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N. 2.930 - ore 17:00 - Venerdì 26 Giugno 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Aspettando i dati del secondo trimestre, che daranno la misura reale degli effetti del lockdown, i numeri dell’export enoico italiano dei primi tre mesi dell’anno lasciano diversi segnali positivi, “superati”, purtroppo, dalla crisi globale. In Germania l’imbottigliato fermo ha toccato i 165,4 milioni di euro (+10,5%). Male, ma il dato era atteso con le trattative per la Brexit, il mercato Uk, dove l’imbottigliato fermo è crollato a 59,6 milioni di sterline (-20,8%). In Usa la paura dei possibili dazi ha spinto le spedizioni a 407 milioni di dollari (+15,6%) per i vini fermi, mentre il Canada è stabile e la Cina perde il 14,8% nello stesso segmento, che si attesta sui 30,5 milioni di dollari. |
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Tra le misure alle quali i grandi territori del vino italiano possono ricorrere, per provare a dare una risposta alle difficoltà che il settore enoico sta attraversando, c’è il taglio delle rese. Una decisione che riguarda essenzialmente i vini a denominazione, e che solo i Consorzi, a maggioranza, possono prendere. Ma anche una misura che non risponde alle necessità di tutti, come vedremo nell’analisi di WineNews tra le maggiori denominazioni del Belpaese. Ha deciso per la riduzione delle rese il Brunello di Montalcino, ma, come sottolinea il presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci, “non è una misura anti Covid: l’annata 2020 andrà sul mercato solo nel 2025, è dal 2007 che portiamo le rese da 80 a 70 quintali ad ettaro”. Anche il Chianti ha approvato la misura, “per un taglio delle rese del 20%”, come dice il presidente del Consorzio Chianti, Giovanni Busi. Nel Chianti Classico invece, come spiega il presidente Giovanni Manetti, “quella del taglio delle rese non è una misura che adotteremo”. Tutto come prima anche in Langa, dove “la proposta di una riduzione delle rese è stata bocciata dal Consiglio”, spiega il presidente del Consorzio di tutela del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani Matteo Ascheri. In Sicilia, la proposta del presidente del Consorzio dell’Etna Doc Antonio Benanti “prevede la riduzione delle rese, solo per la tipologia Etna Rosso, da 90 a 70 quintali ad ettaro”. In Veneto, il Consorzio Vini Valpolicella, guidato da Andrea Sartori ha stabilito di ridurre da 120 a 100 quintali per ettaro la resa massima. Nel Soave il Consorzio del presidente Sandro Gini e del direttore Aldo Lorenzoni ha deciso una riduzione delle rese a 130 quintali per ettaro per tutte le tipologie. Anche la Doc delle Venezie, “casa” del Pinot Grigio italiano, attende il via libera alla riduzione delle rese. Sulla stessa linea il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, dove “le rese vendemmiali 2020 saranno ridotte da 135 a 120 quintali ad ettaro”, come ha annunciato Innocente Nardi, presidente del Consorzio. Infine, la strategia del Consorzio del Prosecco, che non ha previsto il taglio delle rese. Che, come dice il presidente Stefano Zanette, “restano di 180 quintali ad ettaro”. |
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L’agroalimentare italiano, a partire dal vino, prima voce dell’export per il comparto, torna a tremare. La minaccia, di nuovo, arriva proprio dal mercato extraeuropeo più importante, quello Usa, ma, come abbiamo raccontato ieri, non è imprevista. La revisione della black list dei prodotti europei sottoposti a dazi era attesa: si sapeva da febbraio 2020 che sarebbe stata un’estate calda, e così sarà. E sì il vino, l’olio e tanti altri prodotti dell’agroalimentare italiano sono nella black list, ma neanche questa è una novità: gli allegati I e II presenti nel documento dello U.S. Trade Representative sono gli stessi di febbraio, con l’allegato III, unica novità di questo carosello, che non aggiunge nulla di nuovo per il Belpaese. La speranza è che vada come a febbraio, con l’Italia salvata dalla scure di Trump, forse più interessato a colpire i Paesi del consorzio Airbus... |
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La pandemia di Covd-19 è tutt’altro che alle spalle. Se l’Italia, il primo Paese Occidentale investito dall’emergenza, e quello che ha preso le misure di contenimento più stringenti, sta tornando lentamente alla normalità, nel resto del mondo, specie Oltreoceano, i numeri dipingono un quadro tutt’altro che rassicurante. Ciò che non è dato sapere, però, è se e in che modo l’emergenza e la pandemia, sia destinata a lasciare dietro di sé cambiamenti di lungo corso. Di certo, ci sta già lasciando qualche insegnamento, come scrive, nel “5 Learning from Lockdown & Our Covid-19 Impact Report”, lo chief operating officer di Wine Intelligence Richard Halstead. La prima “lezione” è che quando la vita diventa difficile, i piccoli lussi diventano più importanti, vino compreso. La seconda cosa che abbiamo imparato è che si può bere insieme agli amici anche a distanza. La terza lezione impartita dal lockdown è che la vendita online ed i negozi al dettaglio si sono rivelati i canali vincenti. Il quarto lascito riguarda invece il modo con cui le persone si stanno approcciando agli altri ed al ritorno al ristorante, sotto il segno della cautela. Infine, l’ultima lezione del lockdown è che il calo dei guadagni porterà ad una frenata della spesa per i prossimi 12 mesi, e forse oltre. |
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Ricomincia, simbolicamente, dal Trentino-Alto Adige, il viaggio del vino, nell’incontro tra la cucina di chef Niederkofler, a 2.275 metri d’altitudine, nel cuore delle Dolomiti, con il suo nuovo locale AlpiNN, e le bollicine di Kettmeir, la griffe trentina di Santa Margherita, il gruppo del vino dei Marzotto, guidato dall’ad Beniamino Garofalo, capace di fatturare 189,4 milioni di euro nel 2019, e di mettere insieme dieci tenute (da Ca’ del Bosco in Franciacorta a Lamole di Lamole nel Chianti Classico) nelle Regioni più belle dell’enologia italiana. |
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Se in Italia, con la pubblicazione del decreto applicativo sul sito del Ministero delle Politiche Agricole, è arrivato il via libera alla distillazione di crisi, che riguarderà 1,5 milioni di ettolitri di vini comuni, per uno stanziamento complessivo di 50 milioni di euro, pari a 27,5 euro ad ettolitro, in Francia la corsa alla distillazione prende alla sprovvista il Governo. Alla fine della campagna di registrazione, chiusa il 19 giugno, le richieste riguardano ben 3,48 milioni di ettolitri, ossia il 74% in più delle previsioni di FranceAgriMer, che aveva stanziato risorse in grado di liquidare ai viticoltori la distillazione di 2 milioni di ettolitri, assicurando 58 euro ad ettolitro per i vini senza indicazione geografica e 78 euro per ettolitro per i vini Dop e Igp. |
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Alla scoperta del caveau del ristorante di Treiso, uno dei sei ristoranti italiani insigniti del Grand Award di Wine Spectator per il 2020 (in tutto il mondo sono 100), insieme al Ristorante Cracco, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, ai tristellati Enoteca Pinchiorri di Firenze di Giorgio Pinchiorri e Annie Feolde e la Pergola del Rome Cavalieri di Heinz Beck, a La Bottega del Vino di Verona, proprietà della Famiglie Storiche e guidata da Luca Nicolis, ed al Poeta Contadino di Alberobello di Leonardo Marco, i tempi del bere bene nel Belpaese. |
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