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WineNews
N. 4.188 - ore 17:00 - Martedì 1 Aprile 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Il vino, ai tempi di Troia, era per tutti
Il consumo di vino nell’antica città di Troia, in Asia Minore (oggi l’attuale Turchia, ndr) più di 4.000 anni fa, resa immortale dai poemi omerici, era sorprendentemente accessibile a tutti, non solo alle classi elevate o riservato ai riti religiosi: in uno studio pubblicato dall’“American Journal of Archaeology”, secondo i ricercatori delle Università di Tubinga, Bonn e Jena, le coppe di argilla, trovate sia nella cittadella fortificata che nelle aree circostanti, sono una prova tangibile di una cultura del vino diffusa, nella città, dove il vino era dunque consumato in tutti gli strati sociali, e non un privilegio esclusivo dei nobili.
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Primo Piano
Verso Vinitaly 2025, con la visita al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Vinitaly 2025 si prepara ad aprire le sue porte al business del vino in fiera, dal 6 al 9 aprile 2025, ed ai wine lovers in città, a Verona. E lo fa coinvolgendo anche la massime istituzioni del Paese, a testimonianza del valore che ha il vino per l’Italia. Ed oggi, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale a Roma una delegazione di Veronafiere, guidata dal presidente Federico Bricolo, con l’amministratore delegato Maurizio Danese e il direttore generale Adolfo Rebughini, il sindaco di Verona Damiano Tommasi, il presidente Agenzia Ice Matteo Zoppas, la presidente Federvini (Gruppo Vini) Albiera Antinori e la presidente Ceev e Agivi-Uiv Marzia Varvaglione. Un incontro avvenuto, peraltro, alla vigilia delle attese novità sui dazi Usa, che lo stesso Mattarella, nei giorni scorsi, prima nel “Forum della Cultura dell’Olio e del Vino” n. 44, promosso da Bibenda & Fondazione Italiana Sommelier (Fis), poi ad Agricoltura è con la regia del Ministero dell’Agricoltura, a Roma, aveva in qualche modo condannato, sottolineando che “un sistema di dazi e di chiusure creerebbe conseguenze fortemente negative anche per gli apparati produttivi interni. Pensiamo all’Italia: noi esportiamo il 40% del vino che produciamo, un terzo del riso che produciamo, importiamo la metà, il 50% del grano che ci serve. Quando si parla di guerre commerciali spesso si mette l’accento sull’aggettivo commerciali: bisogna metterlo invece sul sostantivo guerre, perché sono guerre anche queste di contrapposizione, che inducono poi a contrapposizioni sempre più dure e più pericolose”. Oggi, nell’incontro, il presidente Veronafiere, Federico Bricolo ha presentato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella temi e novità del Vinitaly 2025, il n. 57, sottolineando il ruolo guida della fiera per la valorizzazione del settore vitivinicolo italiano a livello internazionale, che lo stesso Mattarella ha toccato con mano, con la sua presenza al Vinitaly 2016 (edizione n. 50). “Siamo grati al Capo dello Stato - ha detto Bricolo - per il sostegno e la vicinanza che ha espresso a tutto il settore, in un momento particolare per il mondo del vino italiano dovuto alle tensioni globali che oggi condizionano i mercati di riferimento”.
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Il vino e il cambiamento, secondo Gaja
Affrontare e convivere con il cambiamento climatico, utilizzare i vitigni resistenti solo per i vini generici, cambiare il modo di comunicare il vino, aprendo anche ai vini dealcolati. Sono gli atout della prolusione (in approfondimento) con cui Angelo Gaja, tra i più celebri e ascoltati produttori, icona del vino italiano, artigiano ed ormai sempre più spesso in veste di “conferenziere”, ha aperto, nei giorni scorsi ad Alba, il nuovo Anno Accademico dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino (Aivv), di cui sono stati nominati accademici onorari, oltre a Gaja, anche Oscar Farinetti, patron Eataly e produttore di vino (con diverse tenute del Gruppo Fontanafredda, in Piemonte e non solo), Ferdinando Frescobaldi, Emilio Pedron, manager di lungo corso nel mondo del vino, e Luca Rigotti, alla guida del Gruppo Mezzacorona.
