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N. 2.629 - ore 17:00 - Giovedì 4 Aprile 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Premiumisation: è la parola magica che racconta la tendenza, soprattutto dei consumatori americani, di spostare il proprio interesse su vini più cari, bevendo meno e premiando la qualità. Un cambiamento delle abitudini di consumo che, come la concentrazione in sempre meno mani del business e della distribuzione, impatta sulle scelte strategiche dei grandi gruppi del wine & spirits, come Constellation Brands, proprietario di marchi storici come Ruffino e Robert Mondavi, che ha deciso di cedere tutti i brand in portafoglio che arrivano sullo scaffale ad un prezzo inferiore agli 11 dollari alla E. & J. Gallo Winery, per 1,7 miliardi di dollari. |
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É un settore che si conferma in salute, quello del vino, nonostante qualche segnale di difficoltà. Con i fatturati in crescita, nel 2018, del +7,5% rispetto al 2017. Una crescita importante, realizzata, forse a sorpresa, più grazie al mercato interno (+9,9%) che all’export (5,3%), in un anno, quello appena trascorso, che si prospetta il secondo a crescita più rilevante dal 2013, con le vendite del settore cresciute del 27% rispetto a 5 anni fa (con il +31,9% nelle esportazioni ed il +22,4% del fatturato domestico). Un risultato significativo, per il vino del Belpaese, tanto più se confrontato con quello della manifattura (-7,2%) e dell’industria alimentare (-4,6%). A dirlo l’“Indagine sul settore vitivinicolo 2019” dell’Area Studi di Mediobanca, che ha analizzato le performance delle 168 principali società italiane del settore (con fatturato 2017 superiore ai 25 milioni di euro). E che guardano con cauto ottimismo anche al 2019: l’82,6% degli intervistati prevede di non subire un calo delle vendite, il 10,5% crede in un aumento del fatturato in doppia cifra, ma c’è anche un 17,5% che si aspetta una qualche flessione dei ricavi. Dall’indagine di Mediobanca, ancora, emerge come il maggiore sviluppo nel fatturato lo registrano le cooperative (+9,2% sul 2017), trainate dal mercato interno (+13,6%), mentre le aziende private sono in crescita del 6,7% (+7,0% all’estero). Tra le due macrotipologie di vino, poi, gli spumanti crescono del 7,1% (grazie al +7,2% dell’export), mentre i vini fermi, dati in stallo proprio sui mercati stranieri, mettono a segno, secondo l’indagine, un sorprendente +7,6%, spinti dal +10,8% delle vendite domestiche. Ancora, il rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri (dato del 2017) denota una complessiva solidità (69,4%), che per le società non cooperative si attesta al 53,2%. Complessivamente le società piemontesi battono la concorrenza, soprattutto sotto il profilo reddituale (roi all’8,6% contro il 6,6% nazionale; roe al 12,1% contro 7,2%). Bene anche le venete e le trentine, al di sopra della media nazionale. Le toscane (roi e roe al 7,3%) sono patrimonialmente più solide (debiti finanziari al 37% dei mezzi propri contro 69,4%), più efficienti (costo del lavoro per unità di prodotto al 46,8% contro 58%) e più vocate all’export (63,6% contro 52,4%). |
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Verona si prepara, un’altra volta, ad essere per qualche giorno il centro d’incontro della politica italiana ed internazionale, specie per il settore agricolo, con Vinitaly, che tornerà ad accogliere rappresentanti della Ue, del Parlamento e del Governo italiano, da Matteo Salvini a Luigi Di Maio, al premier Giuseppe Conte, passando tra gli altri, per il presidente del Parlamento Ue, Tajani, e della Commissione Agricoltur, Hogan (nell’approfondimento tutte le date). Presenza che testimiona “la sempre maggiore attenzione della politica per il settore, oltre che il riconoscimento della visibilità che Vinitaly offre al vino italiano - commenta a WineNews Giovanni Mantovani, dg Veronafiere - a livello italiano ed internazionale. 3 italiani su 4 conoscono Vinitaly, e l’attenzione dei media sulle Istituzioni accende comunque i riflettori anche sul vino italiano”. |
