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WineNews
N. 3.198 - ore 17:00 - Martedì 13 Luglio 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
E-commerce, Lvmh con Campari e Tannico
Moët Hennessy e Campari Group insieme per la creazione di una joint venture paritetica, con l’obiettivo di un player europeo dell’e-commerce del wine & spirits. Nella partnership, Campari Group conferirà alla joint venture la propria partecipazione in Tannico, che già controlla anche una quota di maggioranza in Ventealapropriete.com, e la creazione della joint venture prevede la vendita del 50% del capitale da Campari Group a Moët Hennessy, per 25,6 milioni di euro. “Con il supporto di Moët Hennessy e Campari, Tannico avrà la potenza per consolidare il frammentato settore dell’e-commerce europeo”, commenta il Ceo di Tannico, Marco Magnocavallo.
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Primo Piano
Etica & profitto: la filiera del vino e dell’agroalimentare nel trend delle “società benefit”
Certificare la sostenibilità ambientale è importante, ed il vino italiano aspetta il completamento del percorso che porterà allo standard nazionale unico. Ma non basta già più, in tempi in cui tutto muta in fretta. E per chi deve lavorare su mercati sempre più competitivi, per il vino e non solo, sia in termini di capacità di vendere i propri prodotti, che nell’attrarre capitali economici e professionali, il tema dell’etica, soprattutto se certificata e comunicabile, diventa un valore aggiunto importante. Ed è anche così che si spiega il boom delle “società benefit”, ovvero quelle realtà che “integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera”, come spiega www.societabenefit.net, il portale di informazione in materia curato da B Lab e AssoBenefit. Una forma giuridica che l’Italia ha introdotto nel 2016, primo Paese in Europa e nel mondo (ad eccezione degli Usa, dove esiste dal 2010). Ad adottarla, inizialmente, 5 realtà di settori diversi, che ad aprile 2021 erano già diventate 926 (dati Infocamere). Per la maggior parte concentrate in Lombardia (316), Lazio (117) ed Emilia Romagna (94). Ovviamente, non mancano gli esempi dal mondo del vino, da sempre particolarmente sensibile al tema della sostenibilità ambientale ma anche dell’integrazione virtuosa con il tessuto sociale e produttivo in cui le aziende operano. Nell’elenco pubblicato da Società Benefit (da cui possono mancare le registrazioni più recenti), per esempio, spicca la griffe del Vino Nobile di Montepulciano, Avignonesi, di Virginie Saverys, ma anche la cantina di Farra di Soligo, in terra di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Perlage Winery, della famiglia Nardi, e da qualche mese lo è anche Feudi di San Gregorio, la griffe irpina guidata da Antonio Capaldo con aziende in Friuli Venezia Giulia (Sirch), a Bolgheri (Campo alle Comete), sull’Etna (Federico Graziani), in Basilicata (Basilisco), in Puglia (Ognissole) e nel Cilento (Tempa di Zoè). Ma tante sono le realtà legate al mondo del cibo e dell’enogastronomia, da grandi multinazionali ad aziende strutturate, a piccole attività artigianali: da Danone a Slow Food, da illycaffè a Fratelli Carli, e non mancano pasticcerie, ristoranti ed enoteche (nell’approfondimento).
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Liv-ex, il buono dell’Italia
Sono arrivate a più di 107.000 le etichette di vino e distillati catalogate sul database Lwin - Liv-ex Wine Identification Number, da 86 Paesi diversi, compresa l’Italia, con bottiglie da 17 Regioni, a rappresentarne l’enorme varietà, ma anche la grande crescita sul mercato secondario dei fine wine. Se nel 2017 il vino italiano valeva il 6,4% degli scambi sul Liv-ex, oggi la quota è del 16,2%: Barolo e Bolgheri sfiorano il 4%, il Brunello di Montalcino supera il 2%. Segnale di un ampliamento continuo dell’offerta, fatta di etichette amate dalla critica internazionale, a prezzi accessibili, come il Brunello di Montalcino Casaccia 2015 di Canalicchio di Sopra, il Toscana Rosso 2018 di Tenuta di Trinoro, il Barolo Carobric 2016 di Paolo Scavino, il Barolo La Serra 2016 di Marcarini, il Barolo Riserva Vigna Elena 2015 di Elvio Cogno e il Brunello di Montalcino 2015 di Cava d’Onice.
