immediato. C’è il serio rischio di chiusura di tante aziende e di perdita di un ricchissimo patrimonio cerealicolo e zootecnico”. | |
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| | I grandi brand dedicano da sempre attenzione agli eventi sportivi più importanti. Come gli Europei di Calcio che inizieranno stasera in Germania. La birra ufficiale del torneo sarà Bitburger, partner nazionale di Uefa Euro 2024, marchio ben noto in Germania e già legato al calcio come dimostra la lunga partnership come sponsor del Bayer Leverkusen. Non mancheranno le birre analcoliche, sempre più in evidenza negli eventi sportivi. Tra gli sponsor globali c’è anche Coca-Cola, mentre tra quelli nazionali figura Wiesenhof, produttore di carne. Il pallone spingerà in alto i consumi di bevande, birra in primis: per una ricerca Takepayaments, in Uk saranno consumate 604,5 milioni di pinte, per oltre 2,4 miliardi di sterline. Mentre la Nazionale italiana si porta in Germania spaghetti e Parmigiano, e diventa testimonial dei prodotti Dop e Igp del Belpaese. | |
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| | | La lettura di Paolo De Castro, ex eurodeputato e decano della politica agricola italiana ed europea. “Serve un Commissario all’Agricoltura forte. E una squadra che abbia a cuore il settore, che riesca a fare quella sintesi che nella scorsa legislatura non siamo riusciti a fare perché abbiamo dovuto bilanciare la dimensione ambientale con quella economico-sociale. Sulla transizione ecologica, gli agricoltori vanno accompagnati. Scontro tra agricolture europee? Il modello mediterraneo della qualità, delle Dop e Igp non è in discussione, ma ci sono sensibilità diverse”. | |
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