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WineNews
N. 4.255 - ore 17:00 - Lunedì 7 Luglio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Dazi, attesa per le lettere di Trump
Ore decisive per l’evoluzione dei dazi voluti dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. E il mondo del vino attende con il fiato sospeso. Trump, sul suo social Truth, ha fatto sapere che le prime lettere saranno consegnate, a vari Paesi, oggi, dalle ore 12 (le 18 in Italia). Una novità importante in vista della scadenza per l’entrata in vigore delle imposte sospese (9 luglio). In precedenza, il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha comunicato che se non si raggiungerà un accordo con Washington nei prossimi giorni, i dazi entreranno in vigore il 1 agosto ai livelli tariffari annunciati ad aprile.
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Primo Piano
Il vino, nella vita di oggi, ci ricorda che vivere la gioia delle relazioni è il “vero lusso”
Il vino, “bevanda culturale” che accompagna l’uomo da sempre, elemento centrale della nostra identità e del nostro patrimonio culturale, simbolo di condivisione e convivialità, passato, controcorrente ad altri beni, dall’essere un bisogno a rappresentare un desiderio, ci ricorda, in ogni epoca, che stare insieme è “un lusso”. E ancora di più in un presente, e in un futuro, che vedono il settore alle prese con un calo dei consumi a livello mondiale, uno scenario geopolitico complesso, e con la necessità di ribadire che il suo consumo è “diverso”, nella fruizione, da quello di altre bevande alcoliche, legato alla tavola e ad un concetto di benessere che non è solo fisico ma anche mentale, da ridimensionare. Ascoltando le storie di chi lo produce, dei territori in cui nasce e delle comunità che hanno scelto di coltivare la vite in un determinato luogo, e sempre più in modo sostenibile, da parte di chi, come i sommelier, educa alla bellezza, ma anche di chi, chiaramente, lo deve vendere. Anche grazie al vino, cioè, dobbiamo tornare a prenderci del tempo per stare insieme e dialogare: questo è il suo vero valore culturale. Se ne è parlato, nei giorni scorsi, a Roma, nei 45 anni del “Forum della Cultura del Vino” della Fondazione Italiana Sommelier (Fis), che, guidata da Franco Maria Ricci, da 60 anni è uno dei più grandi centri di cultura del vino del mondo (come testimoniato dalla presenza alla Fondazione del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, lo scorso marzo). E dove i sommelier, la cui mission è diffondere la conoscenza del vino tra le persone, hanno scelto di celebrare la ricorrenza con Vinitaly, il più importante evento del vino italiano nel mondo, perché insieme, e insieme a quanti hanno raccontato come si è arrivati al successo di oggi del settore - dai vertici di Veronafiere, il presidente Federico Bricolo e l’ad Rodolfo Rebughini, a Don Paolo Morocutti, docente di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dall’agronomo dei “Preparatori d’Uva” Marco Simonit, a Oscar Farinetti, patron di Eataly, produttore e scrittore, da Daniela Scrobogna, presidente Comitato Scientifico Scuola Alta Formazione della Fondazione, a tanti altri (in approfondimento) - sono stati fondamentali per promuovere il vino come cultura in Italia e sempre di più anche nel mondo.
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“Il vino si beve col cuore”
“Il vino si beve col cuore. Il verde delle vigne copre il nostro Paese e trasmette serenità anche al Paese in guerra. Le cantine hanno permesso di amplificare l’amore per la Terra del Vino” e “il turismo del vino con 18 miliardi di euro di fatturato ha sbalordito gli amanti del Pil”. Ancora, “dazi, alcol test e vino dealcolato preoccupano per le vendite” ma “il mondo chiede vino italiano e potrà essere questo il toccasana per queste angherie”, come già successo in passato, quando “le abbiamo risolte con il sapere”: spunti di riflessione lanciati da Franco Maria Ricci, presidente Fondazione Italiana Sommelier e Worldwide Sommelier Association, dal “Forum della Cultura del Vino” n. 45, a Roma. “È arrivato il momento di parlare a scuola con i giovani”, perché “il vino ci darà ancora la possibilità di parlare di lui e continuerà ad essere la compagnia garbata della nostra vita”.
