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WineNews
N. 3.502 - ore 17:00 - Venerdì 9 Settembre 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
L’amore della Regina per la natura
Un’icona anche della “nobile” passione per la campagna, dal sapore d’altri tempi, e dell’amore per l’agricoltura ed i suoi frutti. A partire dal vino, e quello italiano in particolare, che in 70 anni di regno ha contribuito a far conoscere al mondo, quando le nostre etichette non avevano certo la celebrità di oggi, diventandone la più famosa appassionata, dai vini serviti a corte a quelli donati e stappati nelle sue visite in Italia. WineNews ha ripercorso il legame della Regina Elisabetta con il mondo del cibo e del vino, alla cui base c’è un interesse per la natura, da custodire per il futuro e tramandare ai giovani, che ne fa anche l’icona più “pop”.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Carlo III, re “agricoltore”, produttore di vino, sommelier e amante dell’Italia enoica
Imprenditore agricolo, produttore (anche di vino), sostenitore storico di Slow Food, appassionato di vino italiano (grazie al legame secolare della sua famiglia con i Frescobaldi, raccontato in approfondimento da Lamberto Frescobaldi), e sommelier ad honorem: è anche questo sua maestà Re Carlo III di Inghilterra, salito al trono dopo la dipartita della madre, la Regina Elisabetta II. Un re, Carlo d’Inghilterra, che, da sempre, è attento ai temi dell’agricoltura. Non solo come produttore di alimenti biologici, allevatore e produttore di vini ad Highgrove House, la sua tenuta nel Gloucestershire. Ma anche come sostenitore degli agricoltori inglesi, per esempio, con il “The Prince’s Countryside Fund”, lanciato nel 2010, in veste di Principe del Galles, per supportare le famiglie agricole del Regno Unito. Ma Re Carlo, da tempo, è pure amante dell’Italia e del suo patrimonio vinicolo, agricolo e gastronomico, come raccontano tanti episodi che WineNews, negli anni, ha riportato. A partire dall’amicizia storica della famiglia Windsor con la famiglia Frescobaldi, che da settecento anni ha rapporti con la Corona inglese, della quale, per il vino e per l’olio, è fornitrice storica, anche grazie alla personale frequentazione di Bona e Vittorio Frescobaldi con la real casa: furono tra i pochissimi italiani tra gli invitati al matrimonio di William, figlio di Carlo, con Kate Middleton, ai quali donarono il Brunello di Montalcino Riserva di Castelgiocondo. Senza dimenticare la visita, nel 1986, di Carlo in Toscana. Un legame, dunque, già sbocciato negli anni Ottanta del Novecento, e rinsaldato nel 2017, quando in veste di Principe di Galles, insieme alla compagna, Camilla Parker Bowles, duchessa di Cornovaglia, a Firenze incontrò personalmente tanti protagonisti del vino italiano, da Jacopo Biondi Santi, all’epoca alla guida della Tenuta Greppo Biondi Santi a Montalcino, a Giovanni Manetti (Fontodi), nel Chianti Classico, dalla famiglia Antinori a Vittorio Moretti, patron del gruppo Moretti, oltre, ovviamente, alla famiglia Frescobaldi, nell’incontro organizzato da Franco Ricci, patron della Fondazione Italiana Sommelier (Fis), che, in quell’occasione, consegnò a Carlo e Camilla il diploma di Sommelier d’Onore. Senza dimenticare l’amicizia con Carlo Petrini e Slow Food, di cui è stato tra i maggiori promotori in Uk.
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La tutela del bio per la sostenibilità
L’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e l’inflazione, schizzata a +8,4%, rafforzano l’urgenza di accelerare e vincere la sfida per la transizione verde, con la produzione agricola biologica come strada maestra da percorrere per la sostenibilità. Serve, per questo, un programma che tuteli il bio dalla crisi economica, nei campi e sullo scaffale. A dirlo è Cia - Agricoltori Italiani, dal Sana 2022 di scena a Bologna fino all’11 settembre. Il ruolo del biologico si fa sempre più dirimente, e interpreta un modello verso cui tendere nella lotta ai cambiamenti climatici, visti gli oltre 3 miliardi di euro di danni causati dall’ultima siccità, e per garantire la sicurezza alimentare globale, con un 2023 a rischio carestia, stando ai 46 milioni di persone in più nella fame, durante gli ultimi due anni.
