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N. 3.753 - ore 17:00 - Venerdì 21 luglio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Se i vini rossi soffrono più di tutti gli altri in un mercato in generale non sfavillante, chi se la passa meglio, oltre alle ormai classiche bollicine, sono i vini bianchi. Ed in particolare a quelli più freschi, leggeri e non troppo alcolici, come richiedono oggi i gusti dei consumatori. Un trend ormai in atto da qualche tempo, in cui si inserisce perfettamente la crescita del Pinot Grigio delle Venezie Doc, denominazione tra le più grandi ed importanti d’Italia, con un trend degli imbottigliamenti che, nella prima metà 2023, fa segnare +10% sullo stesso periodo 2022, per un totale di 898.951 ettolitri da inizio anno. |
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Se la “locomotiva Veneto”, con i suoi 627 milioni di euro di vino italiano esportato nel primo trimestre 2023 (su un totale di 1,77 miliardi di euro) continua ad essere forza trainante del vino italiano, sebbene la sua crescita in valore (+3%), sia inferiore a quella nazionale (3,8%), quel poco di aumento dei valori che si è visto nel primo quarto 2023, con le altre due grandi “big” come Toscana e Piemonte sostanzialmente ferme sui livelli del 2022, è tutto da imputare ad altre Regioni del Belpaese, solitamente meno sotto i riflettori quando si parla di performance economiche. Almeno a guardare i dati approfonditi dell’Istat sul periodo in questione.Se come detto, il Veneto ha dato il suo comunque notevole ed imprescindibile contributo alla crescita, infatti, il Piemonte di Barolo e Barbaresco, Gavi e Asti, Barbera e Alta Langa, tra gli altri, ha registrato un modesto +0,2%, per un totale di 271 milioni di euro, e la Toscana del Chianti Classico e di Bolgheri, del Brunello di Montalcino e della Vernaccia di San Gimignano, del Chianti e della Maremma, del Morellino di Scansano del Nobile di Montepulciano, ha fatto appena +0,6%, per 268 milioni di euro. Detto che, in ogni caso, queste tre Regioni continuano a valere da sole più della metà delle esportazioni enoiche tricolore (tanto che, insieme, hanno pesato per 5,3 miliardi di euro, sui 7,9 del totale italiano nel 2022), la crescita delle esportazioni, dunque, a guardare le singole performance regionali, è imputabile a Regioni diverse rispetto al solito. Come il Trentino Alto Adige, che mette a segno un importante +8,9%, per 151 milioni di euro, così come l’Emilia Romagna, a +9,9%, per poco più di 100 milioni di euro. Ancora, molto bene la Lombardia, a +17,4%, per 76,8 milioni di euro, e crescite importanti le registrano anche l’Abruzzo, a +13,5%, per 58,2 milioni di euro, ed il Friuli Venezia Giulia, con un poderoso +28,8%, a quota 48,3 milioni di euro. Tra le Regioni più “pesanti”, in termini di valore, e praticamente sugli stessi livelli del primo trimestre 2022, la Puglia, con i suoi 53,9 milioni di euro, mentre perde qualcosa la Sicilia, che si attesta a 38,8 milioni di euro (-2,4%). Tra le Regioni più piccole, invece, è roboante il +135,5% della Liguria, a quota 7,3 milioni, per evidenziare una delle crescite percentuali più significative, seppur a partire da valori assoluti piccoli. |
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Da un lato il Brunello di Montalcino, primo alfiere del territorio, con la sua complessità ed i suoi valori (anche economici), dall’altro il Rosso di Montalcino, più fresco, moderno, e oggi, di fatto “secondo vino” del territorio, sebbene prodotto in meno della metà, in quantità, del Brunello. In tanti, come ha raccontato anche l’evento “Red Montalcino” firmato dal Consorzio (in approfondimento), chiedono una politica di territorio importante per il Rosso di Montalcino, che non deve essere più, dunque, un vino di “ricaduta” del Brunello di Montalcino, o un suo “fratello minore”, ma un fratello diverso, con la sua personalità, e altrettanto importante per il territorio, capace essere l’espressione di un’anima nuova per i vigneti di Montalcino. E, magari, di vigneti (anche in più rispetto agli attuali, riaprendo l’Albo) pensati, individuati e progettati solo per lui ... |
