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N. 2.498 - ore 17:00 - Giovedì 27 Settembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Vino e finanza si incontrano, ancora una volta: Tasca d’Almerita, storica cantina siciliana (attiva dal 1830) e tra le protagoniste del “Rinascimento” enoico dell’Isola, ha emesso un minibond, strada sempre più battuta per l’accesso ai capitali da parte delle realtà più prestigiose del vino italiano, del valore di 3 milioni di euro, con Iccrea BancaImpresa. “Risorse che serviranno per supportare l’espansione internazionale e valorizzare ulteriormente il nostro progetto sull’Etna, Tascante, con i vini a denominazione Doc Etna, considerata oggi una delle aree di maggiore interesse per il mercato internazionale” - spiega Alberto Tasca, ceo dell’azienda. |
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L’industria del vino, nel Regno Unito, muove un giro d’affari di 20 miliardi di sterline (dati della The Wine & Spirit Trade Association). Gran parte di questo business è mosso dal vino italiano, secondo fornitore assoluto in valore e primo in quantità del Regno Unito. Un mercato strategico per il Belpaese e non solo, sul quale, però, come logico, iniziano a pesare tutte le incognite di una Brexit dai contorni ancora piuttosto confusi. Secondo i dati dell’Ice di Londra, analizzati da WineNews, nei primi 7 mesi del 2018, l’Italia ha esportato in Uk 145 milioni di chili di vino, prima in assoluto in quantità, ma con un calo nei volumi del 15,2% sullo stesso periodo 2017, mentre l’Australia, seconda nei volumi, è cresciuta dell’8,3% (a 126 milioni di chili), mentre la Francia ha seguito la stessa dinamica del Belpaese, con un calo del 12,3%, a 82 milioni di chili. In valore, invece, sono i transalpini a dominare, con 480 milioni di sterline (+4,4%), seguiti dal Belpaese con 330 milioni di sterline (-1,71%), mentre l’Australia, a quota 138 milioni di sterline, è cresciuta del 12%. Uno scenario, dunque, che nonostante le posizioni di leadership europee, vede crescere di più il principale fornitore del Nuovo Mondo, tendenza che potrebbe consolidarsi “se, come nessuno di noi si augura, si arrivasse ad una “Hard Brexit”, ovvero senza particolari accordi tra Ue e Regno Unito, che complicherebbe notevolmente le cose e, facilmente, avvantaggerebbe i Paesi del Nuovo Mondo e del Commonwealth”, sottolinea a WineNews il direttore dell’Ice di Londra, Roberto Luongo. In ogni caso, ricorda Luongo, il vino italiano è comunque una superpotenza in Uk, pur con delle differenze tra tipologie. Il Belpaese domina in volume e valori complessivi nel settore degli spumanti (Prosecco in testa, ndr), con 143 milioni di sterline esportate nei primi 7 mesi del 2018, in crescita sui 134 dello stesso periodo 2017 (ed una quota di mercato del 46%, di poco davanti alla Francia, con 140 milioni di sterline). Un aumento consistente in valore, dunque, a fronte di calo non leggerissimo in quantità. Nettamente più in difficoltà, invece, i vini fermi, che hanno fruttato 186 milioni di sterline alle cantine italiane (a fronte dei 201 di primi 7 mesi del 2017). |
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Un’identità territoriale unica al mondo, con una storia secolare a supporto; vigne che toccano i 700 metri in una Regione concentrata sul rispetto dell’ambiente e sulla sostenibilità agricola; grande coesione fra i produttori: il TrentoDoc, la bollicina di montagna italiana, sta riscuotendo grande successo, ma c’è ancora da lavorare. Puntando sul riconoscimento del marchio, tenendo d’occhio l’innovazione senza dimenticare la tradizione, sostenere l’idea di rosato come vino d’eccellenza. Ma soprattutto promuovendo il metodo classico trentino come spumante di alta gamma, al pari dello Champagne, seppur di nicchia. È la visione (raccontata a WineNews nel lancio del Giulio Ferrari Rosé) di Matteo Lunelli, ad di Ferrari, cantina di riferimento del territorio. |
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Dalla terra alla finanza e ritorno. Dal recupero di aziende in difficoltà all’ambizione di creare, semplicemente, “il vino più buono del mondo”. È il percorso di Massimo Gianolli, che lo ha portato dal borgo agricolo di Erbin, in Valpantena (Verona), alla finanza giocata tra Biella e Milano, fino a un ritorno appassionato alla vocazione vitivinicola, con il progetto de La Collina dei Ciliegi. “Sono partito nel 2005 per fare vino con un marchio e senza avere i vigneti. Ora i vigneti ci sono e inseguo un altro sogno: fare il vino più buono del mondo”, dice Gianolli a WineNews, con autoironia ma anche tanta determinazione. Enologo “mancato”, esperto di finanza per destino (oggi è capo della GGH Gruppo General Holding Srl), produttore per vocazione, nell’azienda di famiglia, ora punta a realizzare grandi vini all’insegna del “Super Valpantena”. “I miei riferimenti sono il Sassicaia e il Vintage Tunina - spiega Gianolli - quali esempi felici dell’uscire dalle regole producendo vini di grande carattere e livello qualitativo, anche se noi lavoreremo con vitigni autoctoni”. A supporto del progetto, come consulenti, nomi come Lydia e Claude Bourguignon, consulenti agronomi dei più importanti châteaux francesi. |
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Ristoranti a marchio enoico: un percorso intrapreso con convinzione da tanti nomi prestigiosi, da Antinori a Frescobaldi, tra le esperienze più longeve e di maggior successo (senza contare la ristorazione “da viaggio”, con nomi come Santa Margherita, Zonin, Gruppo Italiano Vini e Villa Sandi, tra le altre). Un “parterre de rois” di cui fa parte anche Masi Agricola, realtà leader della Valpolicella, che alla sua offerta tra Italia, Svizzera e Argentina, aggiungerà Cortina, perla delle Dolomiti, il “Drusciè Masi Wine Bar”, in partnernship con Tofana Srl. |
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Costruire relazioni tra il Sud America e l’Italia nel segno del vino: è uno degli obiettivi primari di “Wine South America”, la prima edizione della fiera organizzata da Vinitaly-Veronafiere attraverso la sua controllata Veronafiere do Brasil, a Bento Gonçalves, fino al 29 settembre, che domani sarà “battezzata” dal Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio. In un mercato, peraltro, ancora piccolo ma promettente per il vino italiano. Secondo i dati di Nomisma Wine Monitor per Vinitaly, nel 2017 il vino made in Italy ha registrato un balzo del 48,6% a valore, a 34,6 milioni di euro. Bene anche nei primi 8 mesi del 2018, con il sorpasso, secondo le dogane, del Belpaese sulla Francia, e un’ulteriore crescita del 15,9% a quasi 20 milioni di euro. |
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A due passi dalla Scala nello spazio che fu sede della Fondazione Feltrinelli, ospiterà cuochi di tutto il mondo, mettendo al centro i piatti della tradizione, ed una carta dei vini con 99 referenze, “gancio” per degustazioni ed incontri con i produttori.
A WineNews Paolo Marchi, ideatore di Identità Golose, Claudio Ceroni, presidente Magenta Bureau, il pizzaiolo Franco Pepe e gli chef Davide Oldani, Moreno Cedroni e Annie Feolde. |
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