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N. 3.790 - ore 17:00 - Mercoledì 13 Settembre - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Bere un calice di vino mentre lo sguardo si perde nel panorama unico delle Dolomiti, tra vette innevate e picchi scoscesi: il 13 e 14 ottobre al Rifugio Maria, sul Sass Pordoi, torna “Top Wine 2950”, la più alta degustazione al mondo, promossa dalla Società Incremento Turistico Canazei. Con una vista mozzafiato sulla Marmolada e il Sassolungo, le Tofane e le Pale di San Martino, nel calice ci sarà il meglio del Trentino Alto Adige e della Valpolicella, con cantine come Kurtatsch, St. Pauls, Castelfeder, Franz Haas, Mezzacorona-Rotari, Pojer e Sandri, San Leonardo e Tommasi (i cui vini saranno al centro di una masterclass guidata da Roberto Anesi). | |
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| | E alla fine l’export di vino italiano virò in negativo. Dopo un costante rallentamento della crescita da inizio 2023, i dati Istat (aggiornati a giugno), analizzati da WineNews, certificano il calo del -0,4% in valore sullo stesso periodo 2022, a quota 3,7 miliardi di euro, per poco più di 1 miliardo di litri, con una perdita in volume del -1,5%. Numeri che non sorprendono, visto il trend di rallentamento dei consumi e dell’economia generale in tutto il mondo, ma che mettono nero su bianco, dopo una crescita pressochè ininterrotta delle esportazioni negli ultimi 15-20 anni, il rischio concreto di una decrescita, quanto meno in quantità, che, come raccontato spesso, ed in tante analisi, sembra più strutturale che congiunturale, e con con cui dover fare i conti in futuro. Guardando ai singoli Paesi, gli Usa continuano a segnare il passo, con un calo del -6,8%, per 897,1 milioni di euro, in un mercato in cui, a detta degli operatori, più che un reale calo dei consumi incide nelle minori importazioni la necessità e la voglia di svuotare magazzini che, soprattutto nella prima fase post covid, sull’onda dell’entusiasmo, sono stati riempiti in maniera importante. Ancor più forte, in percentuale, è il calo di un altro mercato strategico come il Canada, che segna addirittura il -16,2%, fermandosi a 174,9 milioni di euro. Vanno meglio, invece, le cose in Europa. La Germania, per esempio, tiene sui valori, con un +1,3% a 577,4 milioni di euro, e cresce del +3,1% anche il Regno Unito, per 380,4 milioni di euro. Modesto, invece, il calo della Svizzera, a -1,5%, per 205,3 milioni di euro, mentre continua a crescere a doppia cifra la Francia, con un +18,4%, a 165,5 milioni di euro. Male invece l’area scandinava: -4,5% in Svezia, a 103.306.846 milioni di euro, -13% in Danimarca, a 73 milioni di euro, -7% in Norvegia, a 53 milioni di euro. Tra i dati positivi, ancora, spicca il +4,2% dell’Austria, per 65,4 milioni di euro, e soprattutto il clamoroso +64% della Russia, nonostante la guerra, per 67,2 milioni di euro. Decisamente in negativo, invece, l’area asiatica: il Giappone, che resta di gran lunga primo mercato orientale i valore, fa -5%, a 92,1 milioni di euro, la Cina arretra del -14,3%, a 48,2 milioni di euro, e la Corea del Sud, dopo l’euforia degli ultimi anni, segna un netto -33,6%, a 28,1 milioni di euro. | |
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| | Uno dei tanti problemi irrisolti del mondo del vino francese, nonché uno dei più sentiti dai produttori, è il costo ancora altissimo che sono costretti a pagare al momento della successione, che rende troppo spesso insostenibile il semplice passaggio di mano tra una generazione l’altra di vignaioli, con tante aziende, specie quelle di piccole dimensioni nei territori a maggior valore aggiunto - Champagne, Borgogna e Bordeaux - costrette a vendere, ponendo fine a lunghe tradizioni familiari. A poco, in questo senso, è servito l’aver alzato il tetto delle aziende esentate dalla tassa di successione, passato da 300.000 a 500.000 euro, una cifra che rappresenta il valore di un numero ormai marginale di cantine d’Oltralpe. Il dibattito sulla legge di bilancio 2024, intanto, ha riportato in auge il problema, e riacceso le speranze dei vignaioli (in approfondimento). | |
