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WineNews
N. 2.488 - ore 17:00 - Lunedì 17 Settembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Vigna della Regina, tempo di vendemmia
Le uve sono pronte, tra poche ore la vendemmia torna tra i filari del Vigneto Reale di Villa della Regina di Torino, unico vigneto metropolitano d’Italia e tra i pochi in Europa, insieme a quello di Parigi e Vienna. Una vigna con oltre 400 anni di storia restituita al suo splendore, tra il 2003 e il 2006, grazie a un complesso intervento di recupero e reimpianto promosso dal Ministero per i Beni Culturali e curato dalle Cantine Balbiano, in collaborazione con l’Università di Torino e il CNR. Oggi, sono 3.200 le barbatelle impiantate, su una superficie di quasi un ettaro, per una produzione di 4.000 bottiglie di Freisa di Chieri Doc Superiore “Vigna Villa della Regina”.
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Primo Piano
Manetti: “Chianti Classico verso le Menzioni Geografiche Aggiuntive”
“Al primo punto del mio programma c’è lo studio delle Menzioni Geografiche Aggiuntive, penso che il territorio sia pronto per essere suddiviso in zone fra loro un po’ più omogenee, per soddisfare l’esigenza sia dei produttori che dei consumatori, perché sono sempre di più gli appassionati che vanno a cercare i vini che hanno un legame strettissimo con il territorio di origine, e la bellezza del Chianti Classico è che ogni versante, ogni collina, ogni “villaggio”, ha caratteristiche diverse, ed il Sangiovese, che è un’uva meravigliosa, ha proprio la capacità di poter riflettere più di ogni altra uva i caratteri ambientali, microclima, suolo, esposizione, e anche la cultura del posto. A me piace pensare al Sangiovese come una pellicola fotografica, dove rimangono impresse queste caratteristiche che si ritrovano in bottiglia”. Così, a WineNews, il presidente del Consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti, alla guida della cantina Fontodi, che annuncia così la sua linea di azione, in piena continuità, in questo senso, con il lavoro compiuto dalla denominazione sotto la presidenza passata di Sergio Zingarelli, patron di Rocca delle Macìe. Un percorso, quello verso le “Mga”, che prevede una “zonazione” profonda e che, ovviamente, non sarà semplice, ma in qualche modo necessario, per un nuovo salto di qualità della denominazione, e per consacrarsi definitivamente tra quelle più prestigiose. Ed in questo senso, un passo è già stato fatto, negli ultimi anni, con l’introduzione della Gran Selezione, una sorta di “cru aziendale” sul quale, forse, dopo il buon successo che ha ottenuto, è possibile pensare qualche ulteriore messa a punto anche a livello di disciplinare. “La Gran Selezione è servita moltissimo perché ha riportato grande attenzione sul territorio del Chianti Classico, ha avuto un effetto positivo anche sulla Riserva che ha aumentato i propri numeri. Ma sulla Gran Selezione si potrebbe anche ripensare la base ampelografica e, forse, avere un po’ più Sangiovese (oggi il disciplinare prevede l’80% minimo) potrebbe essere una strada da percorrere. Ma ne ragioneremo”. Intanto, il Chianti Classico si prepara ad una vendemmia che fa sperare in una buona quantità, e in vini di “grande equilibrio ed eleganza”.
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L’Italia ai Wine List Awards
Il Piazza Duomo di Alba, con chef Enrico Crippa in cucina e Vincenzo Donatiello a curare la carta dei vini, il Duomo di Ciccio Sultano a Ragusa Ibla, che alla selezione dei vini ha invece Antonio Currò (selezionato anche tra i Jury Prizes), il Reale di Castel di Sangro, che ai fornelli ha Niko Romito ed in sala lo storico sommelier Gianni Sinesi, ed il Villa Fiordaliso, rinomato ristorante sul Garda: ecco i locali italiani con le migliori wine List, selezionati dal magazine “World of Fine Wine” che, sulla falsa riga della Michelin, ogni anno assegna le stelle (da una a tre, ma c’è da aspettare ancora qualche giorno, ndr) e premia le carte dei vini dei migliori ristoranti nei Wine List Awards, massimo riconoscimento al ruolo ed al lavoro del sommelier nell’alta risotrazione, tra cui, però, non ci sono ristoranti o locali italiani tra i vincitori assoluti delle diverse categorie.