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Focus
Gli italiani ed il rapporto con il vino, secondo Coop
Le vendite di vino in gdo, dopo il boom del 2021, con gli italiani a lungo costretti in casa dal lockdown per contenere il Covid, come prevedibile, nel 2022 sono tornate a scendere. Guardando ai primi sei mesi, il valore è stato di 1,3 miliardi di euro, il -6,6% sul 2021, ma ancora +10,3% sul 2019. E questo si può leggere in maniera positiva, con un consumo domestico che, nonostante la ripresa del fuoricasa, è ancora superiore ai livelli pre pandemia, come a dire che il vino ha riconquistato la tavola domestica degli italiani. A preoccupare di più, come avviene per ogni altro settore, sono le previsioni dei consumatori nei prossimi mesi, anche in vista degli aumenti di prezzo (che resta primo criterio di scelta anche per il vino, ndr) che, inevitabilmente, ci saranno, visto che i costi di produzione crescono tanto per le cantine, quanto per la distribuzione, e non possono essere tutti assorbiti “a monte”. Nel complesso, infatti, sui consumatori totali, il 73% degli italiani dice che non cambierà abitudini, ma a fronte di un 4% che prevede di consumare qualcosa in più, c’è un 22% che prevede di ridurre i consumi. Emerge dall’analisi sul segmento vino firmata da Coop Italia, tra i leader della grande distribuzione organizzata (con una quota di mercato nella gdo al 12,5%, ndr), per WineNews (in approfondimento).
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Cronaca
Saint-Emilion, Figeac al vertice
Dopo anni di dibattito, confronto e qualche polemica, i Grands crus di Saint-Emilion possono contare su una nuova classificazione, che porta al vertice della piramide qualitativa Château Figeac, che raggiunge così Château Pavie, come 1er cru classé A. Per ironia della sorte, gli storici Châteaux Ausone e Cheval Blanc, proprio in vista di questo rinnovamento, avevano lasciato polemicamente la classificazione, sostenendo che non possano esserci quattro 1er cru classé A, ma solo due, come in effetti è ancora oggi ...
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Wine & Food
“Wine Spectator” celebra il Chianti Classico, e gli dedica la copertina di ottobre
Non capita tutti i giorni di finire sulla copertina di “Wine Spectator”, il magazine sul vino più diffuso al mondo, e quando succede è sempre una buona notizia, per tutto il vino italiano. In passato, è capitato a imprenditori come Lamberto Frescobaldi e Angelo Gaja, Piero Antinori e Oscar Farinetti, e ancora Lodovico Antinori, Marilisa Allegrini e Nicolò e Priscilla Incisa della Rocchetta. Questa volta l’onore è per un territorio, quello del Chianti Classico, rappresentato, sul numero in edicola il 31 ottobre, da un Gallo Nero. Dal 1994, Piemonte, Sicilia e soprattutto Toscana hanno guadagnato spesso la copertina di “Wine Spectator” (che all’Italia dedica abitualmente il numero di aprile, il mese di Vinitaly, ndr), ma solo Brunello di Montalcino, Barolo e Barbaresco hanno ricevuto un onore simile.
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Mbe Fieramente
WineNews.tv
A Bolgheri, terra di grandi rossi, nasce il primo spumante metodo classico del territorio
A raccontare l’idea “CaP Rosè” è Paolo Ziliani, alla guida di Caccia al Piano e di Berlucchi, dove sono nate le bollicine del Franciacorta. “Io sono uomo di mercato, ho pensato di fare qualcosa che non c’era, portando il nostro know how sulla spumantistica nel territorio. Ma questo spumante, il Cap Rosè, che nella prima annata è dedicato a mio padre, Franco Ziliani, e nasce da Merlot e Syrah, non sarà mai un competitor dei grandi rossi di questo territorio, di cui sono innamorato”.
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