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Focus
Champagne, è l’era delle chef de cave che guidano l’innovazione
Per decenni le più grandi maison di Champagne hanno affidato l’identità enologica a uomini capaci e stimati, che, nel ruolo di chef de cave, erano longevi custodi di tradizioni con un controllo assoluto sull’assemblaggio, sulla visione creativa e sull’evoluzione della gamma. Oggi, senza proclami né scorciatoie, una nuova generazione di donne guida i team enologici da cui dipendono l’interpretazione delle annate e la continuità stilistica delle cuvée d’assemblage, ma anche la loro innovazione. Ma la conquista del titolo di chef de cave da parte delle donne della Champagne non è né un’inversione di tendenza strumentale né una rivoluzione culturale imposta dall’esterno: è una trasformazione maturata nella filiera, fondata sulla competenza, sull’esperienza e sul sempre maggior numero di ragazze che scelgono gli studi enologici per il loro futuro professionale, come raccontano le storie, raccolte da WineNews, di Julie Cavil (Krug) e Séverine Frerson (Perrier-Jouët), da Alice Tétienne (Henriot) a Nathalie Laplaige (Joseph Perrier), da Caroline Latrive (Deutz) a Elise Losfelt (ex Charles Heidsieck), dalla pioniera Monique Charpentier (Moët & Chandon e Mercier) a Logette-Jardin (Duval-Leroy), da Isabelle Tellier (De Venoge e Tsarine) a Elisabeth Sarcelet e Carine Bailleul (Castelnau).
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Cronaca
Cantina Tramin miglior cooperativa al mondo
La miglior cooperativa vinicola al mondo, per il concorso “Co-Op” 2025 della rivista tedesca “Weinwirtschaft”, è italiana. Si tratta della Cantina Tramin, simbolo dell’Alto Adige che, con l’Epokale Gewürztraminer Spätlese 2017, vince anche per il miglior vino. Premiate anche la Cantina Cooperativa Vignaioli del Morellino di Scansano come migliore d’Italia (Alto Adige escluso) e della Toscana, La Guardiense (Campania), Gruppo Mezzacorona (Trentino), Cantina Frentana 1958 (Abruzzo), Cantina Santadi (Sardegna), Cantine Settesoli (Sicilia) e Cantina Colli del Soligo (Veneto).
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Wine & Food
200 anni di “Fisiologia del Gusto” e di “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” di Brillat-Savarin
Nel 1825 vengono pubblicati, in Francia, due tomi che consegnarono la frase “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” alla storia: “Fisiologia del gusto, o meditazioni della gastronomia trascendente; opera teorica, storica e di attualità, dedicata ai gastronomi parigini, di un professore, membro di diverse società letterarie e erudite”, dapprima anonimi, poi firmati da Jean Anthelme Brillat-Savarin, politico e gastronomo francese. Dopo due secoli, l’autore è considerato padre della moderna gastronomia e, per celebrare l’anniversario, “la Biblioteca di via Senato” di giugno 2025, il mensile internazionale di bibliofilia e storia delle idee diretto da Gianluca Montinaro, dedica a Brillat-Savarin una monografia. Tra le firme di spicco, Bernard Pacaud, Giovanni Santini, Alberto Grandi, Davide Rampello, Marisa Fumagalli, Andrea Grignaffini e Luca Cesari, tra gli altri.
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WineNews.tv
Parlare di vino solo in quanto alcol, e non cultura, “è come mettere in antitesi corpo e anima”
Considerare il vino solo come un alcolico, tralasciando il suo aspetto culturale, “è come mettere in antitesi il corpo e l’anima: l’uomo è corpo e anima, e tutte le volte che si cura o si prescinde solo una parte, si commette un errore, enfatizzando una visione politica più che antropologica”. Le parole, a WineNews, di Don Paolo Morocutti, teologo e docente di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, che abbiamo incontrato nel “Forum della Cultura del Vino” n. 45, a Roma, organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier di Franco Maria Ricci.
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