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Focus
Cheval Blanc e Ausone lasciano la classificazione di St. Emilion
Cheval Blanc e Ausone, le due griffe del Gruppo LVMH che, dal 1955, rappresentano il vertice qualitativo di St. Emilion, sono pronte a lasciare il sistema di classificazione della prestigiosa denominazione di Bordeaux. La rinuncia, secondo quanto riportato dal “The Times”, sarebbe in polemica con il peso, sempre maggiore, di marketing e comunicazione social nel sistema di revisione della classificazione stessa. Ogni dieci anni, infatti, la piramide di St. Emilion - che poggia su quattro livelli - grand cru classé, premier grand cru classé B e premier grand cru classé A - viene rivista valutando le ultime 10-15 annate delle aziende così, come, dal 2012, la “fama degli chateaux e dei mezzi messi in atto per svilupparla”, tramite la copertura stampa ed i post sui social media. Una “deriva” che non è affatto piaciuta a Cheval Blanc e Ausone che, da sempre, stanno in cima al sistema di classificazione di St. Emilion, raggiunti nel 2012 anche da Pavie e Angélus. Un addio che rischia di minare la credibilità della classificazione stessa, e potrebbe mettere a repentaglio la revisione del 2022, anno in cui al vertice dovrebbero entrare altre aziende, e sarebbe questo, secondo i più critici, il vero motivo per cui Cheval Blanc ed Ausone avrebbero deciso di lasciare la classificazione di St. Emilion.
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Cronaca
La Nazionale ed il Brunello di Montalcino
Ad un’impresa sportiva che resterà nella storia non si può che brindare con un vino che ha fatto la storia. Come fatto ieri a Roma, al Grand Hotel Parco dei Principi, casa degli “Azzurri”, dalla Nazionale di Calcio Campione d’Europa con il Brunello di Montalcino 2013 di Biondi Santi, cantina in cui questo grande rosso italiano è nato. E con cui hanno brindato Mancini ed i suoi giocatori. “Siamo felici - sottolinea il presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci - il Brunello incarna i valori del made in Italy nel mondo. Brindiamo all’Italia”.
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Wine & Food
Il commercio mondiale del vino, tra voli e cadute: la crisi del 2008 peggio del Covid
Il 2020 ha lasciato segni profondi anche sul commercio del vino, che ha chiuso l’anno con un volume di affari, a livello mondiale, di 34,8 miliardi di euro, il -4,9% sul 2019, come racconta l’ultimo rapporto di “Vino in cifre” firmato da Corriere Vinicolo-Uiv. Colpa della pandemia, ma anche di un calo iniziato già l’anno precedente, quando il fatturato fu di 36,6 miliardi di euro, il 3,2% in meno del 2018, anno record, con il picco di 37,8 miliardi di euro. Allargando l’analisi agli ultimi 18 anni, il crollo del 2020 ne esce decisamente ridimensionato. Specie ricordando la crisi finanziaria che dagli Usa investì l’Europa ed il mondo, tra il 2008 ed il 2009, che si tradusse, anche per il vino, in un tracollo: si passò dai 30,9 miliardi di euro di giro d’affari del 2008 ai 26,9 miliardi di euro del 2009 (-12,9%), uno sprofondo da cui il comparto seppe risollevarsi in fretta (in approfondimento l’analisi completa).
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WineNews.tv
La ripresa del vino italiano passa dagli Usa. Che promettono un anno di forte recupero
A WineNews le voci e le speranze di cantine come Antinori, Masi, Planeta, Mezzacorona, Marchesi di Barolo e Zonin 1821. Dopo un 2020 iniziato alla grande e poi frenato dalla pandemia, in cui il vino italiano ha sofferto ma tenuto, nella prima metà del 2021 sono arrivati segnali importanti di risveglio dal primo mercato straniero del vino d’Italia, e c’è fiducia in una seconda parte dell’anno che torni a trainare la crescita delle esportazioni.
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