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N. 3.789 - ore 17:00 - Martedì 12 Settembre 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | La media del calo di produzione stimato per la vendemmia italiana 2023, a -12% sul 2022, per 44 milioni di ettolitri, non è poi drammatico. Ma se il Nord tiene, con il -2% del Piemonte, per esempio, e addirittura cresce, con il +5% del Veneto ed il +15% della Lombardia, per esempio, dal Centro al Sud i dati sono decisamente peggiori: si va dal -4,5% dell’Emilia Romagna al -20% di Toscana e Lazio, dal -25% delle Marche al -30% di Sicilia e Puglia, al -40% dell’Abruzzo, con un situazione che mette in grande difficoltà soprattutto i viticoltori: è il quadro di sintesi che emerge alle stime di Unione Italiana Vini (Uiv), Ismea e Assoenologi. | |
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| | Le difficoltà del mercato, in Italia e nel mondo, il cambiamento climatico, il calo strutturale dei consumi, la forza delle lobby “anti-alcol” che rischiano di minare il sistema vino e non solo (a partire dalla normativa irlandese), il “vigneto Italia” da modernizzare per renderlo forse meno produttivo in volume e di più in quantità e redditività, il sistema delle Doc da razionalizzare, la normativa da completare, dal tema dello standard nazionale di certificazione della sostenibilità da anni “alle battute finali” ma fermo, a quella sui vini dealcolati e low alcol, già inquadrata in Ue e recepita da tanti Paesi Ue, ma non dall’Italia: andando oltre le stime sulla vendemmia 2023, sono tanti i temi messi sul tavolo (analizzati in approfondimento) dai rappresentati della filiera, italiana ed europea, nella Sala Cavour del Ministero dell’Agricoltura, ma con il Ministro Lollobrigida assente per altri concomitanti impegni istituzionali, nel quadro della presentazione delle previsioni vendemmiali 2023. “Il settore vive una situazione in chiaro-scuro - ha detto Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini e alla guida di una delle imprese più importanti del vino italiano come il gruppo Frescobladi - ma il settore deve guardare lontano con pacatezza ed imprenditorialità. Ci sarà meno produzione, ma la qualità c’è tutta, ad oggi. Perché, ricordiamolo, tutto può cambiare nelle prossime settimane, le previsioni ci dicono che arriveranno piogge e grandine, e speriamo che si sbaglino. Ma questa minor produzione, che mi auguro venga confermata a fine vendemmia - ha provocato Frescobaldi - ci ha levato questa medaglia di legno del primato produttivo europeo, che però non era in valore. La lasciamo volentieri alla Francia. Noi dobbiamo lavorare meglio perché aumentino i valori unitari delle uve, perché c’è una parte di vigneto il cui lavoro non è remunerato, e se non si pagano bene i viticoltori, questi abbandonano la vigna”. Sull’importanza della crescita in valore, e sulle tante potenzialità ancora da cogliere per il vino italiano, attraverso la scienza e lo studio, e con una pianificazione che ancora però manca, è stato anche il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, che ha in una fase così complessa ha lanciato anche un messaggio positivo: “ricordiamoci che il vino alla fine si è sempre salvato, e si salverà ancora”. | |
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| | Dal 2013 al 2022 l’export del vino italiano è cresciuto del 56%, passando da poco più di 5 miliardi a quasi 8. Grazie, soprattutto, al sostanziale raddoppio nei mercati extra Ue. Merito delle imprese e dei loro investimenti, cofinanziati, tra il 2014 ed il 2022, con ben 722,9 milioni di euro dell’Ocm Vino. Una misura determinante per le aziende, eppure il bando Ocm Vino nazionale, da cui poi derivano quelli regionali, in Italia, arriva da sempre con ritardi notevoli rispetto agli altri Paesi, e con nuove complessità burocratiche. Ora, sta creando caos e paralizzando il sistema, come segnalano tanti operatori, il nuovo obbligo di presentare tre preventivi per ogni attività da svolgere (in approfondimento). Obbligo che, per ora, stando alle risposte alla “Faq” da parte del Ministero, resta. Ma la questione è al vaglio e, forse, potrebbero arrivare novità ... | |
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| | | Al netto dei numeri e delle stime di vendemmia, prevista in calo in Italia come in Spagna, stabile in Francia, Germania e Portogallo, ma giù in volume anche in Argentina, Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda, come spiegato oggi a Roma da Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins, sono tante le incognite che gettano ombre sul settore. Tre “spade di Damocle” sulla testa del settore vino: “il cambiamento climatico, sempre più difficile da controllare e al quale dobbiamo adattarci, spendendo bene anche i fondi Ue che ci sono; la diminuzione dei consumi, che non è legata solo all’inflazione. Non è una questione di prezzo: se un 25enne è disposto a pagare 10 euro per un gin tonic, che ha costi di produzione peraltro molto più bassi del vino, ma non per una bottiglia di vino, questo si capisce bene. E, soprattutto, c’è il lavoro dei gruppi “anti-alcol”, come dimostra il caso dell’etichetta con gli “health warning” in Irlanda, ed il fattore più pericoloso, perché se passa il messaggio che ogni livello di consumo di alcol fa male, se si concretizza una “tabacchizzazione” del vino e degli alcolici - ha spiegato Recarte a WineNews - rischia di crollare non solo la reputazione, ma tutto il sistema normativo, legale e di sostegno della filiera del vino”. | |
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| | | La Sicilia, la cui storia si fonda sull’agricoltura, ricca di cibi e vini di qualità frutto di un’incredibile biodiversità, che ne fanno l’“anima” del Mediterraneo, è a un passo dal riconoscimento di “European Region of Gastronomy” 2025, assegnato dall’International Institute of Gastronomy, Culture, Arts and Tourism (Igcat). Di fatto si tratta della prima Regione italiana che centra l’obiettivo: manca solo un ultimo passaggio formale, ma l’Igcat si è pronunciato a favore, nei giorni scorsi, nella visita tra le bellezze della Sicilia. | |
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| | I suoi biografi asseriscono che Gabriele d’Annunzio fosse astemio, o quasi: ma vedere un’etichetta dedicata a lui ne avrebbe senz’altro solleticato l’autostima, uno dei tratti salienti del suo carattere. Per celebrare i 160 anni dalla nascita del Vate, protagonista indiscusso del Novecento, arriva “Fratefoco”, il vino limited edition prodotto da Domìni Veneti, premium brand di Cantina Valpolicella Negrar, insieme alla Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, presieduta da Giordano Bruno Guerri. Un Valpolicella Ripasso Doc Classico Superiore, con un’etichetta dal sapore retrò, in cui spicca il ritratto del Vate in toni seppia e la sua firma elegante e inconfondibile. Ottenuto attraverso la rifermentazione del Valpolicella fresco con le vinacce del Recioto, “Fratefoco” prende il nome da uno dei “noms de plume” che d’Annunzio usava per firmare lettere destinate ad amici e amanti. | |
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| | | Un viaggio nella storia tra passato, presente e futuro del vino grazie alla ricerca scientifica, dalla Georgia, culla della viticoltura, alla Campania, “guidati” da Attilio Scienza (Università di Milano), David Maghradze (National Agency Wine Georgia), David Lordkipanidze (Georgian National Museum) e Eugenio Sartori (Vivai Rauscedo), da Pompei, prima grande città che ha globalizzato il mercato del vino e farà rinascere il “vino pompeiano” con l’Azienda Agricola Pompei (in partnership con La Guardiense), e che ispira gli chef, come Franco Pepe (Pepe in Grani), a riscoprire i sapori antichi. | |
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