Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui |
N. 3.883 - ore 17:00 - Lunedì 29 Gennaio 2024 - Tiratura: 31.224 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
|
|
| | | È il comparto Wines & Spirits l’unica nota stonata nell’eccezionale 2023 di Lvmh: il gruppo mondiale del lusso festeggia una crescita record globale del +13% sul 2022, con un fatturato di 86,2 miliardi di euro, ma per vini e liquori rileva una perdita organica complessiva del -4%, mentre i profitti sono scesi del -2%. Analizzando nel dettaglio i risultati si vede che Champagne e vini hanno retto, registrando un +2% di crescita, con buone performance in Europa e Giappone che hanno compensato gli effetti di un contesto macroeconomico sfavorevole negli Stati Uniti. Male, invece, le performance di Cognac e distillati, che hanno registrano un -10%. | |
|
| | Non c’è crisi per le imprese più virtuose del vino italiano, che è uno dei gioielli di un made in Italy “del buono, del bello e del ben fatto” che non perde mai il suo appeal. Anche in un contesto economico e geopolitico difficilissimo, le aziende che hanno marchi importanti e affermati sui mercati, il cui valore e la cui qualità sono riconosciuti pressoché universalmente, si dimostrano più forti delle difficoltà: nella maggior parte dei casi con fatturati, comunque, in crescita, in altri accusando qualche colpo, ma senza vacillare, e guardando all’immediato futuro con grande ottimismo, tanto che la stragrande maggioranza prevede, per il 2024, una crescita del giro d’affari sul 2023 (che, comunque, per metà delle cantine dell’indagine, è superiore al 2022). Con la convinzione che il calo dei consumi sia congiunturale e legato alle difficoltà economiche, e non strutturale per il crescente salutismo o per il ricambio generazionale dei consumatori. E con la consapevolezza, però, che una delle azioni fondamentali resta quella di “stare sulla strada”, di essere costantemente presenti e attivi sui mercati, in prima persona o con la propria rete vendita, tra gli aspetti su cui le imprese presteranno più attenzione, insieme al controllo di gestione aziendale, perché in uno scenario ipercompetitivo come quello del vino, non si può lasciare nulla al caso. È il quadro delineato dal sondaggio WineNews “Il vino italiano tra il 2023 ed il 2024: lo stato dell’arte e le prospettive”, che ha raccolto i sentiment di 27 realtà di primissimo piano del vino italiano, che mettono insieme un fatturato aggregato superiore ai 2,5 miliardi di euro (che rappresenta oltre il 15% dell’intero giro d’affari, alla produzione, del settore), con un campione eterogeneo fatto di piccole aziende di grande blasone, grandi gruppi strutturati con cantine e brand di grande prestigio, e cooperative che, da tempo, hanno puntato sulla qualità e sulla costruzione di marchi importanti e ben posizionati sul mercato. Uno spaccato, va detto, che non rappresenta ovviamente la totalità del vino italiano. Che è una grande flotta che attraversa un mare in tempesta, tra inflazione, costi elevati e che tornano ad aumentare, consumi che non volano per le difficoltà economiche di tanti mercati, e anche per una tensione di fondo legata a guerre, conflitti e non solo. | |
|
| | L’imbottigliamento consentito solo nel territorio; la reciprocità, in questo senso, tra le zone del Barolo e del Barbaresco; la caduta del divieto di impiantare vigneti di Nebbiolo atti a Barolo o Barbaresco nei versanti collinari esposti al Nord (senza aumentare gli ettari ad oggi previsti dall’Albo dei vigneti delle due denominazioni), finora non ritenuti ideali per la qualità, ma in una situazione in mutamento per il cambiamento climatico; l’aggiunta delle menzioni comunali anche per il Barbaresco, come già avviene per il Barolo; la possibilità di utilizzare bottiglie superiori alle 6 litri anche per scopo commerciale, e non solo promozionali: sono, in estrema sintesi, le proposte di modifica ai disciplinari sottoposte ai produttori da parte del cda del Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. | |
|
| | | La diversità intesa come valore, il ruolo ineguagliabile di quelle persone che il territorio lo vivono e lo hanno reso grande, mani e menti che hanno posto le basi del successo, che ha richiamato tanti investimenti che hanno fatto schizzare le quotazioni dei vigneti fino a sfiorare i 4 milioni ad ettaro nei “cru” più prestigiosi di Barolo. Ma anche il messaggio lanciato proprio per le aziende, le vere protagoniste di un miracolo di eccellenza territoriale, i custodi dell’identità in un territorio che ha mantenuto, ancora oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, la sua dimensione “familiare” produttiva, ma dove non mancano le “sirene” dall’esterno, magari da parte di industriali di altri settori, o di fondi o grandi gruppi di investimento a cui il “paradiso” delle Langhe fa gola; il timore, quindi, di poter perdere quella unicità che le rende vincenti nel mondo, ma anche la consapevolezza dei tempi che cambiano. Sul piatto, il valore della comunità e dell’identità dei territori vitivinicoli in un momento storico particolare, e di passaggio generazionale, che anche uno dei grandi terroir italiani del vino si trova a dover affrontare. Temi del convegno “Langhe (not) for sale, l’identità e il valore della comunità” del Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, a “Changes” a “Grandi Langhe”, a Torino. | |
|
| | | “I consorzi del vino in Italia hanno un fatturato annuo di 14 miliardi di euro e sono ancora utili, ma il problema è che sono diventati veri e propri centri di potere che riescono ad ottenere favori in materia di controlli”. A dirlo è Sigfrido Ranucci, conduttore e autore di “Report”, e vicedirettore Rai 3, che, a “KlausCondicio” di Klaus Davi su YouTube, torna a parlare dell’industria del vino e delle prossime inchieste condotte dal suo programma, dopo la puntata andata del 17 dicembre con il servizio “Piccoli Chimici” che ha fatto discutere. | |
|
| | “L’Africa detiene il 60% delle terre coltivabili, spesso inutilizzate, e noi dobbiamo fare in modo che la tecnologia contribuisca a renderle coltivabili. Non siamo impegnati solamente sulla “food security”, ma anche sulla “food safety”. La sfida non è solo garantire cibo per tutti, ma cibo di qualità per tutti. Ed è fondamentale il ruolo della ricerca, ma non credo che debba servire per produrre cibo in laboratorio e andare verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e chi è povero si potrà permettere solo quello sintetico. Il mondo che vogliamo è un mondo nel quale viene mantenuto il legame millenario tra uomo e terra e la ricerca aiuta ad ottimizzare quel legame”. Così il Premier Giorgia Meloni, oggi nel lancio del Piano Mattei da 5,5 miliardi di euro di investimenti del nostro Paese in Africa, nel Vertice Italia-Africa in Senato a Roma. | |
|
| | | Parla Raimondo Romani, alla guida, con Flaviano Gelardini, di Gelardini & Romani Wine Auction, unica casa d’aste specializzata in vini italiani “I vini italiani che abbiamo classificato come Grandi Cru - Barolo Monfortino, Masseto e Soldera al top - hanno fatto una crescita impressionante, da 200 a 700 euro a bottiglia, in media, dal 2004 ad oggi. Il Piemonte domina in assoluto, con i grandi vini da Nebbiolo (Barolo e Barbaresco), ma crescono tutte le denominazioni più identitarie, dal Brunello di Montalcino al Trebbiano d’Abruzzo e ai vini dell’Etna”.
| |
|
|
|