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WineNews
N. 3.744 - ore 17:00 - Lunedì 10 Luglio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Le due facce delle riserve di cantina
Il Comité Champagne, ogni anno, fissa limiti diversi alle rese in base all’andamento stagionale ed alle necessità del mercato. Allo stesso tempo, i vigneron sono autorizzati a tenere in cantina una riserva di vino base fondamentale per compensare le annate più sfortunate. Anche in questo caso è il Comité a decidere il limite della “réserve individuelle”, destinata a passare da 80 a 100 quintali ad ettaro. Qualcosa di molto simile accade anche nel Prosecco, alle prese con il problema opposto, ossia con la crescita delle riserve di cantina, che hanno dato adito, negli ultimi tempi, a letture allarmistiche, smentite dal Consorzio del Prosecco (in approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
L’en primeur dell’annata 2022 di Bordeaux, un’occasione persa per un sistema superato
La campagna en primeur dell’annata 2022 di Bordeaux è un’occasione mancata. A ribadirlo, dopo i tanti punti di vista delle ultime settimane, è l’analisi del Liv-ex, che ricorda come la grande qualità di un’annata celebrata unanimemente dalla critica internazionale, ha spinto i prezzi ad una crescita media del +20,8% rispetto alla 2021, i più alti nella storia recente, e ben al di sopra delle aspettative dei wine merchants, che si auguravano invece aumenti nell’ordine del +7%. La reazione del mercato, però, è stata fredda, facendo tornare di attualità i tanti dubbi su un modello, quello dell’en primeur, ormai lontano dalle sue origini, quando era un’opportunità per i collezionisti ed una possibilità per gli Chateaux. Un modello in un certo senso tradito un anno fa, quando la 2021, che non aveva certo entusiasmato la critica, fu rilasciata sul mercato praticamente agli stessi prezzi della ben più celebrata 2020.Inoltre, le annate recenti dimostrano chiaramente che acquistare en primeur non è più un’opportunità, anche perché si tratta di bottiglie che, per apprezzarsi in maniera importante sul mercato secondario, vanno conservate per periodi lunghissimi, di 20-30 anni. In un momento storico in cui l’inflazione pesa dappertutto, il costo della vita è in aumento, i timori di una recessione sono in crescita e, cosa importante, se detenere liquidità gasrantisce un rendimento annuo del 5%, non sorprende che l’interesse per un bene costoso e dal rendimento imprevedibile sia scemato rapidamente. Tra gli aumenti più consistenti, che hanno frustrato il mercato, Château Angélus, rilasciato a 4.296 sterline a cassa, il 37,7% in più dell’annata 2021, e adesso è scambiato sul mercato secondario al 6,8% al di sotto del prezzo di uscita. Ci sono ovviamente produttori che stanno raccogliendo i frutti di scelte ponderate e prezzi giusti. Ad esempio, Château Cheval Blanc, nonostante un aumento del 21,5% su base annua, ha un prezzo inferiore del 23% a quello previsto dal Liv-ex’s Fair Value, ed ha anche il potenziale arrivare ai 100/100 di Neal Martin, tra i critici più influenti quando si parla di vini di Bordeaux. In definitiva, la campagna en primeur della 2022 di Bordeaux è stata incapace di raccogliere l’insegnamento della 2019, finendo presto nel dimenticatoio (continua in approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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Taglio ai pesticidi, paga il vino
L’iter del “Sustainable Use of pesticides Regulation” (SUR) che, in linea con il Green Deal e con la strategia Farm to Fork e Biodiversity Strategy, ha posto come obiettivi il dimezzamento dell’uso dei pesticidi in agricoltura entro il 2030 ed un’agricoltura europea libera dai pesticidi nel 2050, non deraglia, perché lo studio d’impatto complementare richiesto a dicembre dalla maggioranza dei Paesi Ue alla Commissione Europea, appena pubblicato, conferma in toto la bontà del nuovo regolamento. Peccato solo che, oltre a non approfondire con dati precisi i rischi per la viticultura, definisca la produzione di uva come una “coltura di rilevanza limitata per la sicurezza alimentare”. Scatenando le reazioni delle associazioni agricole e viticole di Italia, Francia e Spagna che hanno ribadito un concetto fondamentale: “Sì, la viticoltura è essenziale in Europa”.
