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WineNews
N. 3.881 - ore 17:00 - Giovedì 25 Gennaio 2024 - Tiratura: 31.224 enonauti,
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La News
Vini dealcolizzati, occhio allo zucchero
L’equazione “alcol free uguale salute” non è così scontata. Dalla Francia, Paese particolarmente attento alle novità e alle prese con una “ristrutturazione” del prodotto vino, arriva una testimonianza interessante. Nel processo di dealcolizzazione, infatti, qualche rischio ci sarebbe, come la possibile comparsa di agenti patogeni, senza dimenticare il trattamento con il dimetildicarbonato. E poi, come sottolineato dall’enologo Antoine Gruau, c’è l’aspetto dello zucchero presente nei vini dealcolizzati, il cui quantitativo, sovente, sarebbe elevato: “c’è chi ne aggiunge più di 50 g/litro per ritrovare rotondità” ... 
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Primo Piano
Barolo Monfortino, Masseto e Soldera al top dei “Grandi Cru” by Gelardini & Romani
Il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno al vertice assoluto, con aggiudicazione a bottiglia, in media, di 700 euro, davanti ad altri due miti come il Masseto di Frescobaldi e il Brunello di Montalcino di Case Basse di Soldera, che spuntano, in media 600 euro “a tappo”; e poi, in quarta fascia, il Brunello di Montalcino Riserva di Biondi Santi ed il Barbaresco Riserva di Bruno Giacosa. In quinta, troviamo il Barolo Otin Fiorin Pie Franco-Michet di Cappellano, il Barolo Brunate di Giuseppe Rinaldi e l’Amarone di Romano Dal Forno; in sesta fascia, il Barolo di Bartolo Mascarello, il Barolo Monprivato di Giuseppe Mascarello, l’Etna Rosso Magma di Frank Cornelissen, il Barolo Riserva Granbussia di Aldo Conterno, Le Pergole Torte di Montevertine, il Barolo Cascina Francia di Giacomo Conterno, il Sassicaia della Tenuta San Guido e lo Sperrs di Gaja. Settima fascia, invece, per il Barbaresco di Gaja, il Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe, per il Solaia di Antinori, il Barolo Monvigliero di Burlotto, il Gaia & Rey ancora di Gaja, l’Etna Rosso Vigna Barbagalli di Pietradolce, l’Ornellaia di Frescobaldi, il Brunello di Montalcino di Poggio di Sotto, il Trebbiano d’Abruzzo di Valentini, il Barolo Cannubi Boschis di Sandrone, il Tignanello di Antinori ed il Brunello di Montalcino Cerretalto di Casanova di Neri: ecco i 30 vini italiani più forti nelle aste, secondo la “Classificazione dei Grandi Cru 2024”, aggiornata da Gelardini & Romani Wine Auction, unica casa d’aste specializzata in vini italiani, nata a Roma ma di base ad Hong Kong, e guidata da Flaviano Gelardini e Raimondo Romani. Una classifica realizzata in base ai maggiori livelli di prezzo e alla minore percentuale di lotti invenduti registrati dalla Gelardini & Romani Wine Auction a partire dal 2004, presentata ieri da Ercoli 1928 a Roma. “I vini italiani che abbiamo classificato come Grandi Cru - spiega Raimondo Romani, a WineNews (intervista completa in approfondimento) - hanno fatto una crescita impressionante, da 200 a 700 euro a bottiglia, in media, dal 2004 ad oggi. Con il Piemonte che domina in assoluto, con i grandi vini da Nebbiolo (Barolo e Barbaresco), ma crescono tutte le denominazioni più identitarie, dal Brunello di Montalcino al Trebbiano d’Abruzzo, oltre ai vini dell’Etna, come già avevamo predetto nella classificazione del 2009”. 
