Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.775 - ore 17:00 - Mercoledì 13 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
Prosegue il countdown verso il vertice della “Top 100” 2019 di “Wine Spectator”, la classifica più influente nel mondo del vino, che ha svelato altre due posizioni, con l’Italia ancora a bocca asciutta. Alla posizione n. 6 c’è, infatti, il secondo vino francese in Top 10, lo Châteauneuf-du-Pape 2016 di Château de Beaucastel di proprietà della Famiglia Perrin, mentre alla n. 5 un americano che “parla” francese, il Brut Anderson Valley L’Ermitage 2012, blend al 50% di Chardonnay e Pinot Nero di Roederer Estate, la “costola” californiana fondata dalla griffe dello Champagne nel 1982. Domani, è già tempo di podio, con le posizioni dalla 4 alla 2 ... |
|
|
|
|
Il futuro del mercato del vino passa per i giovani e la Cina. Anzi, no. O meglio, non solo. Tra le pieghe di un mondo sempre più complesso e suscettibile ai cambiamenti politici e culturali, esiste infatti un microcosmo ancora tutto da scoprire, o da sfruttare. Come emerge da un’analisi di Wine Intelligence, in collaborazione con l’associazione Usa Women of the Vine & Spirits, la prossima opportunità di crescita potrebbe essere sotto il nostro stesso naso: sono le donne statunitensi, oggi ancora sotto rappresentate sul mercato dei vini sopra i 15 dollari a bottiglia. E certo non per mancanza di passione e conoscenza, anzi: le wine lover sanno di vino quanto e più degli uomini, con una certa predisposizione per vini biologici, sostenibili ed equi. Eppure, in Usa (ma i dati non si discostano troppo in Canada, Regno Unito, Giappone, Cina e Australia) la spesa media tra le donne è decisamente più bassa, tanto che solo il 35% spende più di 20 dollari per una bottiglia, contro una media del 50% tra chi consuma abitualmente vino, una tendenza confermata anche dal report “US Premium Wine Drinkers 2019”, secondo cui il 64% degli acquisti di bottiglie sopra i 15 dollari è opera di uomini. Alla base, c’è prima di tutto un rapporto diverso con i soldi: le donne, per quanto possa sembrare discriminatorio o sessista, sono molto più caute al momento di spendere. Ma non è l’unico motivo, perché allo stesso modo, in un mondo ancora decisamente maschilista, le donne hanno meno fiducia nelle proprie scelte, puntando con più serenità su vini che conoscono ed al giusto prezzo, piuttosto che su qualcosa di nuovo sopra alle proprie che costa qualcosa di più, e poi c’è da considerare l’atteggiamento con cui, comunemente, devono rapportarsi le donne, quello dei sommelier e dei camerieri, abituati a consegnare agli uomini le carte dei vini. Così, su 22 milioni di consumatori americani di premium wine, solo le donne sono solo 8 milioni, 6 milioni in meno degli uomini: uno spazio gigantesco, che potrebbe valere potenzialmente, solo negli Usa, miliardi di dollari, su cui varrebbe decisamente la pena investire e puntare, magari, perché no, iniziando a passare la carta dei vini alla donna ... |
|
|
|
|
Figura che negli ultimi anni è stata protagonista della crescita della cultura del vino, il sommelier, oggi, “è sempre più un comunicatore, un consulente, un influencer, e anche una figura di primaria importanza dal punto di vista dell’enoturismo”: parole del presidente dell’Associazione Italia Sommelier (Ais) Antonello Maietta, e spunto per il Congresso, di scena a Verona, dal 22 al 24 novembre, che ha come tema centrale proprio quello de “Il ruolo del Sommelier nell’accoglienza enoturistica”. E che sarà sviscerato nel convegno (sabato 23 novembre, Teatro Filarmonico, Verona), dove si parlerà di come “Trasformare il terroir in destinazione turistica - Comunicazione, Marketing, Digitale, Governance del Turismo, Formazione e Hospitality 4.0”. E sarà eletto anche il Miglior Sommelier d’Italia - Premio TrentoDoc 2019 (24 novembre).
|
|
|
|
|
|
“La cucina italiana è, in questo momento, molto vivace, vibrante, ed a livello globale il cibo italiano non è solo popolare, ma di ispirazione. Ovviamente ci sono tantissimi chef italiani che lavorano all’estero, ma ci sono anche tanti chef stranieri che imparano la cucina italiana, o ad usare i prodotti italiani. Se penso a livello globale, devo dire che la cucina italiana è una delle più influenti nel mondo”. A dirlo, a WineNews, Gwendal Poullennec, direttore internazionale delle guide Michelin (gruppo che oggi ha anche il controllo di “The Wine Advocate” by Robert Parker, ndr). E a chi si chiede se una stella valga lo stesso in tutto il mondo, Poullennec risponde “I criteri che usano gli ispettori Michelin - che sono dei professionisti e dipendenti della Michelin - sono sempre gli stessi, ed in tutto il mondo. E per essere sicuri che le stelle abbiamo lo stesso standard in Italia come a Singapore o a New York, per esempio, abbiamo un team davvero internazionale di ispettori, che viaggiano molto. Così un ispettore italiano può essere coinvolto nella selezione dei ristoranti di Francia o d’America, così come un americano o un francese possono essere coinvolti nella selezione italiana”. L’anonimato? “Fondamentale per giudicare esperienze reali, senza trattamenti particolari, e per essere davvero indipendenti”. |
|
|
|
|
|
Lorenzo Accomasso, vignaiolo in Piemonte, capace di anticipare di almeno cinquanta anni le attuali Menzioni Geografiche Aggiuntive, inserendo in etichetta, sui suoi Barolo, i cru “delle Rocche” e “delle Rocchette” di La Morra, in etichetta già dal 1958, e Cavaliere della Repubblica, è il Vignaiolo dell’anno 2019 per la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi): riceverà il premio, intitolato a Leonildo Pieropan, al Mercato dei Vini, di scena a Piacenza, dal 23 al 25 novembre, dove sono attesi 626 Vignaioli Indipendenti di tutta Italia. |
|
|
|
|
Basta con il bismetiltiometano, molecola derivata dal petrolio, messo in abbondanza nei preparati cosiddetti “tartufati” in vendita nei negozi e nei supermercati, una pratica del tutto legale ma, come sostengono i tartufai, colpevole di falsare i gusti dei consumatori. L’appello arriva da San Giovanni d’Asso, cuore del territorio del Tartufo Bianco delle Crete Senesi, che ha ospitato una tavola rotonda con le studiose dell’Università di Siena Elena Salerni (micologa) e Lia Millucci (chimica), che hanno spiegato come il bouquet del tartufo bianco sia composto da centinaia di aromi naturali diversi, mentre il bismetiltiometano ne riproduce soltanto uno. Una posizione, quella contro la chimica, pronta a farsi proposta strutturata, attraverso un iter legislativo bipartisan, che muoverà i primi passi dalla Regione Toscana. |
|
|
|
|
|
Le prime valutazioni su una vendemmia 2019 ormai conclusa che, in generale, ha regalato meno quantità del 2018, ma uve di qualità eccellente. Parlano realtà come Nals Margreid, Alois Lageder, Maso Martis, Monte Zovo, Bricco dei Guazzi (Genagricola), Vajra, Negro, Cecchi, Lunae Bosoni, Dei, La Madeleine (Massimo d’Alema), Moncaro, Di Majo Norante, Orsogna, Velenosi, Quintodecimo, Montevetrano, Leone de Castris, Baglio del Cristo di Campobello, ed il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella.
|
|
|
|
|