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N. 2.659 - ore 17:00 - Venerdì 17 Maggio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Analizzando i dati dell’Iwsr, anticipati ieri, emerge chiaro come il mondo dei consumi, sia straordinariamente globalizzato, e ciò che succede qui ha conseguenze rilevanti dall’altra parte del globo. Così, ad esempio, la richiesta crescente di bollicine spinge sempre più produttori a puntare sugli spumanti, mentre la tendenza salutista in Occidente porta con sé il fenomeno della premiumisation, con i consumi che scendono e la spesa che aumenta. Che la Cina si sia fermata lo raccontano il calo globale dei vini fermi e il “rimbalzo” dei superalcolici nel Paese, mentre si fanno sentire l’impatto della legalizzazione della cannabis e l’arrivo sul mercato della Generazione Z. |
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Robert Parker, il wine writer che ha rivoluzionato, con i suoi punteggi, la storia della critica enoica, diventando presto il naso più influente nel mondo del vino, capace con un 100/100 di decretare il successo globale di un’etichetta, esce di scena. Una mossa forse inaspettata, che apre le porte ad un’ipotesi che circola, nell’ambiente, da almeno due anni: il passaggio di “Wine Advocate” alla Michelin (che già nel 2017 aveva acquisito il 40% della società, dal 2012 in mano allo stesso Parker e ad un fondo asiatico) è ormai realtà. A dare l’annuncio dell’addio del re della critica enoica mondiale, un editoriale pubblicato sul sito di Robert Parker firmato da Lisa Perotti-Brown, editor di Wine Advocate, che ripercorre la lunga storia del re dei critici enoici, iniziata nel lontano 1967, all’epoca del primo viaggio in Francia di un Robert Parker ancora al college: è allora che nasce l’idea che prenderà forma nel 1978, quella di una pubblicazione tutta sua, il “The Baltimore-Washington Wine Advocate”, dove compaiono le prime schede di degustazione firmate da Parker, diventato nel 1979 “The Wine Advocate”, ma è solo nel 1984 che la professione di critico prende definitivamente il sopravvento su quella di avvocato. Da qual momento, l’importanza ed il ruolo di Robert Parker nel panorama della critica gastronomica è tutta in ascesa, almeno fino al 2012, quando decide di imprimere una svolta netta ad una carriera già quasi quarantennale: la maggioranza delle quote di “Wine Advocate” passa, per 15 milioni di dollari, nelle mani di un fondo asiatico. È il primo passo indietro, ma Robert Parker continua a guidare le degustazioni di Francia e California fino al 2017, quando il gruppo Michelin acquisisce il 40% della società di Robert Parker e del fondo asiatico. Gli assaggi, da quel momento, diventano appannaggio della squadra di “Wine Advocate”, e l’avvocato del vino si concentra esclusivamente sui grandi eventi e le degustazioni che per un biennio ha organizzato e guidato in tutta l’Asia, portando, soprattutto in Cina, diventata nel frattempo la sua casa, il meglio della produzione vitivinicola mondiale. Il resto, è storia recente, con un capitolo, ancora tutto da scrivere, che potrebbe portare ad una nuova, e ancor più profonda, rivoluzione. |
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Il giro di boa del 2019 è ancora lontano, ma il primo parziale, o meglio il primo quadrimestre, è già alle spalle, e per il mondo del vino italiano è il momento di un primo bilancio. Che al netto delle difficoltà che l’economia si porta dietro dallo scorso anno, a partire dalla frenata della Cina e dalla stagnazione degli acquisti degli Stati Uniti, lascia sensazioni positive ai produttori del Belpaese, intercettati da WineNews al Vinexpo di Bordeaux, da Ettore Nicoletto (ad Santa Margherita) a Rodolfo Maralli (sales and marketing director di Banfi), da Giampaolo Gavioli (direttore commerciale Caviro) a Paolo Oliviero (export manager Giv), da Anna Abbona (Marchesi di Barolo) a Stefano Zanette (presidente Prosecco Doc), da Sandro Bottega a Mario Piccini (Tenute Piccini). |
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Il giornalismo del vino ha radici antiche, la letteratura enoica possiamo farla risalire al XIX secolo, con le prime pubblicazioni scientifiche di una certa rilevanza, come “A History and Description of Modern Wines” del giornalista britannico Cyrus Redding, del 1833. Ma il vero boom del giornalismo del vino arriva nel XX secolo, quando all’attenzione del pubblico si impone un’élite di intellettuali che firma vere e proprie pietre miliari di storia e cultura del vino, come Hugh Johnson, Jancis Robinson e Robert Parker. E oggi? Oggi tutto cambia in fretta, ed il ruolo classico del wine critic è, se non messo in dubbio, quanto meno ridefinito. Come emerso dalla conferenza “Wine Journalism in digital times (wine critics 4.0)” di scena a Vinexpo, tante sono le novità imposte dalla comunicazione digitale: dalla velocità che guida il web alla democratizzazione dei contenuti, dal bisogno di un contraddittorio a standard qualitativi sempre più bassi, dal ruolo ormai marginale dell’etica ad una comunicazione che crea nicchie più che confronto, dalla voglia di emergere dei sommelier alla comunicazione al consumatore che passa sempre meno per le figure professionali, dall’approccio analitico alla comunicazione al globalizzazione del messaggio. |
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Lo Scalunera Etna Rosato 2018 di Torre Mora (Tenute Piccini) come International Varietal Trophy, il Vinsanto Riserva 2011 di Tenuta di Capezzana, lo Schioppettino Rosso Friuli Colli Orientali 2015 di Vigna Traverso ed il Numero Chiuso 2015 Cantine Lvnae come National Trophy: sono i premi più importanti conquistati dall’Italia nell’International Wine Challenge di Londra, uno dei più autorevoli concorsi enoici del mondo. Tra i premiati anche cantine come Mezzacorona, Banfi, Velenosi, Bellaria, Latium, Silvio Carta, Pelassa e Cantina Valpantena. |
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A maggio prosegue il racconto dei grandi territori enoici italiani e dei loro vini: dalle Soave Stories, da oggi al 19 maggio, dedicate al “Mondo Soave” (di cui parleranno esperti da tutto il mondo, dalla Master of Wine Sarah Abbott a Kerin O’Keefe), al Porto Cervo Wine & Food Festival, in Costa Smeralda fino al 19 maggio, con il focus sulla Sardegna del vino come possibilità di investimento (con testimonianze di Argiolas, Siddura, Sella & Mosca ...). Per poi passare a VitignoItalia, a Napoli, dal 19 al 21 maggio, che celebra tutti i territori con 2.500 etichette, ed al Conegliano Valdobbiadene Festival, festa dei 50 anni della Docg Prosecco Conegliano Valdobbiadene (celebrati anche con dialoghi sull’arte e vino, tra il critico Philippe Daverio e il poeta e scrittore Gian Mario Villalta). |
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Le riflessioni dell’Executive Editor di “Wine Spectator” sul futuro della produzione del Belpaese nel suo mercato n. 1, e non solo. “Il Belpaese esprime grandi vini con tante varietà, capaci di valorizzare i territori. Le classifiche sono uno strumento di sintesi, la loro influeenza dipende dall’autorevolezza di chi le realizza. I dazi? Sono sempre una cosa stupida, ma alla fine credo che sul vino non verranno introdotti”.
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