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N. 2.623 - ore 17:00 - Mercoledì 27 Marzo 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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La “Campania Felix” racconta la storia e la diversità dei suoi vini, legandola all’arte e alla bellezza dei paesaggi. E così, se Mimmo Paladino, tra i maggiori artisti italiani contemporanei e maestro della Transavanguardia, ha firmato il manifesto di Sannio Falanghina “Città Europea del Vino 2019”, si avvicina “Campania Stories”, evento che, dopo aver portato il meglio della produzione regionale nella Reggia di Caserta, nel 2018, si sposta in un altro Patrimonio Unesco, la Costiera Amalfitana, tra Ravello e Cetara (28 marzo-1 aprile) per raccontare al mondo le nuove annate dei vini che nascono dagli antichi vitigni e dai tanti territori della Regione. |
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Nel giro di venti anni l’Italia del vino, con tutte le sue criticità, ha fatto passi da gigante sui mercati del mondo, conquistando, in molti casi, posizioni di vertice, dagli Usa alla Germania, dal Regno Unito al Canada, dal Giappone alla Svizzera. Merito, senza dubbio, del grande lavoro dei produttori, sia sul fronte della qualità dei vini che su quello della promozione. Ma è innegabile che, soprattutto su questo secondo aspetto, negli ultimi anni, abbia avuto un ruolo determinante l’apporto della misura Promozione sui Paesi Terzi dell’Ocm Vino, nonostante le tante difficoltà, ritardi ed inefficienze di applicazione, in particolare negli ultimi 2-3 anni. “Parliamo di una misura che ha fatto convergere sul comparto, stando solo agli ultimi quattro anni, un ammontare medio di 87 milioni di euro, spesi in investimenti promozionali”. A dirlo il professor Alberto Mattiacci, docente di Economia e Gestione delle Imprese alla Sapienza di Roma, oggi nel workshop “Vino e Mercati Terzi” di scena a Roma, firmato da Confagricoltura. E a godere di più della misura, per Mattiacci, sono soprattutto le imprese più piccole. “Se a beneficiare di questi sostegni sono state, in misura diversa, realtà grandi, medie e piccole - spiega Mattiacci - mi sento di dire che, in particolare le imprese di minore dimensione, sono quelle che traggono i benefici maggiori dall’Ocm Promozione. In particolare, mi riferisco a tre aspetti: incremento di fatturato, crescita dell’organizzazione interna, crescita delle relazioni di mercato”. Aspetti di non poco conto, soprattutto in un mercato del vino sempre più competitivo, e dove si evidenziano tre tendenze principali. “La proliferazione dell’offerta, che rende il mercato sempre più un buyer market - mercato del compratore; la premiumisation, che vede l’offerta tendere a una innovazione di valore sempre più spinta; la sofisticazione del consumo, che sposta l’attenzione dal prodotto come fatto tecnico a fatto esperienziale. E in un un mercato del compratore, in particolare per la piccola impresa, diviene strategico acquisire la capacità di governare il prezzo di vendita. In conclusione, non ho remore nell’affermare che la misura Ocm Promozione rappresenti una occasione unica per aiutare, in particolare le imprese minori, a vincere questa complessa sfida”. |
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Periti agrari, giornalisti, avvocati, medici: sono tante le professioni ad avere un ordine professionale riconosciuto dalla legge, che ne detta la linea di etica professionale e comportamentale da seguire. Mancano all’appello gli enologi, figure fondamentali della filiera del vino. E proprio la creazione di un Ordine professionale degli enologi ed enotecnici è uno degli obiettivi di Assoenologi, guidata da Riccardo Cotarella, come spiegato dallo stesso presidente: “siamo stati inseriti nell’elenco delle associazioni che possono rilasciare attestati professionali del Ministero dello Sviluppo Economico. Si tratta di un’anticamera dell’istituzione dell’Ordine Professionale, che sarà il nostro obbiettivo.” Una sfida lanciata, anche in vista del Congresso Assoenologi, di scena a Matera, Capitale della Cultura Europea, dal 31 ottobre al 3 novembre 2019.
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Il binomio tra vino ed architettura è tutt’altro che nuovo, ma negli ultimi anni l’incontro tra archistar e imprenditori enoici ha dato vita a vere e proprie cattedrali in ogni angolo del mondo. A partire dall’Italia, ovviamente, dove secondo “Architectural Digest”, uno dei magazine di riferimento per l’architettura, si trovano tre delle diciannove cantine di design più belle del pianeta. A partire da “Antinori nel Chianti Classico”, a San Casciano Val di Pesa (Firenze), progettata da Marco Casamonti dello Studio Archea Associati ed ispirata ai tagli di Fontana: inaugurata nel 2012, è diventata la nuova sede della famiglia Antinori, ventiseiesima generazione di vignaioli, ed è un esempio perfetto di integrazione nel territorio, che gli è valso nel 2014 il premio “Building of the Year”. Quindi “Rocca di Frassinello”, dependance maremmana della griffe chiantigiana Castellare di Castellina, firmata Renzo Piano, resa unica da elementi industriali come la torre rettangolare che sovrasta la cantina riflettendo la luce al suo interno. Infine, “Petra Winery”, la cantina di Suvereto del Gruppo Terra Moretti, progettata dall’architetto svizzero Mario Botta, e contraddistinta da alcuni dei suoi elementi architettonici distintivi, come la forma cilindrica ed il giardino sul tetto. |
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Nonostante le sue tante eccellenze ed i suoi primati nel mondo, l’agroalimentare italiano fa segnare, ancora, una bilancia commerciale negativa: 41,8 miliardi di euro l’export 2018, a fronte di importazioni per 44,7 miliardi di euro. In questo quadro, il vino si conferma ancora una volta campione del made in Italy, con un saldo positivo di 5,8 miliardi di euro, in crescita sui 5,6 del 2017. Emerge dall’analisi Ismea su dati Istat. Nel dettaglio, però, spiega Ismea, si è accentuato il deficit commerciale del settore agricolo, mentre è cresciuto il surplus dell’industria alimentare. |
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L’unione fa la forza, e vale anche per la promozione dell’agroalimentare made in Italy. Lo sa bene il Consorzio dell’Asti Docg, capace di farsi capofila di due importanti progetti triennali, finanzianti con ben 6 milioni di euro ognuno a livello Ue. Uno, già avviato, ed incentrato sugli Usa, in partnership con l’Istituto di Valorizzazione dei Salumi Italiani ed il Consorzio del Provolone Valpadana. L’altro, sempre triennale, si focalizzerà su Germania, Spagna, Uk e Polonia, e vedrà, a fianco del Consorzio dell’Asti, tra gli altri, quelli del Prosecco Docg e del Vino Nobile di Montepulciano, ma anche l’Associazione Produttori Olivicoli Toscani e non solo. Progetti al centro dell’incontro di scena il 29 marzo ad Asti, con, tra gli altri, l’eurodeputato Alberto Cirio, ed il presidente e il direttore del Consorzio dell’Asti, Romano Dogliotti e Giorgio Bosticco.
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Secondo uno dei decani della ricerca scientifica sul vino, crescerà l’utilizzo di vitigni resistenti, ma anche della viticoltura biologica. “La tendenza alla concentrazione su poche varietà la confermano i vivaisti, che ovviamente riproducono ciò di cui c’è richiesta sul mercato. Il clima sta cambiando le cose, ma ci sono tanti strumenti a disposizione dei produttori. Di certo però serve un cambiamento di approccio e di strategia”. |
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