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WineNews
N. 2.769 - ore 17:00 - Martedì 5 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
WE: Tasca d’Almerita cantina dell’anno
È Tasca d’Almerita, tra le grandi firme del rinascimento enoico della Sicilia, guidata da Alberto Tasca, la “European Winery of The Year”, secondo il magazine americano “Wine Enthusiast”. Un premio ad una storia, vinicola e culturale, lunga otto generazioni, ed oggi fortemente caratterizzata dalla valorizzazione dei tanti territori della Sicilia e della sostenibilità. “L’impegno della famiglia Tasca d’Almerita per la viticoltura sostenibile in Sicilia - spiega la italian editor Kerin O’Keefe - ha avuto un’influenza estremamente positiva sul vino, sull’ambiente e sulle altre cantine, in tutta Italia, migliorando la qualità e diffondendo il messaggio di sostenibilità”.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Il Brunello al top della “Top100 Wines of 2019” di James Suckling
Non è ancora in commercio, eppure l’hype sull’annata 2015 del Brunello di Montalcino, uno degli alfieri del vino italiano nel mondo, è già altissimo: “colpa” di James Suckling, firma illustre della critica enoica internazionale e guru per i wine lover d’Asia, che ha incoronato come “Wine of the Year 2019” il Brunello di Montalcino Vecchia Vigne 2015 di Siro Pacenti, tra le massime espressioni di un territorio capace di mettere in fila ben undici 100/100. Ma non finisce qui, perché nella “Top100 Wines of 2019” alla n. 2 c’è il Brunello di Montalcino 2015 di Renieri, seguito dal Rioja Prado Enea Gran Reserva 2011 di Muga. Ancora Italia alla posizione n. 4, con il Cervaro della Sala 2017 della Marchesi Antinori, mentre alla n. 8 troviamo il Brunello di Montalcino 2015 di Eredi Fuligni. Scorrendo le posizioni, alla n. 14 il Brunello di Montalcino Pianrosso 2015 di Ciacci Piccolomini d’Aragona, alla n. 18 l’Amarone della Valpolicella Classico Sergio Zenato Riserva 2013 di Zenato, alla n. 19 il Brunello di Montalcino 2015 Luce della Vite di Frescobaldi, alla n. 22 il Brunello di Montalcino La Casaccia 2015 di Canalicchio di Sopra, alla n. 24 il Chianti Classico Ceniprimo Gran Selezione 2016 di Barone Ricasoli, alla n. 25 il Brunello di Montalcino Piero 2015 di Talenti, alla n. 26 il Syrah Costa Toscana Suisassi 2017 di Duemani, alla n. 30 il Brunello di Montalcino Le Lucere 2015 di San Filippo, alla n. 32 il Brunello di Montalcino 2015 di Giodo (di proprietà dell’enologo Carlo Ferrini), alla n. 34 il Brunello di Montalcino Vigna Montosoli 2015 di Valdicava, alla n. 42 il Barolo Vigna Le Rocche 2015 di Bruno Giacosa, alla n, 45 il Brunello di Montalcino Vignavecchia 2015 di San Polo, alla n. 48 il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2015 di Casanova di Neri, alla n. 62 il Solaia 2016 dei Marchesi Antinori, alla n. 68 il Chianti Classico Vigna del Sorbo Gran Selezione 2016 di Fontodi, alla n. 73 il Fontalloro 2016 di Fèlsina, alla n. 74 il Barolo La Serra 2015 di Roberto Voerzio, alla n. 86 il Barolo Ornato 2015 di Pio Cesare, alla n. 87 il Giramonte 2016 di Frescobaldi, alla n. 88 il Barolo Cannubi 2015 di Paolo Scanavino, alla n. 89 il Beyond the Clouds 2017 di Elena Walch, alla n. 93 il Barolo Cannubi 2016 di Damilano ed alla n. 99 il Masseto 2016.
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Ocm Vino, ecco la graduatoria
13 progetti di promozione nei Paesi terzi, per un contributo Ue di 28 milioni di euro che, con i capitali delle imprese, attiveranno investimenti per 68,4 milioni di euro: così la graduatoria (nell’approfondimento) dei progetti approvati e finanziati a valere sulla quota nazionale (30 milioni di euro su 100, con 70 gestiti dalla Regioni) dell’Ocm Vino, pubblicata dalle Politiche Agricole (ma, da rumors WineNews, sono già in arrivo ricorsi sui progetti multiregionali, ndr.). Con un appunto: l’importanza dei fondi Ocm per la promozione è indiscutibile. Ma poiché sono fondi pubblici, sarebbe opportuno che le istituzioni, nel pubblicare le graduatorie, rendessero disponibile l’elenco degli effettivi beneficiari di questi fondi. Perché se si tratta di una cantina, un Consorzio o un raggruppamento noto, è facile risalire a nomi e cognomi, mentre in altri casi non è così.
