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N. 4.006 - ore 17:00 - Mercoledì 17 Luglio 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Crescono le superfici agricole bio in Italia, ma diminuiscono i vigneti. Per il Rapporto “Bio in cifre” 2024 di Ismea, presentato oggi, nel 2023 in Italia la Sau (superficie agricola utilizzabile) è cresciuta del 4,5% sul 2022, a 2,5 milioni di ettari, quasi il 20% della Sau nazionale, con il 25% da raggiungere entro il 2030 nella Strategia “Farm to Fork” Ue più vicino. Ma gli ettari vitati bio, tra convertiti (102.925) e in conversione (30.081), calano del 2% sul 2022 (133.007), con una perdita di -2.660 ettari, tutti imputabili all’uva da vino (-3.850 ettari), visto che per l’uva da tavola sono cresciuti di 1.189 unità (+47,1%, a 3.716). | |
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| | L’ottimismo c’è, ma più come imperativo morale di chi fa impresa, che motivato dalla realtà del momento. Che per il mercato del vino è ancora piena di difficoltà, pur con qualche segnale positivo che arriva soprattutto dall’export, a +7% nei primi 4 mesi 2024 sul 2023 in valore, a 2,5 miliardi di euro, e +5,8% in volume, secondo i dati Istat analizzati da WineNews, e dai consumi fuori casa nel Belpaese, complice anche la stagione turistica, mentre la gdo fa ancora fatica ed è in calo (ad eccezione degli spumanti), dai dati di Circana, con vendite giù in volume del -1,9% nei primi 6 mesi dell’anno, ed una crescita a valore del +1,4, ma legata solo all’inflazione. Che continua ad essere uno dei problemi più importanti che gravano anche sul consumo di vino e sul settore, per l’erosione del potere di acquisto dei consumatori e soprattutto, sottolineano alcuni, per il costo del denaro che frena non solo i consumi stessi, ma anche gli investimenti delle imprese, indispensabili per ripartire e crescere. In un quadro che vede gli imprenditori cercare di gestire il cambiamento, e lavorare sul valore e sul posizionamento di prezzo, anche per recuperare o mantenere i livelli di redditività che negli ultimi anni hanno subito un’erosione importante, soprattutto dopo il Covid e la guerra tra Russia e Ucraina che hanno fatto aumentare i costi di produzione. E se per alcuni in questo momento va un po’ meglio l’Italia, mentre altri stanno lavorando di più all’estero, in molti guardano all’apertura di nuovi mercati ancora inesplorati, o a coltivare la crescita in quelli emergenti, per far fronte ad un calo dei consumi che nei mercati più storici e strutturati sembra lento ed inesorabile. Presto per dire che il peggio è passato, dunque, per il vino italiano, ma con uno sguardo rivolto al futuro che non può che sforzarsi di pensare positivo. È il sentiment, con tante sfumature differenti (in approfondimento), di alcuni dei produttori italiani di primo piano incontrati, da WineNews, a “VinoVip” 2024, a Cortina, l’evento biennale della storica rivista “Civiltà del Bere”. Come Raffaele Boscaini (Masi), Marianna Velenosi (Velenosi), Michele Bernetti (Umani Ronchi), Marilisa Allegrini (Marilisa Allegrini), Luca Rigotti (Mezzacorona), Marzia Varvaglione (Varvaglione 1921) e Alessandro Marzotto (Santa Margherita). | |
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| | La vendemmia 2024, momento fondamentale per il ciclo vitale del settore, rito agricolo tra i più affascinanti, antichi e raccontati, è già al via, a causa di caldo anticipato e siccità. Domani, 18 luglio, cadranno i primi grappoli, e come accade da anni, succederà in Sicilia, nell’areale di Menfi, come racconta Settesoli, una delle più grandi cooperative dell’isola e d’Italia, che mette insieme 6.000 ettari di vigna, coltivati da 2.000 viticoltori, e ormai da tradizione tra le primissime cantine d’Italia a dare il via alla raccolta. La vendemmia inizierà con le varietà di uve bianche già pronte per la raccolta: Pinot Grigio, Sauvignon Blanc, Moscato e Chardonnay, seguite dalle altre varietà. Successivamente, sarà il turno delle uve rosse, iniziando con Merlot e Alicante Bouschet. | |