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Focus
Per il buon vino servono acqua e siccità al momento giusto
Nella vita, in ogni campo, il tempismo è fondamentale. Anche in agricoltura, e più che mai in viticoltura. E se è convinzione diffusa che le condizioni di stress, quando superate, consentano alla vite di esprimere il meglio delle sue potenzialità, come raccontato tante volte, ora c’è chi ha messo questo nero su bianco con una approfondita ricerca scientifica, la cui sintesi più semplice è che “per fare il vino buono serve l’acqua giusta, al momento giusto”. Lo sostiene una ricerca, condotta al Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, pubblicata sulla rivista “Frontiers in Plant Science”, che ha recentemente ricevuto il Premio SOI-Patron dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana, il cui primo autore è Giacomo Palai. Da cui emerge, per esempio, che “la siccità aiuta a migliorare la qualità e il colore delle uve di Sangiovese, vitigno toscano per eccellenza, ma solo se lo stress idrico è imposto in alcune fasi specifiche della maturazione e secondo precise intensità. I risultati ottenuti hanno evidenziato per la prima volta come la combinazione fra intensità e momento di applicazione del deficit idrico influenzi significativamente l’accumulo e il profilo specifico di antociani e flavonoli nelle uve”, spiega Giacomo Palai (in approfondimento).
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Cronaca
Decreto Flussi: 40.000 lavoratori in agricoltura
Il Consiglio dei Ministri approva il Dpcm sulla “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per il triennio 2023-2025”, che apre le porte a 452.000 ingressi, sul fabbisogno rilevato di 833.000 unità, con 136.000 ingressi nel 2023, 151.000 nel 2024 e 165.000 nel 2025. “Bene - commenta il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - l’approvazione di questo decreto , che permetterà l’ingresso di altre 40.000 unità destinate al lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero”.
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Wine & Food
Dalla Farina Lattea ai Baci Perugina: una mostra per Nestlè, in Italia da 110 anni
Dalla prima confezione di Farina Lattea risalente al 1913 - che, insieme al Latte Condensato, vanta ancora un posto nelle case degli italiani - passando per Baci Perugina e S.Pellegrino, vere e proprie icone: Nestlè celebra 110 anni di presenza nel nostro Paese, con un’esposizione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che racconta i suoi due marchi italiani più famosi attraverso documenti d’epoca provenienti dagli archivi storici. La mostra, patrocinata da Altagamma e intitolata “110 anni di eccellenza in Italia. Un’impresa che si racconta” (a Palazzo Piacentini, fino al 28 luglio), è dedicata a Baci Perugina e S.Pellegrino, protagonisti indiscussi della storia del Gruppo Nestlé: in mostra l’evoluzione di due eccellenze attraverso immagini, video, collezioni, che fanno tutt’ora parte dei ricordi e delle emozioni di tutti, simboli di un’italianità che non si ferma mai.
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Consorzio Vini di Romagna
Bosca
Prosecco Ruggeri
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WineNews.tv
Luis Gutièrrez: “i vitigni autoctoni per competere con i vini di Italia e Francia”
Il ruolo delle varietà autoctone, protagoniste del Rinascimento della viticoltura iberica, la sfida del cambiamento climatico, la premiumisation, la convivenza tra piccoli produttori e grandi cooperative nei territori del vino. Il momento del vino spagnolo, che sta vivendo un passaggio fondamentale di crescita qualitativa, nelle parole della firma dalla Spagna (e da Cile e Argentina) per “Robert Parker Wine Advocate”, punto di riferimento della critica enoica internazionale.
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