Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui |
N. 4.187 - ore 17:00 - Lunedì 31 Marzo 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
|
|
| | | Il vino inglese chiede più risorse e rimane deluso dallo “Spring Statement”, la “dichiarazione di primavera” del Governo Uk (che prevede tra le altre cose tagli a welfare e spesa pubblica, e stime di crescita del Pil 2025 viste a ribasso). Un'occasione persa, secondo Nicola Bates, ceo di WineGb, ente che rappresenta il settore vinicolo britannico. “Il settore - ha detto - ha bisogno di supporto per crescere e diventare la prossima grande regione vinicola del mondo. Resta la necessità di supporto finanziario, siamo il settore agricolo a più rapida crescita del Regno Unito, che porta denaro e posti di lavoro qualificati”. | |
|
| | La data del 2 aprile è ormai prossima, ed è una data importante a cui guardano Ue, Usa e tutto il mondo, perché in un modo o nell’altro segnerà una svolta nella guerra dei dazi tra Europa e America, con gli attesi annunci del Presidente Trump su quali tariffe, a quali merci, per quanto tempo e a quali blocchi di Paesi o singoli Paesi, saranno applicate. Annunci che, nel frattempo, con la minaccia di dazi al 200% su vini e spirits europei (il 14 marzo, giorno in cui le ricerche del termine “dazi”, ovviamente popolarissimo in questo periodo, hanno toccato il picco su Google, secondo un’analisi WineNews), hanno già fatto male all’industria del Vecchio Continente, con ordini bloccati e merci ferme nei porti di partenza, per evitare il rischio, da parte degli importatori americani, di trovarsi a dover pagare il costo dei dazi sul vino ordinato a prezzi normali. “Anche se i dazi del 200% sui vini dell’Ue non sono stati applicati, la chiusura del mercato vinicolo statunitense ai nostri vini è già una realtà - ha commentato, nei giorni scorsi, Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale Ceev (il Comitato che rappresenta le imprese del vino Ue) - poiché gli importatori hanno interrotto tutte le spedizioni per paura di potenziali dazi. Ciò costa alle aziende vinicole dell’Ue 100 milioni di euro a settimana (e 6 milioni di euro al giorno solo all’Italia, secondo Coldiretti, ndr)”. Gli aggiornamenti sulla vicenda si susseguono di ora in ora (in approfondimento le dichiarazioni, tra gli altri, della Premier Giorgia Meloni, e della Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen). E dagli Usa, ora, l’ipotesi più probabile, è quella di iniziare, dal 2 aprile, con dazi non troppo differenziati tra categorie merceologiche e Paesi, ma con un dazio generale su tutte le merci (e quindi anche per vini e spirits) tra il 10% ed il 25%, secondo quanto avrebbe comunicato il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick all’Ue, stando alla U.S. Wine Trade Alliance. Un dazio in una misura certamente più sopportabile, quello tra il 10% ed il 25%, rispetto a quello devastante del 200%, ma che avrebbe comunque ripercussioni fortissime, se si pensa agli effetti su un prodotto, il vino, che mediamente vede il suo prezzo di partenza dall’Italia quadruplicare prima di arrivare al consumatore Usa. | |
|
| | Una location d’eccezione come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, un curatore fuoriclasse come Gelasio Gaetani Lovatelli d’Aragona, e l’obiettivo di restituire il sorriso ai bambini che nascono con una malformazione del volto: il 3 aprile torna l’asta di vini di beneficenza della Fondazione Operation Smile Italia Ets. Oltre 75 le aziende che hanno donato le proprie etichette, tra cui Ornellaia, Batasiolo, Tenuta di Trinoro, Marchesi Frescobaldi, Rocca di Frassinello, Tenuta Il Palagio - con una bottiglia in edizione limitata autografata da Trudie Styler e Sting - e Vespa Vignaioli, che ha donato una bottiglia numerata ed autografata da Bruno Vespa. Lo scopo è raccogliere fondi a sostegno dei programmi medici di Operation Smile in Africa e America Latina, per curare i bambini e gli adulti nati con malformazioni. | |
|
| | | Che il vino non stia attraversando uno dei suoi momenti storici migliori è un fatto noto, così come le cause che hanno portato a questa situazione, compreso il fattore dei prezzi. Perché se è vero che le cantine si sono trovate a dover fare i conti con spese produttive maggiori, anche i bevitori di vino hanno dovuto scontrarsi con un potere di acquisto più limitato che ha generato, di conseguenza, un cambiamento del carrello della spesa. Ma c’è anche chi interviene, fornendo un assist ai consumatori, agendo sulla politica dei prezzi. È il caso di Nicolas, un gigante delle enoteche in Francia, che fa parte del Gruppo Castel, il più grande produttore enoico francese e il terzo al mondo. Nicolas ha annunciato una revisione dei prezzi su una selezione di oltre 100 prodotti, che coprono un’ampia gamma di vini e liquori ed anche di territori importanti ed iconici come la Champagne e Bordeaux, tra gli altri, con sconti che vanno da qualche centesimo a bottiglia fino a decine e decine di euro (anche su marchi come Roederer, Dom Pérignon e Krug). Ma, oltre al prezzo della bottiglia, Nicolas ha guardato anche oltre, proponendo una nuova iniziativa: se il cliente trova lo stesso prodotto ad un prezzo più economico, la differenza viene rimborsata sulla sua carta fedeltà. | |
|
| | | I giovani, che stanno “rivoluzionando” con le loro scelte le tendenze legate al beverage, non sembrano essere più di tanto affascinati dagli strumenti e dagli accessori del vino. Un sondaggio condotto per il marchio di vini no alcol Eisberg rivela che solo il 43% dei ragazzi della Generazione Z interpellati (nati tra il 1997 e il 2012) ha utilizzato un cavatappi (lo possiede solo il 27%) e il 18% ha sperimentato un decanter. Quello che viene privilegiato, a quanto pare, è un approccio diverso con il vino e più lontano dalla tradizione ... | |
|
| | Con sei tra le più importanti filiere dell’agroalimentare italiano - Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, pasta (Barilla), pomodoro (Mutti e Rodolfi), latte (Parmalat) e alici (Delicius, Rizzoli e Zarotti) - la “Parma Food Valley” ha registrato nel 2023 un fatturato al consumo di oltre 11 miliardi di euro. Un territorio che fa dell’export un fiore all’occhiello: circa 5 miliardi, pari al 44% del fatturato complessivo, derivano dalle esportazioni, con gli Stati Uniti che registrano la maggior crescita nell’ultimo anno (+21,7%). E tra i 5 prodotti gastronomici che meglio rappresentano il nostro Paese nel mondo, il 27% degli italiani cita spontaneamente una filiera della “Parma Food Valley”, territorio conosciuto dal 43% degli intervistati. Sono alcuni spunti emersi dalla ricerca Ipsos su “Parma Food Valley”, rappresentata da Fondazione Parma Creative City of Gastronomy Unesco. | |
|
| | | “Essenziale è la parola giusta da usare quando si parla di vino. Bisogna considerarlo per quello che è, il succo di un frutto che è l’uva, ma che ha la peculiarità di essere diverso a seconda dei vitigni e del territorio di produzione. Non dobbiamo trasformarlo in qualcos’altro. Per questo in futuro ai vini dealcolati dovremo cambiare nome, perché il vino per definizione è un prodotto ottenuto da una fermentazione alcolica, tutti gli altri sono succhi di frutta riproducibili industrialmente”. Lo spiega, a WineNews, Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura ed enologia. | |
|
|
|