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Un settore sano e fatto di tantissime realtà, quello del vino italiano, che ha i suoi campioni. E così, secondo i dati di Mediobanca, al top per fatturato restano due colossi cooperativi come Cantine Riunite-Giv (Gruppo Italiano Vini), con, 615 milioni di euro (+3,1% sul 2017), seguita da Caviro, che aumenta dell’8,6% a 330 milioni, e da Antinori, che guadagna il 4,5% a 230 milioni, primo gruppo non cooperativo e n. 1 assoluto per redditività, seguita da Fratelli Martini (+14,7%, 220 milioni), che guadagna una posizione, dalla quinta alla quarta, e scalza Zonin1821 (+2,9%, 202 milioni). A seguire ancora Botter (+8,3% a 195 milioni), Cavit (+4,4%, 190 milioni di euro) Mezzacorona (+1,9%, 188 milioni), Enoitalia (+7,6%, 182 milioni) e Santa Margherita (+4,6%, 177 milioni). A livello di redditività (rapporto tra utile e fatturato), al vertice c’è Antinori (25%), davanti a Santa Margherita (17%), Frescobaldi (16,7%), Masi (11%), e ancora seguite da Botter (9,1%), Ruffino (8,6%) e Mionetto (5,4%). A livello di propensione all’export, Botter si conferma al vertice, con il 95,4% del fatturato sviluppato sui mercati stranieri, seguita da Farnese (94,0%), Ruffino (93,0%), Fratelli Martini (90,0%), Zonin (85,6%), Mondodelvino (82,5%) e La Marca Vini e Spumanti (81,8%). |
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Il messaggio e l’eredità culturale di Veronelli fanno scuola nel mondo, con l’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli, realtà nata nel 2018 a Venezia, che si è presentata nei giorni scorsi a Londra, mentre si prepara alla partenza del nuovo corso dedicato all’enogastronomia,“Camminare le vigne: luoghi, persone e cultura del vino italiano”, che vedrà in cattedra oltre 35 docenti universitari, agronomi, enologi, filosofi, storici dell’arte, giornalisti e critici. Per rendere attuale la lezione di “Gino”, pensatore e comunicatore della cucina italiana. |
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Il business mondiale del vino non dorme mai. E così, i “decision maker” ed i buyer delle più importanti piazze enoiche del pianeta si danno appuntamento a Vinexpo Bordeaux (che ha appena nominato come nuovo Ceo Rodolphe Lameyse), dal 13 al 16 maggio nella Gironda, che ospiterà vini da ogni angolo del pianeta. Dalla Francia, ovviamente, all’Italia, dalla Germania al Regno Unito, dal Portogallo alla Georgia, dagli Stati Uniti al Libano, dal Sudafrica all’Austria, senza dimenticare la Cina. E se il 14 maggio sarà dedicato interamente ad analizzare l’impatto del cambiamento climatico sulla filiera del vino, al centro di Vinexpo ci sarà soprattutto il mercato, che punta a crescere con eventi già in essere in mercati strategici come gli Usa, con Vinexpo New York, e debutti assoluti, da Vinexpo Shanghai, in Cina (ottobre 2019), a Parigi, nel 2020. |
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Il 2018 ha segnato l’ennesimo record per l’export del vino italiano, ma con una crescita contenuta, e una tendenza che dura da qualche anno: vini fermi in sofferenza e bollicine, specie il Prosecco, che tirano la volata al settore. Il 2019, comunque, si apre nel segno di un “moderato ottimismo”, come racconta a WineNews Denis Pantini, direttore Area Agroalimentare Nomisma e responsabile Wine Monitor, alla vigilia del Vinitaly. |
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