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WineNews
N. 4.176 - ore 17:00 - Martedì 18 Marzo 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Pharrell Williams per Moët & Chandon
Dopo Lady Gaga per Dom Perignon e Mika per Nicolas Feuillatte, un’altra grande star della musica internazionale firma un’esclusiva limited edition per una prestigiosa Maison di Champagne: Pharrell Williams - musicista e produttore, 13 volte vincitore del Grammy Award - lancia una linea a proprio nome per Moët & Chandon, espressamente dedicata a festeggiare le ricorrenze importanti della vita, in particolare i compleanni. L’intera collezione è contraddistinta dal tema del fiocco, che richiama quelli originali di stoffa che adornavano le bottiglie di Moët & Chandon nel 19° secolo e che simboleggiano “unione, generosità, gioia e sorpresa”.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
I dazi minacciati da Trump su vini e spirits Ue non piacciono neanche agli americani
Ad oggi, i dazi al 200% “su tutti i vini, Champagne e prodotti alcolici provenienti dalla Francia e da altri Paesi rappresentati dall’Unione Europea” annunciati qualche giorno fa dal presidente Usa Donald Trump, se l’Unione Europea non rimuoverà i dazi al 50% sui whisky americani, restano una minaccia, uno spauracchio. A cui nessuno vuole davvero credere, ritenendoli più una provocazione per poi trattare su altri livelli, che altro. Ma in attesa di capire cosa succederà davvero (la “deadline” annunciata, ad oggi, è il 2 aprile 2025, ndr), dopo gli ovvi messaggi di grande preoccupazione lanciati dalla filiera del vino europea e italiana, alla ProWein 2025 (che chiude oggi a Düsseldorf), dove è presente anche una piccola, ma significativa rappresentanza di produttori e distributori Usa, siamo andati a cercare di capire che aria si respira dall’altra sponda dell’Atlantico, nel mercato più importante del vino mondiale (e prima destinazione per l’Italia, che in Usa realizza quasi un quarto di tutto il suo export in valore, 1,9 miliardi di euro su 8,1 in totale, nel 2024, secondo i dati Istat, analizzati da WineNews). E per capire se davvero l’industria americana pensa che eventuali dazi sarebbero qualcosa di “fantastico per le attività di vino e Champagne negli Stati Uniti”, come detto dallo stesso Trump. Che ci sia grande tensione, in un mercato come quello americano, già messo in difficoltà da una situazione economica difficile che deprime i consumi di molti beni voluttuari, vino compreso, lo si percepisce subito, anche dal fatto che, a “microfoni aperti”, nessuno o quasi vuole esporsi e parlare. Ma fuori dai denti, se tutti ovviamente dicono “wait & see”, aspettiamo e vediamo che succede, emerge chiarissimo il fatto che i dazi sui vini europei l’industria americana non li vede certo come opportunità, anzi: con dazi al 200% (ma anche al 50%, come quelli che oggi l’Ue impone sui whisky Usa) tutti parlano di “shutdown”, di crollo del settore. E con il rischio più grande che sarebbe quello di vedere gli americani, che già consumano meno vino per questioni economiche, salutistiche e generazionali, sostituire il vino, se divenisse meno accessibile, con altre bevande. Con un percorso al contrario, poi, tutt’altro che semplice e scontato (in approfondimento).
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Export, nel 2024 crescono anche i vini fermi
Un 2024 da record, alla voce export, per il vino italiano (8 miliardi di euro), con il boom delle bollicine. Ma i numeri raccontano anche di uno stato di salute buono per i vini fermi. In particolare quelli a denominazione (Dop/Igp) capaci di fare meglio nel confronto tra 2023 e 2024. Come riportano i dati pubblicati da Ismea ed analizzati da WineNews, l’export per i vini fermi Dop, nel 2024, ha superato i 6 milioni di ettolitri (+7,6%), per un valore di 3,17 miliardi di euro (+5,6%). Bene anche gli Igp fermi che, nel 2024, oltrepassano i 4,5 milioni di ettolitri (+3,4%), generando esportazioni per 1,48 miliardi di euro (+1,1%). Tra i vini Dop, i fermi sono il 52,5% delle esportazioni complessive in volume ed il 57,6% in valore (anno 2024). Il calo è contenuto: nel 2023 si prendevano il 54,23% dei volumi e il 58% in valore delle esportazioni.
