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WineNews
N. 3.578 - ore 17:00 - Giovedì 29 Dicembre 2022 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Champagne, 2022 (ancora) da record
Se nel 2022, anche grazie alle feste di fine anno, gli spumanti italiani supereranno il record di 1 miliardo di bottiglie in commercio, per 2,8 miliardi di euro di valore alla produzione, con le esportazioni che supereranno i 2 miliardi di euro, secondo le stime di Unione Italiane Vini (Uiv) e Ismea, anche lo Champagne punta ad un nuovo record storico, superando quello dei 5,7 miliardi di euro di vendite raggiunto nel 2021. A dirlo all’agenzia Reuters, David Chatillon, presidente della Union des Maisons de Champagne, che, dal 1882, riunisce i nomi più importanti del territorio delle bollicine francesi. 
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Primo Piano
Il 2022 sotto il martello: bilanci, trend e novità secondo i “top player” italiani 
Il mercato delle aste italiane dei fine wine, un canale fondamentale per il grande mercato secondario dei vini di pregio, chiude un 2022 decisamente positivo, che conferma la bontà del vino come asset su cui investire anche nei momenti di maggiore difficoltà, registrando, però, anche qualche segnale di rallentamento nella corsa senza freni delle quotazioni delle griffe di primissimo piano. Sintomi da non sottovalutare, ma che le case d’asta del Belpaese, sentite da WineNews, hanno ben chiaro come affrontare, in un 2023 che si prospetta particolarmente complesso. Il primo dato, che accomuna tutti, da Pandolfini a Bolaffi, da Finarte a Gelardini & Romani, da Wannenes a Il Ponte, è la sicurezza che si può riporre in quel circolo ristretto di etichette capaci di rappresentare un vero e proprio bene rifugio. Dai grandi di Borgogna, come Romanée-Conti, Rousseau e Jayer, alle granitiche certezze del Belpaese, come Sassicaia, Masseto, Tignanello (Antinori), Case Basse (Soldera), Giacomo Conterno, Bruno Giacosa, Bartolo Mascarello, i vini di Gaja, che hanno guidato i fatturati del 2022, e che difficilmente abdicheranno nel 2023. Occhio, però, a quanto già sottolineato dall’ultimo report del Liv-ex: le quotazioni di certe etichette, a partire da Romanée-Conti, hanno raggiunto livelli talmente alti da rendere assai difficoltosa una loro ulteriore valorizzazione, e di questo anche le case d’asta dovranno tenere conto. Specie perché più i prezzi sono alti e meno collezionisti saranno disposti a pagarli. Non è un caso che, almeno in Italia, si guardi con grande attenzione a quella fetta di appassionati, non necessariamente benestanti, disposti ad investire anche piccole somme nel vino. Sia in una logica speculativa, che con l’obiettivo ben più concreto di investire in un bene di cui godere realmente, portando a tavola bottiglie importanti. Una strada già imboccata, con aste, soprattutto online, fatte di centinaia di lotti accessibili e vini che, piano piano, si sono costruiti una credibilità di caratura internazionale, perché capaci di garantire costanza qualitativa, giusto prezzo di uscita e, per gli investitori, margini interessanti. È il solco dentro al quale, ad esempio, troviamo vini come Le Pergole Torte di Montevertine e il San Leonardo, protagonisti del 2022 delle aste del vino italiane, al fianco dei “soliti” mostri sacri.
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Il welfare cresce nel mondo del vino
Il welfare aziendale, anche in Italia, è sempre più diffuso, come raccontato anche dall’ultima edizione del Welfare Index 2022 (che ha visto primeggiare una cantina storica come la Barone Ricasoli, in Chianti Classico, ndr). E se spesso raccontiamo di iniziative di cantine e aziende vinicole che si impegnano in progetti sociali, di mecenatismo e di tutela dell’ambiente, sempre più frequenti sono gli investimenti in premi a collaboratori e dipendenti che, soprattutto in una fase come questa, con l’inflazione alle stelle, diventano significativi. Tanti lo fanno senza comunicarlo, altri scelgono di raccontarlo, per testimoniare il proprio impegno sociale, e stimolare un virtuoso senso di emulazione. Come fatto, in questi giorni, da due realtà diverse, ma di primo piano, come Terra Moretti e  Schenk Italian Wineries (in approfondimento).
