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N. 3.734 - ore 17:00 - Lunedì 26 Giugno 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Dal mondo dell’agricoltura e del vino arrivano storie di integrazione che parlano il linguaggio universale dell’accoglienza, e raccontano la necessità di guardare a problematiche globali come l’immigrazione. Un atto riconosciuto dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, con il riconoscimento “Welcome. Working for refuge integration”, che per il 2022, va alla Arnaldo Caprai, guidata da Marco Caprai, artefice della rinascita del Sagrantino di Montefalco, unica cantina italiana premiata, oggi a Roma, tra 167 aziende che hanno contribuito a promuovere una società più inclusiva attraverso l’inserimento lavorativo dei rifugiati in Italia. |
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Per alcuni, le denominazioni del vino italiano (78 Docg, 341 Doc, 118 Igt) sono troppe, ma per altri no, perché rappresentano la diversità e la ricchezza dell’Italia enoica. Di fatto, però, le 10 più grandi rappresentano il 45% del volume ed il 51% del valore del vino Dop e Igp italiano. Dop e Igp che, in ogni caso, sono un pilastro del vino italiano, marchi collettivi di territori che, però, esistono grazie alle imprese e all’iniziativa di singoli, spesso pionieri (ed il cui ruolo, altrettanto spesso, non è neanche riconosciuto come dovrebbe). I Consorzi, che sono l’organo di gestione delle denominazioni, hanno il ruolo di tutelarle, di promuoverle e di gestirle, dal punto di vista legale, ma anche dell’offerta, per mantenere i valori delle uve e dei vini a livelli remunerativi per tutte le parti in causa, da chi coltiva l’uva a chi imbottiglia e vende il vino. E qui nasce il tema della rappresentanza, perché, in tanti territori, c’è un mix di piccole e medie aziende che, alla conta dei voti, spesso valgono molto meno, pur essendo nominalmente di più, di poche grandi cooperative. E questo chiama in causa una capacità di far convivere esigenze diverse, e tutte legittime, per le quali è difficile fare sintesi. Tanto più in un quadro complessivo che muta ad una velocità sempre più vertiginosa, a livello di dinamiche di mercato, ma anche climatiche e produttive, e che vede i Consorzi chiedere sempre di più semplificazione, ma anche l’introduzione delle varietà resistenti nei disciplinari, e delle Uga, le Unità Geografiche Aggiuntive, ma anche della certificazione di sostenibilità, per rispondere anche a quello che vogliono i consumatori. Un quadro complesso tracciato dal dibattito (in approfondimento) andato in scena a “VinoVip al Forte” 2023 by “Civiltà del bere” con, tra gli altri, accademici come Attilio Scienza (che è anche presidente del Comitato Nazionale Vini Dop e Igp), Eugenio Pomarici (Università di Padova) e Davide Gaeta (Università di Verona e produttore con Eleva, in Valpolicella), e produttori come Lamberto Frescobaldi (e presidente di Unione Italiana Vini - Uiv), Piero Mastroberardino (vicepresidente Federvini), e Riccardo Ricci Curbastro (presidente di Equalitas), ma anche Luca Rigotti (alla guida della trentina Mezzacorona e della cooperazione del vino italiano) e Marina Cvetic (Masciarelli). |
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Con un balzo dell’11% è record storico per le esportazioni agroalimentari made in Italy nel 2023, che crescono quasi il doppio dell’export complessivo tricolore. La Germania si conferma il principale mercato, con un valore di 2,6 miliardi, davanti agli Stati Uniti (2,1 miliardi) e la Francia, che si piazza al terzo posto con 2 miliardi. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: sale a 120 miliardi il valore del falso made in Italy, con gli Stati Uniti che si classificano come il Paese in cui le produzioni tricolore taroccate registrano i più elevati fatturati, al punto che 6 prodotti su 7 risultano falsi. Emerge dall’analisi Coldiretti e Filiera Italia sui dati Istat sul commercio estero relativi al primo quadrimestre 2023, diffusa nel “Summer Fancy Food 2023”, la più importante fiera mondiale del settore, in questi giorni a New York. |
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Le grandi fiere del vino sono sempre in discussione. Eppure, sebbene siano per molti “obsolete” nella formula, che deve evolvere, restano uno strumento importante per il business. In Italia e nel mondo. Anche se è sempre più palpabile la sensazione che Vinexpo Wine Paris, la Prowein di Dussedorf e Vinitaly, tutte concentrate nella prima parte dell’anno, siano troppe. E se Vinitaly, a Verona, non sembra essere in discussione, sebbene durata e costi elevati rappresentino delle criticità a cui prestare attenzione, tra i due grandi competitor internazionali, se la fiera di Dusseldorf ad oggi è partecipata molto di più rispetto a quella di Parigi, l’evento tedesco, un po’ a sorpresa sul recente passato, appare un pò in declino e sembra quello più a rischio “abbandono” da parte di produttori italiani, che lamentano infrastrutture peggiorate, costi elevati ed una percepita scarsa partecipazione del trade, mentre quello francese pare avere il vento in poppa, sia per il posizionamento (è la prima grande fiera del vino, in calendario a febbraio), che per internazionalità ed infrastrutture della città, che per i costi. È il sentiment che, da tempo, si respira nel settore, e che ora è messo nero su bianco dalla interessante inchiesta (in approfondimento) firmata dalla storica rivista “Civiltà del Bere”, diretta da Alessandro Torcoli.
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L’aperitivo si conferma un rituale simbolo di italianità, e lo fa, ancora una volta, grazie alla storica Distilleria italiana che ha rivoluzionato la grappa e la distillazione: il Nonino BotanicalDrink è, per il terzo anno consecutivo, “Aperitivo dell’Anno 2023 International” al “Meiningers International Spirits Award”, il concorso dedicato agli spirits del più importante gruppo editoriale tedesco del wine & food, superando 550 aperitivi e distillati del mondo, e già primo aperitivo italiano ad aver ricevuto il riconoscimento nel 2021. |
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Il nuovo trend delle vacanze estive? La food experience, ma che va ben oltre l’andar per mercatini ed aziende o cantine. Con l’arrivo della bella stagione, il turista enogastronomico si prepara a organizzare i propri viaggi alla scoperta di prodotti tipici nella modalità “active”, vivendo cioè in prima persona un’esperienza in cantine, caseifici e locali storici, ma anche attraverso i festival. Con un obiettivo: placare anche la fame di conoscenza, spingendosi oltre le modalità tradizionali di fruizione dell’esperienza per diventare parte della storia e della tradizione di un luogo. Sono le previsioni del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” di Roberta Garibaldi, per il quale il 45% dei turisti enogastronomici italiani (ed il 36% dei generalisti) svolge già esperienze enogastronomiche quando è al mare, nell’entroterra o sulla costa. |
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La ristorazione stellata è in crisi? “La cucina di alta qualità è sempre stata costosissima e insostenibile, e tutti i locali hanno sempre dovuto far qualcosa in più per mantenere alti livelli. Sono in crisi i ristoranti che non sono riusciti a strutturarsi, ma stanno anche aprendo tanti in hotel 5 stelle: il modo di pensare il ristorante stellato contemporaneo è proprio negli alberghi”. Così, a WineNews, Paolo Marchi, fondatore di “Identità Golose”, che torna nel 2024 (Milano, 9-11 marzo) con il tema “Non esiste innovazione senza disobbedienza: la Rivoluzione oggi”. |
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