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WineNews
N. 3.082 - ore 17:00 - Giovedì 28 Gennaio 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Cina, il vino e l’hotellerie
Nel 2019, in Cina, ristoranti, alberghi e ristorazione “istituzionale”, come quella delle scuole, hanno mosso una cifra enorme, di 687 miliardi di dollari, di cui oltre il 70% tra hotel e locali. Dati riportati da MiBD Wine Analytics, che ha analizzato la provenienza dei vini rossi del mondo nelle carte dei ristoranti della provincia del Guangdong, che conta oltre 113 milioni di abitanti e città come Canton e Shenzhen. Bordeaux domina, con una presenza nel 91% delle carte dei vini, ma l’Italia è ben presente, con la Toscana, presente in più di 6 wine list su 10, mentre il Piemonte è nel 48% delle liste, così come il Veneto.
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Primo Piano
L’Italia boccia le New Breeding Techniques: è scontro tra ricerca e agricoltura biologica
Il no agli Ogm dell’Italia è sempre più convinto, e non lascia spazio neanche a tecniche nuove come le New Breeding Techniques che, a differenza degli Ogm tradizionali, modificano parti dei geni della pianta attraverso la correzione del genoma (genoma editing), senza l’utilizzo di Dna di altri organismi. Una differenza notevole, sulla quale in ambito europeo e non solo si dibatte da anni, ma che non ha convinto la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che qualche giorno fa ha espresso il proprio parere negativo ai decreti presentati dal Ministero delle Politiche Agricole. Parere accolto con soddisfazione dalle associazioni ambientaliste e degli agricoltori biologici, meno da una parte del mondo della ricerca. “È un passo indietro, dettato dal fatto che i risultati di questo genere di ricerca sono considerati degli Ogm”, spiega a WineNews il professore Attilio Scienza. “Ma non è così, perché i prodotti del genoma editng sono cloni di una varietà che ha subito un’azione artificiale che ne accelera un cambiamento naturale”. Stando sull’esempio a noi più caro, quello della vite, “un Sangiovese rimane lo stesso - spiega Scienza - cambia solo la sua sensibilità alle malattie. Speriamo nell’Unione Europea, che d’imperio decida la compatibilità di queste tecniche alle linee guida dell’agricoltura comunitaria”. L’opposizione alle New Breeding Techniques è ben riassunta dall’Ifoam - Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, e sposata anche da Valeria Sodano, professore associato di Economia Agraria dell’Università Federico II di Napoli e nel comitato tecnico-scientifico del Biodistretto del Chianti, che ribadisce un punto di vista più teorico, etico e filosofico che scientifico. “Rispetto alla tecnologia di editing genetico, il settore biologico ha finora mantenuto le stesse posizioni critiche detenute nei confronti degli Ogm tradizionali. Di fatto i prodotti delle nuove tecniche genetiche sono considerati Ogm. Le ragioni alla base dell’editing genetico riguardano l’incompatibilità delle nuove tecnologie con i quattro principi fondanti dell’agricoltura biologica: salute, ecologia, equità e cura”. (La posizione integrale dell’Ifoam nell’approfondimento).
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Enoteca Italiana, un triste epilogo
La storia dell’Enoteca Italiana di Siena (dove dagli anni Trenta era organizzata la Mostra Mercato Nazionale dei Vini a Denominazione d’Origine e di Pregio, antesignana del più moderno Vinitaly, arrivato solo nel 1967), volge verso un triste epilogo: dopo lo scioglimento dell’Ente, nel 2017, e con la riconsegna dei locali al Comune di Siena, è in arrivo il secondo bando per l’asta giudiziaria, che metterà all’incanto il magazzino dell’Enoteca Italiana, stimato in 37.250 euro con le bottiglie, le rimanenti attrezzature ed arredi, per 16.540 euro, con materiale storico e locandine d’autore, ed il marchio. Forse, la cosa più importante. Ma, nonostante la sua storia ed il suo passato di pregio, “ad oggi non ha un riscontro commerciale e non è collegabile ad un volume di affari e utili”, spiega il liquidatore Raffaele Susini. Ed per questo è valutato appena 14.000 euro ...
