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WineNews
N. 4.212 - ore 17:00 - Martedì 6 Maggio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Lo Champagne tra presente e futuro
“Dobbiamo migliorare la nostra immagine di fronte agli occhi dei giovani consumatori. Sappiamo che in Usa, mercato molto importante per noi (da oltre 27 milioni di bottiglie, ndr), una bottiglia di Champagne su due viene usata come base per un cocktail. Ci sono strade da esplorare in questo ambito della mixology”. Così ha parlato Maxime Toubart, presidente Syndicat Général des Vignerons de la Champagne (Sgv), nell’assemblea generale sul presente e il futuro delle iconiche bollicine francesi. Tra i temi “caldi” anche quello della flavescenza dorata: allo studio una “riserva di solidarietà” per aiutare i viticoltori colpiti.
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Primo Piano
La Gen Z consuma meno alcol rispetto alle precedenti, ma non sarebbe per motivi salutistici
Non è la ricerca del salutismo e nemmeno la voglia dell’esperienza premium. La Gen Z consuma meno vino perché non può (ancora) permetterselo. A dirlo è una ricerca Rabobank, che ha indagato i fattori strutturali ed economici alla base del comportamento dei nati tra il 1997 e il 2012 riguardo al consumo di alcol negli Stati Uniti, per smentire “una narrazione” giudicata da Bourcard Nesin, analista senior del settore bevande dell’istituto bancario, “eccessivamente esagerata e semplicistica”. Il report “The real reasons Generation Z is drinking less alcohol” spiega come, rispetto alle generazioni precedenti, la Gen Z ha in media redditi più bassi e occupazioni meno stabili, e, inoltre, molti si trovano ancora sotto l’età legale per poter bere (negli States servono 21 anni per consumare alcol, ndr). Eppure, la spesa dedicata all’alcol rispetto al reddito netto, è la stessa dei Millenials (nati tra il 1981 e 1996) nella medesima fase della vita anche se, in termini assoluti, è più bassa in valore. Per ora. Perché secondo Nesin, i ragazzi della Gen Z stanno ancora studiando e quando “otterranno lauree e titoli di studio avanzati, avranno occupazioni meglio remunerate e l’incremento del reddito inciderà sull’aumento della spesa per gli alcolici”. Ma non è solo una questione di soldi, c’è anche una componente legata alla socialità: la ricerca racconta che nel 1991, il 64% degli studenti all’ultimo anno delle scuole superiori si era ubriacato almeno una volta e che nel 2024 la percentuale è scesa al 33% con il calo che ha cominciato a verificarsi dopo il 2012, anno dell’esplosione degli smartphone. Se i telefonini moderni da un lato hanno avuto l’effetto positivo di far diminuire il consumo di alcol tra minorenni, dall’altro hanno, però, portato i giovani a trascorre più tempo online e meno a socializzare di persona, con il risultato che le occasioni di socialità si sono progressivamente ridotte: e meno uscite e meno party significano, infatti, anche meno “drinking occasions”, occasioni per bere. Infine, la questione demografica: il 50% degli appartenenti alla Gen Z negli Stati Uniti è composto da afroamericani, asiatici e latini, che consumano meno vino. Unito al fatto che tra gli under 25, le donne rappresentano la maggioranza dei consumatori di alcol e, tendenzialmente, bevono meno degli uomini.
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Vale 9 miliardi il turismo del cibo
Nei primi quattro mesi del 2025 il valore del turismo enogastronomico è salito a 9 miliardi di euro, con il cibo che rappresenta la prima voce di spesa delle vacanze in Italia, oltre alla motivazione principale per la scelta del Belpaese. I risultati di inizio anno e soprattutto dei ponti di Primavera, dalla Pasqua al Primo Maggio, confermano quanto il patrimonio enogastronomico sia centrale nell’esperienza della vacanza made in Italy. Questo tesoro culturale diffuso capillarmente su tutto il territorio nazionale rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo economico e occupazionale del Paese. É l’analisi di Coldiretti/Terranostra Campagna Amica diffusa in occasione del convegno “Campagna e città. Cucina italiana e turismo” a “TuttoFood” (Milano, 5-8 maggio), evento di rilievo internazionale dedicato all’agroalimentare.
