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WineNews
N. 3.214 - ore 17:00 - Mercoledì 4 Agosto 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Come cambia l’Asia per i fine wine
Il peso delle grandi etichette di Bordeaux sul mercato secondario dei fine wine in Asia è praticamente dimezzato dal 2010, quando rappresentavano il 93% degli scambi, ad oggi, con la quota dei bordolesi crollata al 46,5%. Un trend che conferma l’andamento globale dei vini da collezione e da investimento, anche in un mercato, guidato da Hong Kong e dalla Cina, che, per anni, ha avuto occhi solo per Bordeaux. Nel 2010, come ricorda il Liv-ex, le quote di Italia (2,7%), Borgogna (2%) e Champagne (1,4%) erano a dir poco marginali. Nei primi mesi del 2021, invece, la Borgogna è balzata al 29,4%, e l’Italia al 5,5% del mercato.
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Primo Piano
La cultura, leva della crescita economica del Belpaese, grazie ai borghi rurali e ai territori
La forza dell’Italia, e della sua economia, a partire dal Dopoguerra, e fino ai giorni nostri, “non deriva dalla superiorità della scienza e dell’ingegneria, né dalla qualità del management industriale, né tanto meno l’efficacia della gestione amministrativa e politica, né infine la disciplina e la collaboratività dei sindacati e delle organizzazioni industriali. La ragione vera è che l’Italia ha incorporato nei suoi prodotti una componente essenziale di cultura e che città come Milano, Firenze, Venezia, Roma, Napoli e Palermo, pur avendo infrastrutture molto carenti, possono vantare nel loro standard di vita una maggiore quantità di bellezza. Molto più che l’indice economico del Pil (Prodotto Interno Lordo), nel futuro il livello estetico diventerà sempre più decisivo per indicare il progresso della società”. Parole, che aprono il report “Io sono Cultura 2021 - L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, firmato da Symbola - Fondazione per le qualità italiane, dell’economista keynesiano americano John Kenneth Galbraith, consulente di John Fitzgerald Kennedy e di Lindon Johnson, che già nel 1983 aveva colto il potenziale della cultura e della bellezza come generatrici di ricchezza ed economia. Un legame, quello tra economia, bellezza e cultura, che coinvolge anche i territori e i borghi delle eccellenze agricole, alimentari ed enoiche d’Italia, spesso strappati all’oblio di una ruralità, fino a qualche decennio fa, incapace di generare ricchezza, ed oggi esempio di integrazione tra rispetto per l’ambiente, qualità e innovazione, in linea con quelli che sono gli obiettivi - economici ed ambientali - della Commissione Europea. “Il mondo della cultura ha pagato un prezzo più alto del resto dell’economia, ma è da qui che si deve ripartire, da un punto di forza dell’Italia”, spiega a WineNews Ermete Realacci, presidente di Symbola. “Nell’evoluzione del rapporto con la sfida ambientale e con la componente qualitativa ed estetica dei prodotti, il potenziale dell’Italia è formidabile: quando Obama a cena con Michelle sceglie un vino italiano, chi sa distinguere la componente organolettica, e quindi la bontà di quel vino, dal richiamo simbolico che l’Italia esercita in tante produzioni? E chi il richiamo del made in Italy dalla bontà dei nostri vini e dalla qualità del nostro paesaggio?” (continua in approfondimento).
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Il cuore di Genagricola
Un progetto per portare sul mercato i vini di Genagricola, prodotti sui 780 ettari di vigneto delle cinque tenute di Piemonte (Bricco dei Guazzi), Veneto (Costa Arènte, Tenuta Sant’Anna e V8+) e Friuli Venezia Giulia (Torre Rosazza): ecco Le Tenute del Leone Alato, svelate a WineNews da Francesco Domini, direttore commerciale e direttore operativo della produzione enologica del gruppo Genagricola, la più estesa azienda agricola italiana, proprietà di uno dei più importanti gruppi assicurativi, Generali. Un passaggio dovuto, per separare l’attività puramente agricola da quella commerciale, con un occhio “ad eventuali nuove acquisizioni: al momento non c’è nulla di concreto, ma daremo priorità ai territori in cui non siamo presenti, come la Toscana o il Sud Italia”, racconta Francesco Domini.