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Focus
San Filippo, l’imprenditore Di Amato affianca Giannelli
Le aziende più prestigiose dei territori più importanti del vino italiano continuano ad essere attrattive per chi ha capitali da investire in un asset che, nonostante il periodo complesso, resta strategico per l’Italia, come i grandi vini. Così succede, ancora una volta, a Montalcino, terra del Brunello, dove, come WineNews è in grado di anticipare, l’imprenditore Fabrizio Di Amato, uno dei nomi più importanti dell’industria italiana (presidente e azionista di riferimento del gruppo Maire, colosso tecnologico che, nel 2024, ha raggiunto ricavi per 5,9 miliardi di euro), con la Maire Investments ha siglato una partnership paritetica con Tenuta San Filippo di Roberto Giannelli, uno dei gioielli di Montalcino, tra le aziende del territorio più premiate dalla critica internazionale (e che, tra i tanti altissimi punteggi assegnati con costanza, negli anni, ai suoi vini, da firme come “The Wine Advocate”, “Decanter”, “James Suckling” e non solo, ha visto il suo Brunello di Montalcino Le Lucére 2015 piazzato sul podio, come n. 3, della “Top 100 Wines of 2020” by “Wine Spectator”). Un investimento importante, per “sviluppare ulteriormente l’unicità di questo progetto a livello internazionale” e “compiere un successivo salto dimensionale, sia in termini di capacità produttiva sia di ampliamento dei mercati”, spiega Tenuta San Filippo.
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Cronaca
Usa, il caso “CalSecco”
“La diffusione in Usa di una nuova variante di vino frizzante che richiama il nostro Prosecco mette a rischio il record delle vendite fatto segnare dal vino italiano più esportato al mondo, con un valore che nei soli States ha raggiunto quasi mezzo miliardo di euro”. A dichiararlo è Coldiretti, commentando le notizie del lancio sul mercato del “CalSecco”, uno spumante, con tanto di marchio registrato, prodotto in California da Rack & Riddle, azienda leader del settore negli Stati Uniti. “E i dazi - aggiunge Coldiretti - potrebbero alimentare ancora di più l’Italian Sounding”.
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Wine & Food
Enogastronomia, la Premier Giorgia Meloni premia i “Maestri dell’Arte della Cucina italiana”
L’enogastronomia italiana, con centinaia di materie prime di eccellenza e di prodotti tipici, Dop, Igp e non solo, è una delle più grandi attrattive per le persone di tutto il mondo per venire a visitare il Belpaese. Grazie ad un patrimonio unico ed inestimabile che viene valorizzato dalla cucina italiana, peraltro in attesa di diventare Patrimonio Immateriale dell’Unesco. E questo avviene grazie a tanti professionisti dei fornelli, maestri che, dalla più semplice trattoria al grande ristorante stellato, trasformano il lavoro di contadini, agricoltori, pastori, pescatori e così via, in vere e proprie opere d’arte nel piatto. Un’arte che il Governo, ora, riconosce, con il premio “Maestro dell’Arte della Cucina italiana”, che sarà assegnato, domani, 2 aprile, a Palazzo Chigi a Roma, dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla presenza del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
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WineNews.tv
Il vino non è un “solista”, ma una grande voce di un coro fatto di cibo, territorio e non solo
Dalla Slow Wine Fair, a BolognaFiere, le riflessioni di produttori come Riccardo Campinoti (Le Ragnaie), Iacopo Pambuffetti (Scacciadiavoli), Maria Vittoria Maculan (Maculan), Giuseppe Visconti (Vicara), Isabella Pelizzatti Perego (Arpepe), Costante Planeta (Planeta), Carmelo Bonetta (Cristo di Campobello), Werner Waldboth (Abbazia di Novacella), Salvatore Molettieri (Molettieri), Matteo Gini (Gini Vini) e di Federico Varazi, vicepresidente Slow Food Italia. Per un vino che deve tornare al ruolo di co-protagonista della tavola.
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