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Nella frenata dell’export di vino italiano nei primi quattro mesi 2023, pesa non poco la Cina, una “promessa” mancata, dove, dai dati Istat analizzati da WineNews, le esportazioni sono crollate del -24,4% a valore, a 28,9 milioni di euro. Ma l’Italia del vino, dopo anni di investimenti importanti, non ci sta, e per gli esperti è ancora fondamentale puntare sulla formazione alla cultura del vino e in grandi eventi, per mostrare al pubblico il meglio del vino italiano, quelle etichette di griffe capaci di spianare la strada nei mercati e costruire l’immagine del Belpaese. E, nei giorni scorsi, a Shanghai, è andato in scena “The Great 100 Italian Wineries of Italy” n. 1, evento di business e comunicazione di “Terroir Sense Wine Review” del wine writer Ian D’Agata, Shanghai United Media Group e TasteSpirit, con oltre 60 aziende italiane e più di 330 vini top o non ancora importati in Cina. Da Lageder a Barone Pizzini, da Benanti a Brigaldara, da Castello di Ama a Donnafugata, da Elvio Cogno a Fantinel, Tua Rita, Fuligni, Gravner, Marchesi di Gresy, Nino Franco, Masi, Planeta, Tedeschi, Paolo Saracco, Sesta di Sopra e Guido Berlucchi, tra gli altri, hanno incontrato appassionati, distributori e professionisti della ristorazione e dell’ospitalità di alto livello, nei tasting al St. Regis Hotel e nei locali più famosi, tutti concordi di come questa sia la strada. |
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I vini rosè rappresentano ormai il 10% dei vini bevuti nel mondo (dati Iwsr), e vivono in estate la loro stagione più imporante. E a mettere in fila le espressioni italiani migliori è la “100 Best Italian Rosé”, edita dal portale www.lucianopignataro.it. Se al top ci sono vini firmati da cantine come I Fauri, Giuseppe Cipolla e Garofano, sul podio, in classificano non mancano nomi come il Five RosesAnniversario Salento Rosato Igt 2022 di Leone De Castris, cantina che, per prima in Italia, ha puntato sul vino rosè, con la sua peculiare storia (in approfondimento). |
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Il caldo fa volare in Italia i consumi di gelato, con il ritorno di coni e coppette, ma a balzare in alto sono anche i prezzi, con un aumento del 19% sul 2022: emerge da un’analisi Coldiretti (su dati Istat a giugno 2023). A pesare sui listini il balzo dei costi per l’energia e le materie prime usate nelle preparazioni, a partire dallo zucchero (+47%) di cui l’Italia è fortemente deficitaria. Un andamento che non sembra spaventare gli italiani, che per difendersi dall’afa consumano gelato per la pausa pranzo o lo snack. Il settore del gelato realizza un fatturato totale di 2,7 miliardi, grazie alla presenza di 39.000 gelaterie, che danno lavoro a 75.000 persone. Nelle gelaterie italiane vengono utilizzati ben 220 milioni di litri di latte, 64 milioni di chili di zuccheri, 21 milioni di chili di frutta fresca e 29 milioni di chili di altri prodotti durante l’anno.
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A WineNews le riflessioni del presidente del gruppo “Sina Hotels” e Federalberghi. “Offerta enogastronomica strategica. L'alta ristorazione negli alberghi è un business importante. ma dobbiamo diversificare. In questo 2023 di grande ripresa tutto è molto legato al ritorno degli americani, e a poche grandi località, da Roma a Firenze e Venezia, spesso sovraffollate”. E le eccellenze enogastromiche che nascono nei piccoli borghi possono essere una leva importante per i territori. “Ma servono servizi ed infrastrutture”. |
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