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N. 2.751 - ore 17:00 - Mercoledì 9 Ottobre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Come nei territori più importanti della spumantistica italiana, anche in Champagne si brinda ad un millesimo che, secondo il Comité Champagne, potrebbe rivelarsi memorabile. Un territorio in cui “il riscaldamento globale è una realtà, con l’aumento delle temperature medie che ha però portato benefici nella qualità dei vini, anche nell’annata 2019”, spiega il Comité. Nonostante le gelate primaverili e le ondate di calore tra giugno e luglio, che hanno di fatto tagliato il 10% del potenziale di raccolta, il caldo di agosto e settembre, combinato alle notti fresche, ha portato a maturazioni eccellenti e mosti in perfetto equilibrio fra acidità e zucchero. |
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Sempre più internazionale, perché l’orizzonte ormai sono i mercati del mondo; sempre più digitale, perché gli strumenti moderni consentono di fare al tempo stesso business, formazione e comunicazione, sempre più culturale, perché per consolidare i mercati maturi e aprire quelli nuovi, serve fare formazione e cultura del vino italiano. Sono le tre gambe su cui poggia, sempre più solido, il “tavolo” di Vinitaly, che oggi a Milano ha svelato il suo futuro. Sul fronte estero, il grande debutto, nel 2020, sarà “Wine to Asia”, a Shenzhen (9-11 novembre), prima kermesse enoica organizzata direttamente da un fiera italiana in terra asiatica (in partnership con l’agenzia cinese Pacco Communication Group): “è un progetto che prende finalmente vita, e su cui puntiamo molto - ha detto a WineNews il dg Veronafiere Giovanni Mantovani - e l’obiettivo è mettere insieme una squadra di 400 espositori di primo piano del vino italiano”. Evento che debutta in un area fondamentale per la Cina (100 milioni di abitanti) e piazza strategica per il business del vino, con il 30% degli importatori totali cinesi. Complessivamente, il viaggio attorno al mondo del food & wine di Veronafiere nel 2020 toccherà Stati Uniti, Russia, Cina, Brasile, Hong Kong, Thailandia, Olanda, Canada, Polonia, Germania, Messico e Regno Unito. Sul fronte della digitalizzazione, spiega ancora Mantovani, “riuniremo tutte le attività sotto l’unico brand Vinitaly, e da un solo portale si potrà accedere a tutta la piattaforma, che diventerà sempre di più anche uno strumento di conoscenza e di approfondimento del vino italiano, per i professionisti del settore, ma anche per i consumatori del mondo”. Vinitaly che sarà sempre più anche “incubatore di tendenze”, e così, a Verona (19-22 aprile), oltre alla Organic Hall e ad una apertura agli Orange Wine, ci sarà anche il nuovo spazio curato dal wine-writer Ian D’Agata, “Micromega wine”, dedicato ad aziende con piccole produzioni a varietà indigena ad alto tasso qualitativo. “Il 95% dei nostri espositori è fidelizzato, tasso tra i più alti nelle fiere del mondo - ha detto il presidente Veronafiere Maurizio Danese - e lo stesso 95% è il tasso di soddisfazione di espositori e consumatori. Questo ci dice che siamo sulla strada giusta”. |
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Ricordi. Abbastanza da scrivere non un libro, ma un’enciclopedia, o persino un atlante storico del vino italiano, capace di ripercorrere, tra un ricordo e l’altro, l’ultimo mezzo secolo, tra inciampi, sfide, difficoltà, ma anche tante conquiste. E chi meglio di Angelo Gaja, vulcanico decano dell’Italia del vino, potrebbe “permettersi” un racconto del genere? Che inizia nella seconda metà degli anni Sessanta, “quando il vino italiano, secondo gli esportatori, non poteva costare più del prezzo minimo di quelli francesi”, ed arriva fino ai giorni nostri, con “la sfida in vigna dei cambiamenti climatici, perché al di là degli eccessi mediatici io sto con Greta”, passando per un vero e proprio Olimpo di miti personali, dove trovano posto Giacomo Tachis, Carlo Petrini, Bruno Giacosa, Aldo Conterno e Bartolo Mascarello ... |
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Con un consistente +5,15% da inizio anno, l’Italy 100, l’indice dedicato ai fine wine del Belpaese, conferma la solidità della crescita delle etichette più prestigiose del Belpaese, monitorate dal benckmark del mercato secondario Liv-Ex, con l’indice formato dalle più recenti annata fisiche di Sassicaia, Masseto, Solaia (Antinori), Tignanello (Antinori), Ornellaia, Barbaresco di Gaja, Barolo Monfortino Riserva e Barolo Cascina Francia di Giacomo Conterno, Guado al Tasso (Antinori) e Redigaffi di Tua Rita, che si conferma anche il più performante in assoluto nel 2019, che vede in calo tutti gli altri indici, al Bordeaux 500 (-0,7%) al Bordeaux Legends (-1,67%), dal Burgundy 150 (-2,31%) al Rest of the World 50 (-0,52%), con l’unica altra voce in crescita, oltre a quella italiana, rappresentata dallo Champagne 50 (+2,49%). Dati aggiornati alla chiusura di settembre 2019, mese che ha visto l’Italy 100 sostanzialmente piatto (+0,17%) ed un exploit del Burgundy 150 (+2,5%), ma per l’Italia c’è anche un altro piccolo primato: sul Liv-Ex 100, l’indice di riferimento della piattaforma che monitora l’andamento dei prezzi dei vini da collezione più ricercati in assoluto, il best performer per incremento di prezzo è il Sassicaia 2015, cresciuto del +5,2% in un mese. |
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Il Masseto 2016 miglior vino rosso e n. 1 in assoluto, con 100/100, il Terlaner I Gran Cuveè 2016 della cantina di Terlano miglior bianco, il Franciacorta Extra Brut Rosè Riserva Annamaria Clementi 2009 della griffe Cà del Bosco miglior spumante, il Valtènesi Riviera del Garda Chiaretto Molmenti 2016 di Costaripa miglior vino rosato, la Vernaccia di Oristano Antico Gregori 1976 di Còntini Attilio miglior vino dolce: vini icona dei loro territori, ed i cinque migliori assaggi della Guida Oro “I Vini di Veronelli 2020”. |
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I più grandi vini d’Italia si sono riuniti, nel corso della Vendemmia di Via Montenapoleone, in un’asta di beneficenza, la “Italian Masters - the best of Italian wines for a good cause”, battuta ieri a Palazzo Clerici dalla famosa casa d’aste Christie’s. Il ricavato dell’asta, 45.000 euro in totale, che ha visto sotto il martelletto lotti delle più grandi etichette d’Italia, tra cui il più “prezioso”, il “Bolgheresi della prima ora”, formato da un Sassicaia 2014, una Magnum di Grattamacco 2009 e una Jèroboam (3 litri) di Ornellaia 2016, venduto a 2.400 euro, e il prestigioso tartufo bianco di Alba, offerto direttamente dalla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco (in scena fino al 24 novembre), una pepita da 140 grammi battuta a 1.000 euro, andrà tutto alla onlus Dynamo Camp. |
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“Noi siamo ottimisti, l’80% del nostro fatturato è legato all’export e, nonostante qualche incertezza economica, dai dazi alla Brexit, anche in questo 2019 ci stiamo togliendo delle soddisfazioni. Conferme dagli Usa, come mercato maturo e come input di innovazione, mentre in Cina facciamo ancora fatica. In Italia, nonostante i consumi ancora bassi, siamo cresciuti del 3%, è un mercato fondamentale, anche per darci forza all’estero”. |
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