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N. 2.686 - ore 17:00 - Martedì 9 Luglio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il Chianti conferma il suo successo nel mondo, come simbolo di eccellenza enoica italiana, e non lo fa in un “luogo” qualunque: nel secondo episodio della terza stagione di Stranger Things, la serie cult firmata Netflix, tra le più viste al mondo con oltre 40 milioni di spettatori, il famoso vino toscano ha partecipato con uno speciale cameo, uno scambio di battute tra Hopper, il poliziotto protagonista, e il maitre di un ristorante di lusso. “Proprio qui c’è tutta la potenza del brand Chianti. Un successo - commenta Giovanni Busi, presidente del Consorzio del Chianti - che non è frutto del caso: il nostro lavoro è stato premiato, è anche così che si aprono nuovi mercati”. |
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L’orgoglio di essere protagonisti di una terra che è diventata patrimonio dell’Umanità, la consapevolezza che molto del merito va a chi quelle vigne ripide e scoscese le coltiva da anni, la convinzione che quel paesaggio e quel territorio ora vanno tutelati e valorizzati ancora di più, la voglia di affermare ancora di più che questo è il territorio dove c’è la storia, l’origine di tutto, e dove il Prosecco è Superiore: c’è tutto questo nelle parole di produttori storici e rappresentativi delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, da pochi giorni entrate a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Produttori ed imprenditori, sentiti da WineNews, tutti con la voce rotta dall’entusiasmo per un riconoscimento inseguito a lungo, e finalmente arrivato, che ora segna un nuovo punto di partenza per il territorio veneto. “Un riconoscimento che arriva dopo 151 anni da quando un uomo, che è il nostro fondatore, Antonio Carpenè, credette in questo territorio e nel suo potenziale. Nel 1853 c’era un solo ettaro vitato, oggi sono 8.000, è un valore inestimabile, non solo economico”, dice Domenico Scimone, alla guida delle storica Carpenè Malvolti, mentre per Franco Adami, alla guida di Adami, e presidente del Consorzio quando nacque l’idea Unesco, “è un passo importante tanto quanto la nascita della Doc nel 1969 ed il passaggio a Docg nel 2009”. Premio per chi ha sempre puntato sulla qualità dei prodotti, e anche sull’enoturismo e l’accoglienza di alto livello, su cui si dovrà investire ancora di più, come sottolineano Giancarlo Moretti Polegato di Villa Sandi, Gianluca Bisol di Bisol (ora sotto il controllo della famiglia Lunelli, ndr), Primo Franco, alla guida di Primo Franco, Elvira Bortolomiol, della Bortolomiol, e Loris dall’Acqua di Col Vetoraz, la cui visione è condivisa anche da chi ha investito più di recente nel territorio come Sandro Boscaini, guida di Masi Agricola che ha acquisito Canevel, e Roberta Deflorian, ad di Bacio della Luna del Gruppo Schenk. “I produttori di qualità vanno protetti, creando delle Commissioni di degustazione più severe, limitando le rese per ettaro e adeguando effettivamente il livello qualitativo ai canoni imposti dal Consorzio”, è il commento di Sandro Bottega, presidente del gruppo Bottega.
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Le denominazioni del vino, soprattutto le più storiche ed importanti, sono dei veri e propri marchi. Ma a volte, le Regioni in cui trovano dimora, sono ancora più conosciute, soprattutto nei nuovi mercati. E ora, il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, ha ottenuto il via libera dalla Regione per l’inserimento obbligatorio in etichetta del nome “Toscana” nell’etichetta del Vino Nobile, del Rosso e del Vinsanto di Montepulciano (ora manca il via libera dalle Politiche Agricole e del Comitato Vini, ndr). Anche per superare la confusione con il Montepulciano d’Abruzzo. Un’iniziativa che per ora, è arrivata solo dal Consorzio Nobile. Ma si è aperta una strada che potrebbe essere seguita anche da altre denominazioni della Regione, il cui nome, o la cui provenienza, è meno conosciuta, e per le quali il brand “Toscana” rappresenterebbe un grande valore aggiunto.
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“Nei borghi si perdono servizi, popolazione, economia. Ho l’impressione che le piccole comunità non abbiano più interesse generale nella politica, che non ha interesse a sua volta nelle piccole comunità. Che però, se messe assieme, creerebbero valore e soldi. Ci sono leggi imbecilli, a cui bisogna ribellarsi: capisco che le piastrelle a 1,70 metri vadano benenei laboratori della Parmalat, ma un piccolo malgaro va lasciato stare, non si può far chiudere, si uccidono le comunità agricole così, dal mare alla montagna”. Mauro Corona, scrittore, alpinista e, soprattutto, voce delle comunità agrarie, di montagna e di mare, a WineNews mette l’accento su un mondo ormai incapace, per tanti motivi, di tutelare e difendere quel patrimonio di produzioni agricole senza il quale, banalmente, non ci sarebbe la vita. “I paesi - riprende Mauro Coroan - hanno delle risorse ancora tutte da riscoprire e da recuperare, prodotti da riscoprire e su cui costruire delle economie, ma non con l’obiettivo di fare soldi. Si dovrebbe imparare a lavorare la terra per guadagnarne il tanto che basta per vivere, così ce ne sarebbe per tutti, e soprattutto si potrebbe lavorare tutta la terra, non solo quella dei territori più remunerativi come Barolo ...”. |
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Arriva qualche segnale di ripresa per la spesa alimentare che nel primo trimestre del 2019 ha ricominciato a crescere dopo i segnali “piatti” del 2018. Con il comparto del vino e spumanti a “dare la riscossa”. I dati sui consumi delle famiglie del panel Ismea Nielsen evidenziano, infatti, un incremento di poco sotto l’1% sullo stesso trimestre targato 2018. Aumentano, in particolare, gli acquisti di prodotti confezionati e, tra questi, soprattutto le bevande che mettono a segno una progressione della spesa del 4,8%, con punte del 6,5% per l’insieme dei vini e degli spumanti. |
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“L’obiettivo primario della Fivi nei prossimi anni resta lo stesso di sempre: contare di più all’interno dei Consorzi, perché sono lo strumento più importante per la tutela delle denominazioni, che sono di tutti, anche di chi, come molti dei nostri vignaioli, ha numeri relativamente piccoli. E anche nei tavoli Istituzionali, dove la cosa più urgente da fare è procedere con i decreti attutativi del Testo Unico della Vite e del Vino”. Parole di Matilde Poggi, fresca di riconferma alla presidenza della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Che oltre agli obiettivi “italiani”, guarda anche all’Europa: “vogliamo rafforzare la nostra presenza all’interno del Cevi, la Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti, nella convinzione che la dimensione europea sia quella fondamentale. È a Bruxelles che si prendono le decisioni”. |
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“Ci sono stati tanti poeti astemi, ma il vino fa parte di quei piaceri della vita che mi concedo volentieri, anche se non lo mitizzerei troppo. Sono un buon bevitore, ma non credo che sia fonte di ispirazione, ci sono stati tanti grandi scrittori che sono stati anche forti bevitori, come Edgard Allan Poe, Faulkner, ma non credo che il loro talento dipendesse da quello, ricordiamoci che l’alcol e l’abuso, fanno più morti delle droghe. Però, certamente, nella storia di tante persone, ciò che li ha distrutti, compreso il bere, li ha anche messi nelle condizioni di scrivere”. |
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