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WineNews
N. 3.338 - ore 17:00 - Lunedì 24 Gennaio 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Barbera, stella pop del Monferrato
Oggi è il vitigno piemontese più diffuso e coltivato, con il Monferrato come territorio d’elezione, ma la Barbera è considerata una delle varietà più importanti dell’ampelografia italiana da almeno un paio di secoli, ossia da quando Giorgio Gallesio, uno dei più grandi botanici di tutti i tempi, l’ha inserita nella sua opera “Pomona Italiana”. Vino di tutti i giorni, contraltare nel bicchiere del Nebbiolo, il “vino dei re”, la Barbera è la protagonista assoluta del successo dei vini del Monferrato, che chiude il 2021 con 65 milioni di bottiglie prodotte ed un giro d’affari di 400 milioni di euro, come raccontano i dati del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato.
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Primo Piano
Il valore globale del vino, nel 2021, tocca i 245,6 miliardi di euro. In Italia 14,2 miliardi
Nel 2021, il mercato mondiale delle bevande alcoliche, diviso in cinque categorie - vino, superalcolici, birra, sidro e ready to drink - ha raggiunto il valore di 1.317 miliardi di euro, per un tasso annuo di crescita per il periodo 2020-2025 del +5,5%. A trainare è la birra (42% del totale del mercato mondiale), seguita dai superalcolici (35%) e dal vino (20%), mentre ready-to-drink (2%) e sidri (1%) si posizionano a fondo classifica. Come indica il “Wine Report”, realizzato da Cross Border Growth Capital, advisor leader in Italia per operazioni di finanza straordinaria per startup e Pmi, e dall’enoteca online Vino.com, gli scenari di crescita variano a seconda dell’area geografica: il Sud America si impone come zona a maggior potenziale, mentre l’Asia Pacifica vale un terzo del settore, dimostrandosi il mercato più maturo. L’Europa, infine, posizionandosi terza per potenziale di crescita, detiene il 29% del valore del mercato globale, per un totale di 349,8 miliardi di euro. Per il vino, in particolare, si stima un valore globale di 245,6 miliardi di euro al 2021, e 305,2 miliardi di euro previsti per il 2025. Con un tasso di crescita annuo del 6%, l’Europa occupa una posizione di rilievo, seguendo Medio Oriente, Africa (6,5%) e America Latina (6,1%). Una cornice in cui i singoli Paesi registrano significative differenze, soprattutto per quanto riguarda la modalità di acquisto della bevanda: la forbice di vendite a mezzo e-commerce va dall’11,9% del Regno Unito (in crescita rispetto al 10,1% del 2015) all’1,7% di Spagna e Germania, passando per il 9,9% della Francia (dato quasi duplicato dal 2019, quando si attestava sul 5,5%) e il 9,8% dei Paesi Bassi (in forte rialzo dal 2,5% del 2015). L’Italia, in questo senso, si posiziona a metà strada, registrando come provenienti da shop online il 4% delle vendite. Lo scenario del vino nel Belpaese è particolarmente incoraggiante, con un valore totale per il 2021 di 14,2 miliardi di euro (terzo dopo Francia, 20,7 miliardi, e Regno Unito, 15,8 miliardi) e un tasso di crescita annuo stimato del 7,9% tra 2020 e 2025, il più alto del continente. “È proprio il mercato italiano del vino a mostrare il miglior stato di salute in uscita dal 2020, con valori pre-Covid recuperabili già nel 2022”, commenta Marco Meoni, Associate di Growth Capital.
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Il 2022 del vino Usa
Anche per l’industria enoica Usa, il 2021 è stato un buonissimo anno, con la riapertura di ristoranti, sale degustazioni, alberghi e il recupero del turismo capaci, nonostante la pandemia - che ha ritrovato vigore prima con la variante Delta e poi con la Omicron - di rilanciare anche acquisti e consumi di vino, come riporta il report “State of the US Wine Industry 2022”, curato da Rob McMillan, founder Silicon Valley Bank Wine Division, che basa le sue previsioni sul settore vinicolo statunitense partendo da due presupposti: la lotta al Covid è destinata a proseguire, mentre l’economia continuerà a crescere, seppure a ritmi inferiori del 2021. Si prospetta un buon anno per la categoria dei vini premium, ma a tassi di crescita inferiore rispetto al 2021. Ed i Baby Boomers, che hanno guidato i consumi di vino negli ultimi 23 anni saranno, in media, in età da pensione.