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| | | Se nel complesso il mercato del vino vive un momento opaco, quello del grande collezionismo enoico sembra continuare a brillare. Come testimoniano i 9,3 milioni di dollari raccolti da “Sotheby’s” a New York, con l’asta “A Monumental Cellar”, che ha visto in catalogo grandi vini di Francia e del mondo, con 466 lotti, con il 98% venduti, tutti dalla collezione privata di un singolo proprietario, che è diventata la seconda asta del genere più redditizia di sempre in usa, superando gli 8,4 milioni di dollari raccolti dalla “The Don Stott Cellar” nel 2015, e dietro alla (probabilmente) inarrivabile asta “Wines from the Cellar of William I.Koch”, che ha raccolse ben 21,8 milioni di dollari nel 2016, tutte battute da Sotheby’s. Tra i top lot, spiccano le 5 magnum di Romanée Conti 1999 Domaine de la Romanée-Conti, battute per 275.000 dollari, e 12 bottiglie di Petrus 1961 battute a 118.750 dollari, in un catalogo fatto dai grandi nomi di Bordeaux, Borgogna e Champagne, ma anche Rodano e Ribera del Duero Vega Sicilia “Unico” 1999, oltre ai grandi formati di Le Pin, Château Lafite, Chateaux Cheval Blanc e Krug. “Un risultato eccezionale”, ha commentato Nick Pegna, responsabile globale della divisione “Wine & Spirits” della Casa d’Aste. | |
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| | | Seguendo l’esempio di tante star del calcio, un altro dei più grandi fuoriclasse degli ultimi anni, abbandonato il campo a seguito di un brutto infortunio, ha deciso di dedicarsi al vino: il presente, e probabilmente il futuro di David Silva, centrocampista che ha scritto pagine fondamentali della storia del Manchester City e della nazionale spagnola, è tra i sei ettari vitati di Bodegas Tamerán. Azienda che Silva aveva acquistato 4 anni fa a casa sua, a Gran Canaria. Con focus sulle varietà autoctone piante su suoli vulcanici a 600-700 metri sul livello del mare. | |
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| | Amate dai wine lover, protagoniste assolute di aperitivi raffinati ma ormai sdoganate a tutto pasto, le bollicine del Metodo Classico - con i suoi territori d’elezione, Alta Langa, Franciacorta e Trento Doc - rappresentano una delle eccellenze dell’enologia made in Italy, sempre più indirizzate verso un posizionamento al top, indispensabile se si considera la produzione limitata, pari a 37 milioni di bottiglie nelle tre principali denominazioni. L’ export è poco oltre il 10%, ma il fattore crescita resta un punto fermo (nel 2018 prodotte 28,4 milioni di bottiglie). La Franciacorta è il top player, con oltre 20 milioni di bottiglie prodotte (e dove spiccano per fatturato Cà del Bosco, con 49,4 milioni di euro, e Bellavista, con 37,6 milioni di euro), mentre Ferrari è l’unica azienda che registra un fatturato di oltre 100 milioni di euro. Così l’analisi di Studio Pambianco (in approfondimento). | |
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| | | “Continueremo nella ricerca dell’eccellenza che è fatta di tanti piccoli dettagli, con il nostro nuovo chef de cave a Ferrari Trento, Cyril Brun, che ha raccolto la grande eredità di Ruben Larentis. Così come investiremo ancora nel percorso della sostenibilità. L’Italia resta il nostro mercato n. 1, ma all’estero cresciamo tanto, anche grazie alla partnership con la F1. Soprattutto in Usa, dove investiremo di più nei prossimi anni. Il mercato dell’alto di gamma dà ancora buoni risultati, ma la fascia media del mercato soffre, ma guardiamo al futuro con ottimismo”. | |
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