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N. 3.492 - ore 17:00 - Venerdì 26 Agosto 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Con il caro energia letteralmente esploso in questi giorni in cui sono arrivate le bollette dell’elettricità di giugno-luglio, con i prezzi del gas alle stelle, la preoccupazione di tutti è per quello che accadrà nei prossimi mesi. Eppure, fino ad oggi, il 2022 è stato un anno di ulteriore, importante ripresa dalla pandemia, soprattutto per settori fondamentali per il comparto enogastronomico. Come raccontano i dati dell’Osservatorio Confimprese-Ey, secondo cui con un balzo del +5,1% dei consumi generali a luglio 2022 su luglio 2021, ci si è avvinati molto ai livelli pre-pandemia. In particolare, la ristorazione ha segnato un +9,7%. |
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È la più antica e prestigiosa rete di distribuzione di fine wine al mondo, e, nel secolo scorso, è stato il motore del successo internazionale dei vini di Bordeaux: La Place è oggi un hub capace di accogliere centinaia di produttori ed un network di 300 négociant, che vendono in 170 Paesi in tutto il mondo. Un club per pochi, che si è aperto per la prima volta solo nel 1998, quando accolse la griffe cilena Almaviva comunque di proprietà della Baronessa Philippine de Rothschild (Château Mouton-Rothschild). Non fu che un anticipo di ciò che avvenne, inevitabilmente, qualche tempo dopo. Il mercato dei fine wine, come raccontiamo da anni, ha vissuto una lenta quanto inesorabile rivoluzione, iniziata nel 2010. All’epoca, il mercato secondario dei grandi vini era appannaggio delle etichette di Bordeaux, che rappresentavano, a valore, il 95,7% degli scambi. Un anno prima, nel 2009, La Place aveva accolto il primo vino senza alcun tipo di legame con Bordeaux: il Masseto 2006. Una pietra miliare sulla via di un cambiamento ormai evidente: in autunno verranno presentate le nuove annate commercializzate da La Place, 108 vini da 32 Regioni diverse di 11 Paesi. La rivoluzione è servita, e l’appuntamento autunnale è ormai diventato più interessante dell’en primeur di Bordeaux, i cui vini, ad oggi, valgono il 34,1% degli scambi sul Liv-ex, come ricorda il report “La Place de Bordeaux and the expanding fine wine market”. La Place e il mercato secondario dei fine wine, così, sembrano muoversi in parallelo: Bordeaux, ed il sistema dell’en primeur, hanno perso posizioni, mentre la domanda, su tutti gli altri fronti, da quello interno (Borgogna, Champagne e Rodano) a quello esterno (Italia, Usa, Spagna e non solo), ha continuato a crescere. Spingendo così La Place a guardarsi intorno, puntando sempre e comunque su etichette di enorme prestigio. Che, da parte loro, con il sistema distributivo francese hanno costruito quasi sempre un rapporto proficuo. Il quasi è relativo a quei casi (pochi, in realtà) in cui l’azienda ha dato priorità al prezzo invece che alla costruzione di un brand globale. L’esatto contrario, ad esempio, di quanto fatto proprio da Masseto, una case history che ben racconta il ruolo positivo de La Place sul successo di un’etichetta (in approfondimento). |
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La mancanza di manodopera è un’emergenza con cui il comparto vino rischia di doversi misurare anche nelle prossime settimane, vista la mancanza, ormai strutturale, di lavoratori. Che sia colpa del reddito di cittadinanza o degli stipendi troppo bassi, il risultato non cambia, e le aziende corrono ai ripari, aumentando gli investimenti in tecnologia. Del resto, la meccanizzazione della raccolta è tutt’altro che una novità: già negli Anni Ottanta le grandi aziende, sull’esempio di quanto stava accadendo a Bordeaux, hanno introdotto tra i filari le prime vendemmiatrici. Nel mondo, ogni anno, se ne vendono più di mille, e le cantine, partendo da quelle del Monferrato, come racconta Cia - Agricoltori Italiani, corrono ai ripari, investendo decine di migliaia di euro per sopperire alla mancanza di manodopera. |
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La vicenda dei 130 viticoltori irpini che, nella zona di Paternopoli, Montemarano e Castelfranci, secondo la Cia-Agricoltori Avellino, sono rimasti senza commesse, per 25.000 quintali di uve Aglianico, ad oggi, senza mercato, va avanti. Tutti concordano sul fatto che vada trovata una soluzione condivisa e strutturale a quello che è un problema di mercato, con vini come Aglianico e Taurasi in difficoltà (mentre altri, soprattutto bianchi, no ndr). Una visione sulla quale, almeno in parte, concorda il Consorzio Vini d’Irpinia, secondo il quale, però, le uve sarebbero molte di meno di quanto dichiarato ad oggi. Ma a dire la sua ad un portale locale è anche Mario Ercolino, alla guida di Nativ, la principale azienda coinvolta nella vicenda, seppur non “citata” esplicitamente, sottolineando che l’azienda, tra un mercato che per la tipologia è in difficoltà, ed investimenti strutturali non completati, non può acquistare le uve nelle quantità di cui si parla (come ha fatto in passato). E sollevando anche un’altra questione, che sottotraccia riguarda tante denominazioni. Ovvero il fatto che, da disciplinare, alcuni vini debbano rimanere in cantina per anni prima di poter andare sul mercato. Cosa, per alcuni, sempre più difficile anche per cambiamenti nel gusto dei consumatori (in approfondimento). |
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Dal Monferrato con la “Douja d’Or” al “Festival Franciacorta in Cantina”, dalle Langhe con “Io, Barolo” a Castiglione Falletto all’“Oltrepò-Terra di Pinot Nero”, dal “Trentodoc sul Lago di Garda” alle wine & food experience lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Friuli, da “Soave MultiVerso” all’“Expo Chianti Classico” a Greve in Chianti e all’Etna con “ViniMilo”, settembre è tempo di vendemmia, ma anche di tantissimi eventi segnalati in agenda da WineNews. Nella quale ripartono anche le “Anteprime”, con “Bolgheri DiVino”, “Campania Stories” e gli “Etna Days”. |
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Premessa: rispetto al primo semestre 2021, la prima metà del 2022 ha vissuto dinamiche di quasi assoluta normalità. Che, intanto, conferma in Francia quanto registrato in Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania: le vendite della Gdo - che, insieme al canale online, ha sostenuto in maniera fondamentale i fatturati del vino nei periodi più difficili, tra lockdown e chiusure - registrano un calo assolutamente rilevante. Come rivelano il dati del panel Iri per FranceAgriMer e Cniv - Comité National des Interprofessions des Vins, i vini fermi nella grande distribuzione di Francia, nel primo semestre 2022, hanno fatturato 1,9 miliardi di euro, per un totale di 4 milioni di ettolitri, che si traducono in un calo, sullo stesso periodo del 2021, dell’8% a volume e del 7% a valore. |
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Tra storia e futuro, mercati che tirano e progetti territoriali che guardano al passaggio da Doc a Docg, e ad una zonazione più approfondita che parta dalla Contrade, la visione di produttori come Cottanera, Graci, Girolamo Russo, Pietradolce, Donnafugata e Planeta. Che raccontano una terra fatta di grande “biodiversità naturale”, con un viticoltura “super-eroica”, e dove la crescita del vino è stato motore decisivo dello sviluppo di un territorio che può crescere ancora tanto. |
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