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Focus
Dall’Amarone al Lambrusco, il Capodanno Cinese
L’export di vino italiano in Cina, secondo i dati Istat analizzati da WineNews, è tornato praticamente tornato ai livelli pre-pandemia, grazie anche ai molti ristoranti avamposto della nostra cucina nel Celeste Impero. E nel segno dell’abbinamento vino-cibo, sono tante le iniziative messe in campo per il Capodanno Cinese (1 febbraio), e per brindare al 2022 “anno della Tigre”. In particolare, Le Famiglie Storiche - l’Associazione che riunisce 13 storiche cantine della Valpolicella e dell’Amarone: Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato – dal 1 al 13 febbraio vedranno i propri vini abbinati all’alta cucina regionale cinese di uno dei più riconosciuti ristoranti cinesi di Milano, Bon Wei, con un menu speciale studiato da chef Zhang Guoqing. Mentre il Consorzio del Lambrusco di Reggio Emilia vedrà i propri vini, come il Rubino del Cerro della storica Venturini Baldini, protagonisti, sempre a Milano, al Mu Fish - taste Oriental, altro avamposto della grande cucina asiatica nel Belpaese. Intanto, dall’Occidente all’Oriente, il 20 gennaio ha aperto ufficialmente New Wave by Da Vittorio, il primo art museum restaurant della famiglia Cerea all’interno di Ucca Edge a Shanghai.
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Cronaca
La spesa in Italia è sempre più bio
Gli italiani guardano sempre di più le etichette quando scelgono un prodotto tra gli scaffali e il carrello si colora di verde. L’emergenza Covid spinge la voglia di salute e sicurezza dei consumatori che aumentano del 7% gli acquisiti di prodotti bio made in Italy nel 2021 sfiorando il record di 7,5 miliardi di euro di valore fra mercato interno ed esportazioni. A dirlo l’analisi Coldiretti su dati Biobank, che evidenziano, peraltro, che le vendite nell’ultimo decennio di crescita ininterrotta sono più che raddoppiate (+122%).
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Wine & Food
Investimenti: il vino ha reso il 10,4% all’anno negli ultimi 3 anni. Anche grazie all’Italia
I fine wines hanno avuto un rendimento medio del 10,46% all’anno, negli ultimi 3 anni, secondo Oeno Group, agenzia inglese che consente ai privati di investire in vino. Un segmento di investimento, quello enoico, in cui l’Italia è sempre più importante, come abbiamo raccontato spesso, e come testimoniano i dati del Liv-Ex, che ha visto il peso dei vini del Belpaese passare da appena l’1% di tutto il mercato secondario a quote odierne di 15-16%, in 10 anni. E anche per questo, Oeno Group che, come spiega il managing director Michael Doerr, ha, per obiettivo, quello “di aprire le porte di questo prezioso mondo a chiunque voglia investire nel mercato del fine wine”, e che tra le altre ha una sede a Castellina in Chianti, guarda sempre più al vino italiano. Per il “director of wine”, Justin Knock, “l’Italia per noi è un Paese chiave, sia per i suoi produttori che per i suoi collezionisti”.
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Consorzio Vini di Romagna
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Dal 1300 nella Piana Rotaliana, il Teroldego, principe del vino Trentino, guarda al futuro
Un vino “antico e moderno”, capace di raccontarsi già come “Novello” che nei lunghi invecchiamenti, pilastro di un territorio che disegna il suo domani tra evoluzioni stilistiche del vino e un ventaglio di prodotti tipici e storici. Da valorizzare cavalcando l'enoturismo. Nella visione di realtà come Endrizzi, Mezzacorona, Dorigati, Martinelli, Cantina Rotaliana e Devigili.
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