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WineNews
N. 2.768 - ore 17:00 - Lunedì 4 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Novello, da moda a nicchia di mercato
Diventato ormai più un rituale di nicchia che un prodotto di massa, il Novello, ossia il primo vino della vendemmia 2019, torna sulle tavole degli italiani, con 2 milioni di bottiglie. Una produzione iniziata alla metà degli anni Settanta, dopo che in Francia i vignaioli del Beaoujolais, per superare una stasi di mercato, misero in commercio il Beaoujolais Nouveau, per rivalorizzare il loro vino prodotto con uve Gamay. Il vino novello made in Italy ha quindi registrato una rapida espansione, toccando il picco di 17 milioni di bottiglie dieci anni fa, per poi scendere progressivamente sino ai 2 milioni attuali, pagando il declino di quella che è stata una vera e propria moda.
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Primo Piano
Storia, varietà e ricerca, intorno ed oltre il “totem” Aglianico: la Basilicata del vino di domani
Un presente che, nella vulgata, è legato quasi esclusivamente al Vulture e all’Aglianico, ma un futuro che, animato dalla stessa forza d’animo con cui i sassi di Matera sono stati trasformati in una delle meraviglie del mondo, vuole recuperare il passato, l’enorme varietà di vitigni di antica coltivazione salvati e recuperati (oltre 60), e guardare al domani, attraverso la promozione, per farsi conoscere e per valorizzare le proprie produzioni, vinicole ma non solo, ma anche attraverso la ricerca scientifica, esplorando ogni frontiera, compresa quella della genetica. È il coacervo vitale che racconta la Basilicata del vino, terra lucana in cui la viticultura è storia di millenni, con un tessuto istituzionale e produttivo che è tornato a lavorare unito, nelle sue diversità, per costruire un futuro nuovo con le radici affondate su solide basi. Solide come una storia antichissima, perché qui la viticoltura è presente fin dal 1300 a. C., raccontata nelle testimonianze degli storici romani Plinio e Stradone, nella terra che ha dato i natali al poeta latino Quinto Orazio Flacco, nato a Venosa. Solide come i sassi di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, che ha ospitato il Congresso degli Enologi Italiani (Assoenologi), con la regia dell’Enoteca Regionale Lucana, guidata da Paolo Montrone. Oggi, la Basilicata, nei suoi 2.000 ettari di vigna (di cui la metà dedicata alla produzione di vini Dop), oltre all’Aglianico racchiude decine e decine di vitigni antichi, e nel suo essere piccola, per dimensione, è una della Regioni italiane più ricche in questo senso. E si tratta in molti casi di vitigni quasi estinti, e recuperati solo di recente, dall’Aglianico Bianco al Guarnacino Nero. Ma è dal Vulture, negli ultimi 15 anni, che è arrivata la svolta, dapprima con la nascita della Docg (Aglianico del Vulture Superiore), quindi con la crescita esponenziale del numero di cantine, passate da 45 a più di 100, compresi alcuni dei gruppi vinicoli più importanti del Belpaese, come Gruppo Italiano Vini, Feudi di San Gregorio con Basilisco, e Tommasi con cantina Paternoster. Una storia “nuova”, che affonda le proprie radici nelle 1.250 cantine scavate nel tufo vulcanico, trampolino di lancio per le nuove Doc (come il Matera) e la gastronomia...
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Oiv, i numeri della vendemmia 2019
Dopo un 2018 decisamente abbondante, che ha visto una produzione di vino a livello mondiale di 292 milioni di ettolitri, la vendemmia 2019 dovrebbe portare ad una produzione decisamente più bassa, tra i 258 ed i 267 milioni di ettolitri (esclusi succhi e mosti): ecco le stime, presentate a Parigi, dell’Organizzazione Mondiale della Vigna e del Vino (Oiv). Che sottolinea come, nonostante un calo del 10% sul 2018, il livello di produzione 2019 sia nella media del periodo 2007-2016. Con differenze da zona a zona. Nell’Unione Europea, la produzione di vino 2019 ha risentito fortemente delle condizioni climatiche avverse, dalle gelate alla siccità, risultando inferiore alla media. Il volume di produzione, stimato in 156,0 milioni di ettolitri (ossia il 60% della produzione mondiale), è inferiore del 15% rispetto al 2018, pari ad un calo di 26,7 milioni di ettolitri.