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Focus
Primo trimestre 2025 difficile per il vino negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, gli ultimi dati SipSource, lo strumento della Wine & Spirits Wholesalers of America che monitora quanto esce dai magazzini degli importatori e finisce effettivamente in vendita, rivelano che sia il vino che i superalcolici hanno affrontato un primo trimestre 2025 difficile, con un calo generalizzato di volumi e ricavi. Secondo i numeri di fini marzo analizzati da SipSource, infatti, il volume degli alcolici è sceso del -6,3% e i ricavi sono calati del -5,1% nel primo trimestre 2025. I dati su base mobile a 12 mesi alla fine del primo trimestre si attestano al -3,8% per il volume e al -3,9% per i ricavi. Anche il vino ha sofferto con un calo del volume del -9,9% e del fatturato a -10,5% nel primo trimestre. Per gli analisti SipSource, i trend precedentemente incoraggianti per i vini da tavola a basso prezzo si sono invertiti, mentre i vini premium sopra i 50 dollari stanno registrando una crescita in volume, ma anche una continua debolezza del fatturato, con i fornitori che stanno smaltendo gli arretrati di magazzino. Viene evidenziata anche un’inversione di tendenza nella premiumizzazione: dopo anni in cui la crescita del fatturato ha superato quella del volume, negli ultimi mesi l’andamento dei volumi ha superato quello dei ricavi per quanto riguarda il vino.
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Cronaca
Grandi vini e glamour a Porto Cervo
Grandi vini, atmosfera glamour, cene stellate e Dj set famosi in Costa Smeralda, località-icona della Sardegna da sempre meta del jet set internazionale e del turismo luxury: torna il “Porto Cervo Wine & Food Festival” (8-11 maggio), organizzato da Marriott International, il primo, grande evento della stagione (edizione n. 14), che lancia ufficialmente l’estate. Al “Cervo Conference Center” di Porto Cervo saranno presenti 60 espositori di vino & spirits e oltre 20 del food, tra aziende storiche e new entry di prestigio.
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Wine & Food
Veronafiere, nel 2024 miglior bilancio di sempre: ricavi a 125,5 milioni di euro, utile a +150%
Il 2024 segna il miglior bilancio di sempre nella storia di Veronafiere, tra i principali player fieristici internazionali, attiva dal 1898 da Verona, sia a livello di Gruppo che per la Capogruppo. I risultati, approvati dal Cda e dall’Assemblea dei Soci, che, ieri, all’unanimità ha confermato Federico Bricolo alla presidenza per il triennio 2025-2028, testimoniano il rilancio dell’attività fieristica e l’efficacia del Piano One Veronafiere 2024-2026. I ricavi consolidati del Gruppo raggiungono 125,5 milioni di euro, con un incremento di 5 milioni di euro sul 2023, e l’Ebitda si attesta a 25,8 milioni di euro, in aumento di 3,5 milioni di euro (+15,7%). Il risultato netto di Gruppo al 31 dicembre 2024 rileva un utile di 9,5 milioni di euro a fronte di un utile dell’esercizio precedente di 3,8 milioni del 2023, con un incremento record del 150%.
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WineNews.tv
“Gli italiani vogliono essere informati sui rischi alimentari, ma anche liberi di essere sregolati”
“Gli italiani si sentono liberi di scegliere consapevolmente cosa mangiano e bevono perché sanno che la scelta del menu è fondamentale, ma non lo sono perché soffrono di scarsa informazione, su cui richiamano le istituzioni: temono di essere disinformati, anche volontariamente, sui rischi alimentari. La parola chiave è libertà: per il 95% la consapevolezza è importante, ma anche la libertà di essere sregolati”. Così, a WineNews, Giorgio De Rita, segretario generale Censis, autore del Rapporto “Cibo e Libertà. Binomio inscindibile nello stile di vita italiano” con Federalimentare.
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