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| | | Nell’estate che è per antonomasia la stagione dei “tormentoni”, musicali e non, il mantra, guardando ai consumi di vino, pare essere “purezza”. Parola d’ordine enoica individuata da Partesa, del Gruppo Heineken Italia, leader nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale horeca, con oltre 35.000 clienti e più di 7.000 referenze tra birra, vino, spirits, bevande analcoliche e food. E secondo il cui osservatorio, “gli amanti del vino continuano a richiedere monovitigni e Denominazioni che meglio sanno esprimere tutte le sfumature delle terre di provenienza, con preferenze, spinte anche dal caldo e da abbinamenti con piatti più leggeri, per i vini bianchi dallo stile moderno, con una buona acidità e una grande bevibilità. In ascesa anche gli sparkling, a partire dai Metodo Classico italiani che continuano a migliorare il livello qualitativo. Sarà del resto proprio il vino italiano il protagonista delle carte estive, capace di assicurare un ottimo rapporto qualità-prezzo, fortemente apprezzato dopo i mesi di inflazione che hanno ridotto il potere d’acquisto. Tra le regioni da tenere d’occhio: la Campania, a partire dalla Costiera Amalfitana, e il Triveneto, dall’Alto Adige al Trentino, fino al Friuli-Venezia Giulia”. Ma regina dell’estate sarà la birra, con il boom di quella no e low alcol. | |
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| | | Il “Sant’Onofrio” di Battistello Caracciolo e “Il tributo della moneta” di Luca Giordano tornano all’antico splendore. È l’ultimo importante restauro dell’Associazione Civita, in partnership con Tenuta Caparzo, storica griffe del Brunello di Montalcino della famiglia Gnudi Angelini, che sostiene il patrimonio artistico con la vendita del “Vino Civitas”. Un progetto delle Gallerie Nazionali di Arte Antica - Barberini Corsini delle cui collezioni fanno parte i capolavori restaurati, eccezionalmente esposti, da domani al 27 ottobre, alla Galleria Corsini a Roma. | |
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| | Il rumor era nell’aria da tempo, e ora si è concretizzato: il colosso francese degli spirits e del vino Pernod Ricard, con un fatturato 2023 di 12,1 miliardi di euro, con profitti di 3,3 miliardi di euro, grazie a marchi come Absolut e Havana Club, per citarne alcuni, ma anche Champagne come Perrier Jouet e G.H. Mumm, ha firmato un accordo di vendita dei suoi marchi internazionali di vino strategici all’Australian Wine Holdco Limited (Awl), proprietario di Accolade Wines, come spiega una nota ufficiale della stessa Pernod Ricard. L’affare, le cui cifre sono come sempre riservate, spiega ancora Pernod Ricard in una nota ufficiale, include la vendita di marchi come Jacob’s Creek, Orlando e St Hugo dall’Australia, Stoneleigh, Brancott Estate e Church Road dalla Nuova Zelanda e Campo Viejo, Ysios, Tarsus e Azpilicueta dalla Spagna. Mentre non vengono ceduti i brand di Champagne. | |
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| | | “Il racconto del vino negli ultimi 50 anni è molto più approfondito perché c’è voglia di informazione e verità, anche se oggi il prodotto è entrato in circuiti più legati al lifestyle e al glamour e quindi capita che se ne parli con troppa leggerezza e con il desiderio di voler stupire invece che aiutare le persone a stare meglio ed a trasmettere loro cultura, storia e sapere. Occorre ripensare, poi, alcuni format di comunicazione che hanno 30 anni e sono desueti”. A WineNews, Alessandro Torcoli, direttore della storica rivista “Civiltà del Bere”, da “VinoVip Cortina” 2024. | |
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