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WineNews
N. 3.859 - ore 17:00 - Giovedì 21 Dicembre 2023 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Vino, anche in Francia giù l’export
Se le esportazioni di vino italiano, nei primi 9 mesi 2023, sono in calo del -1,9%, a 5,6 miliardi di euro, a volumi stabili, sul 2022 (dati Istat analizzati da WineNews), anche la Francia segna il passo, pur con fondamentali nettamente migliori. Secondo l’Osservatorio Spagnolo del Mercato del Vino, infatti, nei primi 9 mesi 2023, le esportazioni di vino francese sono diminuite del -1,3%, fermandosi a 8,8 miliardi di euro, e con un calo in volume ancor più accentuato, nell’ordine del -8,7%, per 958,5 milioni di litri. Ed è salito il prezzo medio, del +8%, a quota 9,27 euro a litro. Quasi tre volte quello del vino italiano.
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Primo Piano
Prezzi più alti, consumi in discesa e abitudini diverse: bollicine italiane, fine 2023 in calo
Acquisti giù, ma non nell’horeca, prezzi aumentati e che di fatto porteranno ad un incremento di valore rispetto ad un anno fa (allontanando però una parte dei consumatori) ed export con luci ed ombre. Gli spumanti arrivano nel loro momento più “chic”, quello delle festività natalizie, e il Centro analisi mercati e consumi e Osservatorio economico Ceves-Uni, per l’occasione, ha divulgato una prima analisi sulle stime dei consumi e degli acquisti. Emerge, sul 2022, un aumento dei prezzi allo scaffale e nelle liste dei vini, con una quota, variabile per tipologia e canali (gdo e horeca), dal 15% al 26%. Il lievitare dei prezzi non è proporzionale agli acquisti, in calo, se comparati a quelli di un anno fa, tanto nella gdo che nell’e-commerce, ma non nell’horeca. La stima è che voleranno 70-71 milioni di “tappi a fungo” per tutte le festività con un giro di affari al consumo di 712 milioni di euro. Brinderemo meno per salutare il 2024 con 35-38 milioni di bottiglie (-8% sul 2022) con la fascia di prezzo tra i 5 ed i 9 euro che va per la maggiore sullo scaffale e dai 40 ai 50 euro per l’horeca. Per quanto riguarda export e consumi all’estero, recupero per Usa e Uk, ottimi segnali dall’Europa, e crolli in Asia e Oriente al contrario della Russia. La stima è di 210-215 milioni di bottiglie stappate con il Prosecco e Prosecco Superiore in testa (180-185 milioni di bottiglie). Per Giampietro Comolli, presidente dell’Osservatorio e del Centro studi Ceves-Uni, c’è “più realismo negli acquisti e nei consumi che euforia dopo anni di crescita. Segnale che richiama più attenzione istituzionale, più managerialità nei Consorzi, più addetti esperti nelle imprese per un Paese “enologico” come l’Italia”. Per le bollicine in Italia, bene Alta Langa e Trentodoc con la Franciacorta, spiega l’analisi, che “mantiene lo stesso livello di vendite e prenotazioni del 2022 con prezzi molto stabili. Extra Brut e Dosaggio Zero i più gettonati, leggera frenata per il Satèn e millesimati Riserva di tutte le zone, ad eccezione delle solite icone come Giulio Ferrari, Anna Maria Clementi, Moretti Bellavista. Tra i super-selezionati, gli Champagne sono in crescita. Mantengono le posizioni, anche se un po’ con fatica, le bollicine regionali. Il Prosecco Doc, il Valdobbiadene Docg, l’Asolo Docg e il Cartizze Docg mantengono le posizioni (+1,1%) con prezzi leggermente in crescita (+4%)”. 
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Zoppas (Ice): “export a 100 miliardi possibile”
L’obiettivo, ambizioso, è quello di consolidare e quindi di accrescere il peso del made in Italy agroalimentare nel mondo. L’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice), attraverso la voce del suo presidente, Matteo Zoppas, è pronta ad accogliere la sfida lanciata dal riconfermato presidente Coldiretti, Ettore Prandini: l’agroalimentare può vincere “pensando fuori dagli schemi e facendo sistema con tutti gli attori in campo”. Per Zoppas, “l’obiettivo, non è solo quello di raggiungere, ma anche superare, 100 miliardi di euro in 5 anni: una cifra non solo alla nostra portata, ma che potrebbe essere anche superata se si lavorasse di strategia ed innovazione di approccio”. 