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Focus
Fine wine, il 2020 rallenta la corsa della Borgogna
Sul mercato secondario dei fine wine i vini top di Borgogna hanno registrato, dal 2003 ad oggi, la performance migliore tra i gradi territori enoici del mondo. Una corsa che nel 2019 ha segnato la prima forte frenata, con un calo dell’8,8%, il più fragoroso tra tutti gli indici del Liv-ex, cui è seguito il -1,5% del 2020. I motivi del calo, che non scalfisce la posizione delle etichette di Borgogna, ancora di gran lunga al top per prezzo medio, risiedono in tre fattori, come rivela il report del Liv-ex: effetto Covid-19, prezzi altissimi dell’annata 2018 e dazi Usa. Sul mercato ci sono sempre più vini di Borgogna a prezzi sempre più abbordabili, di conseguenza aumenta sensibilmente il numero dei vini effettivamente scambiati con regolarità, in crescita del 34% sul 2019 e del 79% sul 2018. A valore, tre sono le griffe che hanno dominato il mercato: Domaine Romanée-Conti, Armand Rousseau e Leroy. Se dividiamo le quote di mercato per cru, invece, comanda Romanee Conti (8,8%), seguita da Chambertin (6%), Musigny e Montrachet, entrambe al 4,2%. Domaine de la Romanee-Conti Romanee-Conti Grand Cru 2016 è stato in assoluto il vino di Borgogna più scambiato a valore, sul Liv-ex, del 2020, mentre a volume l’etichetta più trattata è stata quello dell’Etienne Sauzet Bourgogne Blanc 2015.
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Cronaca
Uiv: “al vino serve un Governo e un Ministro”
Al settore del vino, come al resto d’Italia, serve al più presto un Governo: troppe cose sono bloccate, in una situazione già critica. È l’appello dell’Unione Italiana Vini (Uiv) guidata da Ernesto Abbona: “il vino italiano si sta reggendo esclusivamente con le forze degli imprenditori. Serve un esecutivo e un Ministro per rimettere il settore sui binari del rilancio. Ristori inevasi, Dpcm sulla chiusura anticipata delle enoteche, decreto Sostenibilità, Promozione, sono i principali dossier inerti che stanno fortemente penalizzando i produttori”.
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Wine & Food
Nella short list del “The Pfv Prize” by Primum Familiae Vini la Giusto Manetti Battiloro
Primum Familiae Vini, l’associazione che riunisce 12 dinastie del vino mondiale, tra cui Marchesi Antinori e Tenuta San Guido, ha ristretto a cinque il numero delle aziende in corsa per il “The Pfv Prize”, premio da 100.000 euro da assegnare ad un’impresa storica, ovviamente a guida familiare, dell’artigianato mondiale. In lizza, c’è anche un’azienda italiana, Giusto Manetti Battiloro, produttrice di foglia d’oro a Firenze dal 1582. Se la dovrà vedere con la francese Makhila Ainciart Bergara, che produce raffinati bastoni da passeggio, la giapponese Chin Jukan Kiln, produttrice dal 1876 di ceramica Satsuma-yak, il britannico The Goring Hotel, unico hotel di lusso di Londra nelle mani della famiglia fondatrice, e la belga Maison Bernard, il più antico laboratorio di liuteria d’Europa. Il vincitore sarà svelato a marzo.
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Consorzio Vini di Romagna
Monte Zovo
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Mbe Fieramente
WineNews.tv
Tra mercati, comunicazione, marketing e sostenibilità, ecco il futuro dell’Asti
Nel tumultuoso 2020, Asti e Moscato d’Asti hanno dimostrato di saper stare sul mercato meglio di tanti altri vini. Il motivo è, tutto sommato, semplice: la forza sul canale della Gdo, da un lato, e i tanti mercati di esportazione, che non hanno fatto mancare il loro supporto. Dagli Usa alla Russia, passando per la Gran Bretagna. E da qui, acconta a WineNews il neo presidente del Consorzio dell’Asti, Lorenzo Barbero, si dovrà ripartire. Nel segno di un profilo rinnovato e di un territorio, Patrimonio Unesco, che ambisce alla certificazione di sostenibilità.
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