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Focus
Tra fatturati e previsioni per il 2023, parlano le case d’asta
In termini di fatturato, l’unica a superare i 3 milioni di euro è stata Pandolfini, con le due aste online e, soprattutto, le aste in presenza di aprile (che raccolse 1,47 milioni di euro di aggiudicazioni, con una sei litri di Masseto 2007 battuta a 11.250 euro), e novembre. Decisamente positivo anche il 2022 di Bolaffi, che come ricorda la specialist dipartimento Vini pregiati e distillati di Aste Bolaffi, Luisa Bianconi, ha chiuso l’anno con un realizzo complessivo di 2,45 milioni di euro ed una media del 98% dei lotti venduti. Tra i top lot dell’anno, 42 bottiglie di Masseto che hanno totalizzato 28.800 euro. Dimensioni diverse, ma anche aspettative diverse, hanno accompagnato il 2022 di Finarte, in cui, racconta Guido Groppi, capo dipartimento di vini e distillati, “la crescita è stata del 10%, ma avevamo aspettative più alte. La Gelardini & Romani Wine Auction, nel 2022, ha fatturato 2 milioni di euro, con il 50% generato dal canale retail, per un totale di 1,5 milioni di euro di vino italiano venduto tra Cina ed Hong Kong. Tra gli ultimi player delle aste a puntare sui fine wines, Wannenes, che nel 2022 ha fatturato 350.000 euro, e l’ultima arrivata, Il Ponte Casa d’Aste che ha battuto la sua prima asta solo qualche mese fa (tutti gli interventi in approfondimento).
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Cronaca
Montalbera investe ancora in Monferrato
Ha rilanciato il Ruchè di Castagnole Monferrato storico vino-vitigno piemontese (e ne produce oltre la metà del totale). Ma Montalbera, la cantina della famiglia Morando (al vertice anche di uno dei più importanti produttori di cibo per animali, ndr), vuole essere anche di più, “non solo Ruchè”. E, mentre sogna di mettere radici anche a Bolgheri, Franco Morando, che guida l’azienda, continua ad investire nel suo territorio d’origine, tra vigneti, cantine ed enoturismo. 7 milioni di euro, quelli messi sul piatto. Con la volontà di far conoscere di più il territorio (le sue parole in approfondimento).
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Wine & Food
Eataly guarda al 2023 con due nuove aperture nel cassetto, a New York e Toronto
Dopo la rivoluzione societaria, che alla fine dell’estate ha portato Investindustrial, la holding della famiglia Bonomi, ad assumere il controllo del 52% di Eataly, la catena di supermercati del made in Italy agroalimentare di qualità lanciata da Oscar Farinetti nel 2007 a Torino, che oggi conta più di 40 punti vendita in Italia e nel mondo, e un fatturato 2022 stimato in 600 milioni di euro (nel 2021, in piena pandemia, fu di 464 milioni di euro, ndr), non si fermano i piani di sviluppo. Che, nel 2023, porteranno a due nuove aperture Oltreoceano. New York è pronta ad ospitare il suo terzo Eataly: Eataly Lafayette, nel Financial District, proprio a metà strada tra Eataly Flatiron e Eataly Downtown. A Toronto, invece, Eataly aprirà il suo secondo store, dopo quello inaugurato nel 2019, all’interno di CF Sherway Gardens.
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Vino e salute, alimentazione, e cibo sintetico: le riflessioni del nutrizionista Giorgio Calabrese
“Mai e poi mai gli “healt warning” nelle etichette dei vini. Altrimenti andrebbero messe su tutto. È questione di quantità e ripetitività. Il vino è un alimento liquido, che non va consumato prima dei 16-17 anni, perchè il fegato non ha gli enzimi per digerirlo. Dopo di che è dimostrato che un bicchiere a pasto non solo non fa male, ma può avere effetti benefici. Il cibo sintetico? Semplicemente, non è cibo, ma una questione di grandi interessi economici”.
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