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Focus
Caviro, buon 2023. Ma il futuro è all’insegna della prudenza
Caviro, gruppo leader in Italia per quota di mercato nel settore vino (con marchi come Tavernello e Castellino, ma anche Leonardo da Vinci, Cesari, Romio e non solo) con 11.000 soci viticoltori e 37.200 ettari di vigneti e produttore dell’8% di tutta l’uva italiana, come si legge sul sito del Gruppo, ha chiuso l’anno fiscale 2022-2023, con un fatturato consolidato di 423 milioni di euro, in lieve crescita sull’anno precedente e con indici finanziari stabili (Ebitda a 33,2 milioni di euro, PFN a 74,3 milioni di euro). Ad approvare il bilancio, l’Assemblea dei soci, riunita a Faenza, che ha rinnovato il Cda con l’ingresso di quattro nuovi consiglieri, e riconfermato alla presidenza Carlo Dalmonte, dal 2012 ai vertici del Gruppo. I risultati dell’anno fiscale 2022-2023 sono stati trainati dal buon andamento di Caviro Extra, la società, con sede a Faenza, che concretizza l’economia circolare del Gruppo, spiega una nota, e dall’export (soprattutto in Uk) che rappresenta 143 milioni di euro di fatturato (+16% sull’anno precedente). “Servono fiducia e determinazione per affrontare un contesto nazionale molto complesso - ha detto Dalmonte - l’approccio al 2024 sarà di massima prudenza e con un focus sul contenimento dei costi e sulla massima valorizzazione dei prodotti di tutte le unità produttive, anche in termini di prezzo di vendita, sul mercato”. 
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Cronaca
Langosteria & Deodato Gallery
Una contaminazione tra arte e fine dining: Deodato Gallery, protagonista del mercato dell’arte contemporanea (in particolare Pop e Street Art) e Langosteria, hanno siglato una partnership che punta ad installazioni sempre nuove nei locali del Gruppo. A Milano (in quattro ristoranti), a Parigi, a Portofino e a St. Moritz, a cui si aggiungeranno le prossime aperture a Londra, nel 2024, e a Miami, nel 2026. Prima mostra in programma a Langosteria St. Moritz, con le suggestive opere “The Book of Love” di David Kracov e “Snow Day” del celebre fotografo David LaChapelle. 
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Wine & Food
Nasce Collis Heritage Spa, dalla fusione tra Cantine Riondo e Casa Vinicola Sartori 1898
Dopo il riassetto proprietario in casa Allegrini annunciato pochi giorni fa, sempre dalla Valpolicella arriva la notizia della nascita di Collis Heritage SpA, fusione tra Cantine Riondo e Casa Vinicola Sartori 1898, che gestirà la commercializzazione dei brand nel mondo. Tecnicamente l’operazione, spiega una nota, si configura come una “fusione per incorporazione” all’interno di Collis Veneto Wine Group, il Gruppo vitivinicolo da oltre 200 milioni di fatturato, e tra le prime 10 realtà in Italia per volumi prodotti e commercializzati. L’operazione interessa le realtà di Cantine Riondo, azienda focalizzata sugli spumanti, e Casa Vinicola Sartori 1898, storico produttore di vini della Valpolicella. Dalla cui unione, appunto, nasce Collis Heritage, che sarà controllata dal Gruppo al 75% (mentre il 25% della nuova società, apprende WineNews, resta nelle mani della famiglia Sartori).
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Vino e mercato, dopo un 2023 difficile, lo sarà anche il 2024. La ripresa attesa per il 2025
Le riflessioni di alcuni dei produttori “big” di Italia del Vino Consorzio che unisce 25 cantine per 1,5 miliardi di euro di fatturato, con un settore che deve fare i conti con un calo dei consumi che, forse, va oltre la congiuntura, e una vendemmia 2023 che ha portato meno vino in cantina e quindi, in prospettiva, sui mercati. I pensieri di Roberta Corrà (dg Gruppo Italiano Vini - Giv), Luca Rigotti (presidente Mezzacorona), Andrea Conzonato (ad Santa Margherita) ed Andrea Sartori (Casa Vinicola Sartori).
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