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La Commissione Ue parla agli agricoltori
Il fronte agricolo Ue rimane caldissimo. E mentre le proteste con gli agricoltori in strada in tutta Europa non si fermano, oggi la presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, a Bruxelles, ha guidato il primo appuntamento degli “Strategic Dialogue on the Future of Agriculture”. “L’agroalimentare europeo ha bisogno di una prospettiva a lungo termine. Il nostro obiettivo è sostenere gli agricoltori e garantire la sicurezza alimentare dell’Europa. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere”, ha detto. “La nostra industria agroalimentare ha molti punti di forza. Dobbiamo fare leva su di essi e trovare, insieme, soluzioni comuni per il futuro dell’agricoltura in Europa”. Parole che, quantomeno, testimoniano la presa di coscienza della “questione agricola” e del diffuso malumore che unisce molte delle diverse agricolture europee. 
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Focus
Papa Francesco contro lo spopolamento delle aree interne  
“I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza”: così Papa Francesco, nei giorni scorsi, sul tema dello spopolamento delle aree interne del nostro Paese, in occasione dell’udienza ai membri dell’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli enti locali. “Parole decisive per una nuova politica dei territori, che arrivano a pochi giorni dai preziosi interventi del Presidente Sergio Mattarella e del Cardinale Zuppi, sulle stesse urgenze”, per l’Uncem, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani. “Alla radice di questi divari - ha detto il Pontefice - c’è il fatto che risulta troppo dispendioso offrire a questi territori la stessa dotazione di risorse delle altre aree del Paese. Vediamo qui un esempio concreto di cultura dello scarto: “tutto ciò che non serve al profitto viene scartato”. Si innesca così un giro vizioso: la mancanza di opportunità spinge spesso la parte più intraprendente della popolazione ad andarsene, e questo rende i territori marginali sempre meno interessanti, sempre più abbandonati a sé stessi”. 
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Roma Doc
Cronaca
Cooperative, “sentiment” 2024 in chiaroscuro
Un quadro a tinte incerte dove non mancano le preoccupazioni. E con pochi auspici di miglioramento per il 2024 delle cooperative italiane, secondo l’analisi di Legacoop: per quest’anno le attese sull’economia italiana sono ritenute stazionarie dal 64% delle cooperative ma il 32% le considera in peggioramento con un “sentiment negativo” sulla domanda e stabile sull’occupazione. “Le nuove tensioni geopolitiche rischiano di vanificare i buoni segnali del 2023”, ha spiegato Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare.
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Wine & Food
Dalla produzione all’export: i primati italiani della pasta secondo Mediobanca
Tutti i primati della pasta prodotta in Italia: dalla leadership mondiale nel settore, a quello di produttore mondiale (3,7 milioni di tonnellate, pari al 22,3% del totale), dal record del più alto consumo pro-capite del mondo, 23 kg di pasta all’anno a testa (19,8 kg di pasta secca e 3,4 kg di pasta fresca) alla produzione di grano duro, che con 3,8 milioni di tonnellate rappresenta il 12% del totale mondiale. La Campania, invece, è la prima regione italiana per esportazione di pasta con il 24,4% del totale nazionale. Un settore in salute, nonostante i “venti” di inflazione, simbolo del made in Italy agroalimentare e della Dieta mediterranea, la migliore al mondo. A passare ai “raggi x” il mondo della pasta è l’Area Studi Mediobanca che ha pubblicato la prima indagine sull’industria pastaria che ci mostra come il Belpaese, quando si parla di spaghetti e di fusilli, è, appunto, da record.
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Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
Bosca
WineNews.tv
“Il vino è simbolo di identità, ogni terra ha il suo, accomuna e differenzia allo stesso tempo”
Lorenzo Fontana, presidente della Camera: “il supporto delle istituzioni fondamentale per il settore, come la sua promozione attraverso Vinitaly. L’Italia è un settore amatissimo nel mondo, più di quanto gli italiani a volte comprendano, anche grazie a quello che mettiamo in tavola e nel calice. È un valore, un patrimonio incredibile di cui a volte ci dimentichiamo, ma lavorare per valorizzare il brand made in Italy mettendo in sinergia le diverse eccellenze che abbiamo vuol dire creare qualcosa di unico che il mondo ama”.
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