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Focus
Il “programma” del Ministro Bellanova per il vino
“Il mio impegno è rivolto a semplificare la vita alle imprese agricole e alle cantine, che con il vino producono ciò che più valorizza la nostra agricoltura. Presto istituirò la cabina di regia, che coinvolgerà tutte le rappresentanze della filiera, per capire le loro necessità, e poi decidere cosa accogliere e cosa no. Con una convinzione: le regole generali si discutono e si cambiano in Europa, la nostra casa comune”. Parole del Ministro delle Politiche Agricole ed “enologo ad honorem” Teresa Bellanova, che ha chiuso il Congresso degli Enologi Italiani, a Matera, con la regia dell’Enoteca Regionale Lucana. Tante le carte messe sul tavolo, dalla semplificazione all’etichettatura degli alimenti, ai decreti attuativi da fare, o da rivedere, per rendere operativi il Testo Unico sul vino e la legge sull’enoturismo. Altro punto chiave, “il supporto alle nostre aziende nell’export: il Ministero ha sbloccato i 28 milioni di euro dell’Ocm Vino a disposizione delle imprese per la promozione nei Paesi Terzi, ma le istituzioni devono lavorare affinché il vero made in Italy arrivi nei mercati giusti, quelli che possono permettersi il prezzo di prodotti di qualità, che rispettano i diritti di chi lavora per produrli, e quelli dell’ambiente dove nascono”.
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Cronaca
100 anni di Nino Franco
Una storia lunga cento anni, trascorsi interamente tra le colline patrimonio dell’umanità: è quella della Nino Franco, sinonimo di Prosecco di Valdobbiadene dal 1919, celebrata con una degustazione d’eccezione, che ha portato nei calici, tra gli altri, un Cartizze 1947. Ma di “abbandonare” la dicitura Prosecco, per Primo Franco, che ha raccolto in un libro, “Prosecco way of life”, 50 anni di riflessioni e ricordi, neanche l’idea: “sarebbe una follia, invece dovremmo fare sinergia tra le aziende di eccellenza”.
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Wine & Food
Italia leader del mercato del vino in Russia, pronta a cavalcare la crescita dei consumi
L’Italia, con una quota di mercato di poco inferiore al 30% del totale, si conferma il primo Paese esportatore di vino in Russia, dove nei prossimi tre anni si attende un’ulteriore crescita del 5% della domanda, specie grazie agli sparkling. Emerge da Vinitaly Russia, edizione n. 16, che ha toccato le più importanti città del Paese, Mosca e San Pietroburgo. “Nel 2018, su 900 milioni di euro di vino importato in Russia il prodotto tricolore ha raggiunto i 265 milioni, pari al 29,5% del totale. Negli ultimi 15 anni l’incremento della domanda in questo Paese ha avuto pochi eguali nel mondo e le prospettive future sono positive, se è vero che il peso dell’upper class nel 2022 salirà al 25% sul totale della popolazione - ha osservato il vicepresidente Veronafiere, Matteo Gelmetti - secondo le analisi dell’Osservatorio Vinitaly e Nomisma Wine Monitor”.
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WineNews.tv
Dario Stefàno: enoturismo, risorsa preziosa, ma non ancora non sfruttata al 100%
A WineNews, dal congresso Assoenologi il senatore che è stato primo motore della legge sull’enoturismo. “I numeri sono importanti, ma si può osare ancora di più. In Italia ci sono tra le 5.000 e le 8.000 cantine attrezzate per l’accoglienza, 30.000 aperte per la vendita diretta. Ma si può fare molto molto di più, lavorando anche su un decreto attuativo che può essere migliorato rispetto all’esistente. Il vino ed il cibo sono tra le prime motivazioni di viaggio in Italia. È un treno che non possiamo permetterci di perdere”.
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