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Focus
33 milioni di ettolitri di vino nella “Cantina Italia”
In tanti territori del vino d’Italia la vendemmia non è ancora iniziata, in altri, almeno per certe varietà, è in fase più avanza se non quasi conclusa. Ma intanto, le cantine del Belpaese, anche in vista del nuovo raccolto, continuano a svuotarsi di giacenze. E al 31 agosto, secondo il bollettino “Cantina Italia n. 15”, diffuso dall’Icqrf nei giorni scorsi, sui dati del registro telematico, custodivano 33 milioni di ettolitri di vino (erano 39 a metà luglio), di cui oltre la metà di vini Dop, soprattutto rosso (17,6 milioni di ettolitri), 8,2 milioni di ettolitri di vini Igp, e poco più di 7 milioni di ettolitri di vino senza Indicazione Geografica. Scendendo più nel dettaglio, nelle cantine del Veneto trovano dimora 7,7 milioni di ettolitri di vino. Poi, a distanza, viene la Toscana, con 4,3 milioni di ettolitri “di scorte”, e a seguire, ancora, l’Emilia Romagna ed il Piemonte, con 3,5 milioni di ettolitri a testa. A chiudere la “top five” delle giacenze c’e la Puglia, con 2,7 milioni di ettolitri, con queste cinque Regioni che, da sole, detengono quasi due terzi (21,7 milioni di ettolitri) del vino italiano attualmente in cantina, in attesa del frutto della vendemmia 2018, che da più parti si annuncia abbondate e fa ben sperare i produttori italiani.
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Cronaca
La cantina dell’Eliseo aperta al pubblico
Il vino, in Francia come in Italia, è un simbolo nazionale. Ma ora, Oltralpe, le cantine dell'Eliseo hanno aperto, per la prima volta, le loro porte al pubblico, nello scorso week-end, quando si è celebrata la “Giornata del Patrimonio Nazionale”, che consente di visitare monumenti e luoghi che fanno parte della storia di Francia, solitamente inaccessibili. Come riporta il quotidiano Uk “The Telegraph”, 350 visitatori sono stati selezionati per un tour nelle storiche cantine create nel 1947, che custodiscono oltre 14.000 bottiglie da tutte le Regioni del vino di Francia.
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Wine & Food
Banfi e Tua Rita: se la Cina si lascia ammaliare dai brand del vino tricolore
Seppur distante dalle posizioni di testa, ed in frenata rispetto ai numeri di inizio anno, le spedizioni di vino italiano in Cina restano in territorio positivo, e nei primi sei mesi dell’anno toccano i 44,3 milioni di euro, “in linea con l’andamento del mercato generale, ma l’Italia, pur con una crescita del +3,3%, è il migliore performer tra i Paesi e concorrenti europei che la precedono”, commenta a WineNews, Amedeo Scarpa, direttore Ice di Pechino, sottolineando però come, quello cinese, non sia ancora un mercato guidato dalla domanda. Anche se indizi di un cambiamento ci sono. Ad esempio, il peso del brand nei 160 locali e ristoranti top di Pechino monitorati da MiBD Markets è sempre più forte, e tra le aziende più popolari, al fianco di Penfold’s e Baron Philippe de Rothschild, spuntano Le griffe del vino tricolore Banfi e Tua Rita.
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WineNews.tv
Le donne, il vino e lo sport. Le parole di Sara Gama
Di madre triestina e padre congolese, il capitano della nazionale femminile italiana di calcio, “Prima Donna” del premio Casato Prime Donne di Donatella Cinelli Colombini: “da sportiva il mio rapporto con il vino è molto “cauto”, ma una buona bottiglia non può mai mancare, soprattutto ad una cena tra amici. Ai mondiali di Calcio in Francia nel 2019 porterò nel cuore l’Italia e le sue e mie tradizioni”.
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