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Focus
Pinot Grigio, una nuova tipologia a bassa gradazione alcolica
Il Consorzio del Pinot Grigio Doc Delle Venezie, primo vino bianco fermo italiano per volumi di produzione ed export con oltre il 90% di consumi all’estero - stimola il settore e le istituzioni vitivinicole su soluzioni per superare le criticità attuali, assumendosi un ruolo che denuncia la lentezza con cui in Italia si mette mano ai cambiamenti necessari per affrontare le esigenze del mondo produttivo alle prese con consumi in calo, rivolti verso vini meno alcolici e più sostenibili, ed il cambiamento climatico, a cui si è aggiunta la “questione dazi”. E lo fa con un progetto di modifica del disciplinare di produzione che propone l’introduzione di una tipologia di Pinot Grigio Doc a bassa gradazione alcolica naturale e l’utilizzo di varietà resistenti, vietato dall’articolo 33 comma 6 del Testo Unico per i vini Doc e Docg, chiedendo una risposta chiara alla sua modifica. “Il Consorzio si sta approcciando ad una nuova visione molto ambiziosa per assicurare futuro e sostenibilità economica alle migliaia di viticoltori che producono Pinot Grigio delle Venezie. Stare fermi in un momento così dinamico e di evoluzione dei mercati e del pensiero non ha senso, diversamente lo subiremo. In questo quadro anche il ruolo dei Consorzi dovrà cambiare velocemente”, ha spiegato il presidente Albino Armani.
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Cronaca
Antica Bottega del Vino a Cortina
Cortina d’Ampezzo si sta preparando a diventare la capitale mondiale dello sport invernale con i Giochi Olimpici e Paralimpici del 2026: proprio nel nuovo “place to be” italiano investe l’Antica Bottega del Vino, iconico locale veronese di proprietà di 10 Famiglie Storiche, custodi della tradizione enologica dell’Amarone (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi e Zenato) e baluardo della cultura del vino in città, che aprirà un nuovo ristorante nel centro storico della Regina delle Dolomiti.
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Wine & Food
Agricoltura È: l’Italia manda in scena il made in Italy agroalimentare, nel Villaggio di Roma
Agricoltura è, soprattutto in Italia, cibo, crescita, ambiente, energia, qualità, solidarietà, storia, ricerca e futuro. Tutti aspetti che saranno nel Villaggio Agricoltura È, che il 24, 25 e 26 marzo, inaugurato dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella (lunedì 24 alle ore 12, mentre alla Premier Giorgia Meloni sarà affidata la chiusura, mercoledì 26 marzo), terrà banco a Roma, in Piazza della Repubblica, con la regia del Ministero dell’Agricoltura. La data non è casuale: il Ministero ha voluto celebrare la ricorrenza della firma dei Trattati di Roma che il 25 marzo 1957 diedero vita alla Comunità economica europea-Cee. “L’agricoltura è il cuore dell’identità europea, un patrimonio di tradizioni e innovazione che guarda al futuro”, ha detto nella presentazione il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
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WineNews.tv
“Solo chi è al tavolo delle trattative può parlare dei dazi. Consiglio di non fare allarmismi”
“Solo chi è seduto al tavolo delle trattative può parlare dei dazi, candidati autorevoli, come il Ministro Tajani, che guida tutta la diplomazia, e la Premier Meloni, che ha buoni rapporti con l’amministrazione Usa. Consiglio di aspettare prima di fare allarmismi. Abbiamo mercati in crescita, il mondo vuole il vino e l’agroalimentare made in Italy. Siamo stati a “Wine Paris”, siamo a “ProWein”, saremo a Vinitaly e tornerà Vinitaly Chicago: stiamo spingendo molto i momenti di business come “Sistema Paese”, e come ci ha chiesto lo stesso Tajani”. Così, a WineNews, Matteo Zoppas, presidente Agenzia Ice.
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