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Focus
Ca’ del Bosco e Ferrari dominano “il mondiale” degli sparkling 
La “Champagne & Sparkling Wine World Championships” 2019, la competizione dedicata alle bollicine ideata da Tom Stevenson, ha incoronato, per la terza volta, Ferrari, leader del Trentodoc, come “Sparkling Wine Producer of the Year”, ed il suo enologo, Ruben Larentis, ha ricevuto il “Lifetime Achievement Award”. Italia che fa incetta di premi, a partire dal “Best Italian Sparkling Wine” 2019, al Franciacorta Annamaria Clementi 2009 in magnum di Ca’ del Bosco, che si aggiudica anche il “Best Franciacorta”. Riconoscimenti importanti, perché, come racconta a WineNews Maurizio Zanella, alla guida della griffe del Franciacorta, “il giudizio della critica dimostra che stiamo lavorando nella giusta direzione, quella della qualità. Siamo giovani - continua Zanella - ci mancano tradizione e cultura per poterci paragonare alla Champagne, ma abbiamo ridotto il gap lavorando sull’innovazione”. Tornando ai premi, Belpaese al top nelle categorie “Sparkling Aromatic Wine” 2019 con l’Asti Cuvage di Acquesi, “Sparkling Red Wine” 2019 con il Lambrusco Reggiano Il Campanone 2018 di Lombardini, “Classic Rosé” 2019 con il Perlé Rosé 2013 di Ferrari, “Classic Blanc de Noirs” 2019 con il Perlé Nero 2010 in magnum di Ferrari e “Classic Brut Non-Vintage Blend” 2019 con il Franciacorta Brut di Lantieri de Paratico.
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Cronaca
Il Prosecco alla conquista della Cina

Il Prosecco vola in Cina, dove le esportazioni delle bollicine italiane più amate all’estero hanno registrato, nel 2019, un balzo delle spedizioni verso il gigante asiatico del 31%, a traino di un settore, quello delle bollicine tricolori, che in generale registra un +11% di export in quantità sul 2018. Traguardo, celebrato dal presidente cinese Xi Jinping in persona, che, in visita al padiglione italiano alla China International Import Expo di Shanghai, ha alzato proprio un flûte di Prosecco nel brindisi con il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

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Wine & Food
Guida Michelin Italia 2020, domani, a Piacenza, la “Star Revelation” della “rossa”
L’attesa è quasi finita: domani, a Piacenza, è il giorno della “Stars Revelation”, ovvero della presentazione della Guida Michelin 2020, la più ambita, temuta e rispettata dall’alta ristorazione. Con l’Italia che riparte dai suoi 10 tristellati (Uliassi, St. Hubertus, Piazza Duomo, Da Vittorio, Dal Pescatore, Reale, Enoteca Pinchiorri, Osteria Francescana, La Pergola e Le Calandre), dai 29 “due stelle” e dai 318 stellati del 2019. Difficile, stando ai rumors, che sia annunciato un nuovo “tre stelle”, categoria su cui la Michelin difficilmente si sbilancia, e che ha già visto due new entry consecutive (il St. Hubertus nel 2018 e Uliassi nel 2019). Anche se qualcuno fa il nome del Danì Maison di Nino di Costanzo a Ischia come possibile 11esimo ristorante tristellato d’Italia. Che sarebbe, nel caso, il primo tristellato del Mezzogiorno, e sarebbe davvero una bella notizia.
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WineNews.tv
Denominazioni: tante, troppe, necessarie. A WineNews Riccardo Ricci Curbastro (Federdoc)
“74 Docg, 332 Doc e 118 Igt sono, effettivamente, troppe. Rappresentano un patrimonio di biodiversità e ricchezza territoriale e culturale del nostro Paese che non possiamo negare, ma non significa che ognuna di queste centinaia di denominazioni abbia la possibilità di diventare elemento di successo e traino per il proprio territorio e per i produttori che ci vivono. Dobbiamo renderci conto che sono troppe per farci capire all'estero, che alcune di queste potrebbero essere utilmente trasformate in sottozone di denominazioni più grandi”.
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