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Focus
Regine dell’home food, ma dove fanno la spesa Le Cesarine?
“Regine” dell’Home Food, ma dove vanno Le Cesarine a fare la spesa per gli eventi gastronomici nelle loro case, come pranzi, cene e corsi di cucina che deliziano il palato di chi è alla ricerca di tradizioni cucinarie spesso dimenticate? È la domanda che si sentono rivolgere sempre più spesso dai loro clienti, e, soprattutto, dai turisti stranieri, e la “risposta” è un tour tra le migliori botteghe di cibo italiano guidato dai cuochi casalinghi italiani nelle loro città, per fare una spesa di souvenir alimentari. Conoscere le migliori botteghe di cibo italiano per fare “scorta” di materie prime introvabili nei loro Paesi, da portare a casa ad amici e parenti. Ecco che cosa chiedono sempre più spesso i clienti, soprattutto del Nord Europa, dalla Germania all’Austria, passando per la Svizzera, alle Cesarine, la più antica rete di cuoche e cuochi casalinghi d’Italia, che, da Genova a Locorotondo, da Parma a Palermo, si riscoprono anche le “guide d’eccezione”, per conoscere le botteghe alimentari storiche e di tradizione delle loro città, dove vanno a fare la spesa e che anche i loro clienti vogliono conoscere per acquistare i migliori prodotti italiani, tra macellerie, panetterie, pescivendoli, artigiani, pasticcerie e botteghe alimentari …
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Cronaca
Tanti auguri, Pellegrino Artusi
Un concerto all’alba, un Forum nazionale, un Manifesto per promuovere la cultura e i valori della cucina domestica e tanto altro: ecco il programma della “Festa Artusiana”, celebrazione di Pellegrino Artusi e del suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, che ha segnato la nascita di un’Italia unita, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, unendo nelle sue pagine ricette di ogni Regione, di scena oggi a Forlimpopoli, in Romagna, dove 201 anni fa è nato Pellegrino Artusi, padre indiscusso della cucina domestica italiana.
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Wine & Food
Il 75% de La Monacesca al pastificio Luciana Mosconi: obiettivo polo agroalimentare Marche
Il Gruppo Luciana Mosconi, che presidia l’intero universo della pasta, entra nel mercato nazionale ed internazionale del vino dalla porta principale: il brand, forte di due pastifici, uno a Matelica e l’altro ad Ancona, rileva il 75% della Cantina La Monacesca, player marchigiano che conta 56 ettari (33 dei quali dedicati alla produzione vitivinicola) e due cantine, quella di Matelica e quella di Porto Potenza Picena, per un potenziale superiore alle oltre 100.000 bottiglie attuali. L’operazione, coordinata da Lorenzo Tersi di LT Wine&Food Advisory, in qualità di advisor de La Monacesca, prevede che il patron Aldo Cifola mantenga il 25% delle quote societarie e la direzione agricolo-produttiva della cantina, mentre l’obiettivo a lungo termine è la creazione di un polo agroalimentare multibrand made in Marche, in una prospettiva internazionale.
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WineNews.tv
Maremma tutt’altro che “amara”: tra mercato e territorio nelle parole di Francesco Mazzei
La Doc Maremma, 6 milioni di bottiglie prodotte, torna a crescere dopo le difficoltà affrontate - da tutto il vino e da tutta l’economia italiana - nel terribile 2020. Una ripresa che parte da un territorio iconico della Toscana, amato in tutto il mondo, che accoglie, in una sinergia costruttiva, altre due storiche denominazioni, ma che, come racconta a WineNews il presidente, riconfermato, della Doc Maremma, Francesco Mazzei, punta alla destagionalizzazione del turismo e all’internazionalizzazione dei consumi, per arrivare all’obiettivo delle 10 milioni di bottiglie.
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