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N. 2.742 - ore 17:00 - Giovedì 26 Settembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Le uve per i vini di Borgogna, vanno letteralmente a ruba. Tanto che la Polizia, soprattutto di notte, armata di visori notturni ed altre apparecchiature, e spesso in bicicletta, starebbe monitorando con costanza i vigneti più preziosi del mondo, a seguito dei furti di uva segnalati da più parti, con i sospetti che, spesso ricadono su viticoltori che hanno visto il loro raccolto gravemente danneggiato dalle avversità climatiche. Come ricorda la Gendarmerie della Cote d’Or, “il furto di uve, punibile con fino a 3 anni di prigione e multe fino a 45.000 euro, non solo è un crimine, ma un danno per tutta l’economia del territorio”. |
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I francesi investono ancora nel Brunello di Montalcino: la famiglia Descours che controlla il gruppo francese Epi, dopo aver acquisito nel 2017 la Tenuta Greppo Biondi Santi, cantina-mito dove è nato nell’Ottocento il Brunello di Montalcino (ed il cui retaggio è mantenuto vivo dalla presenza della famiglia, con Jacopo e Tancredi Biondi Santi), è prossima all’acquisizione, come anticipato da WineNews, di 6 ettari di vigneto a Brunello, in una zona di assoluto pregio, vicinissima al Greppo (che di ettari a Brunello ne ha già 25 di proprietà), ovvero quelli della microzona San Polo, ad oggi di proprietà del magnate argentino Alejandro Bulgheroni, che resterebbe comunque in possesso di ben 35 ettari a Brunello, in due ottimi areali (27 ettari a Poggio Landi e 8 ettari a Podere Brizio). Un affare importante (che dovrebbe arrivare alle firma nei prossimi giorni) non solo per le cifre ipotizzabili, visto che gli ettari migliori di Brunello di Montalcino, da stime di WineNews, vedono quotazioni ben oltre il milione di euro ad ettaro, ma anche perché conferma l’appeal del territorio da cui nasce uno dei vini più prestigiosi d’Italia e del mondo, su cui si continua a credere, sia dal punto di vista economico che di potenziale qualitativo. Con il gruppo francese Epi che, dunque, investe ancora per far crescere la storia, già leggendaria, della Tenuta Greppo Biondi Santi, oggi condotta l’ad Giampiero Bertolini. Mentre Bulgheroni (che, in pochi anni, ha investito in Toscana oltre 120 milioni di euro tra Dievole, nel Chianti Classico, Tenuta Meraviglia e Tenuta Le Colonne, a Bolgheri, ed a Montalcino, mettendo insieme 330 ettari di vigna nei territori più importanti di Toscana), confermerebbe così una posizione di assoluto rilievo tra i produttori di Montalcino, con 35 ettari a Brunello (peraltro acquisiti, insieme a quelli ora ceduti, tra il 2012 ed il 2016, quando le quotazioni degli ettari erano ben più basse, meno della metà dei livelli di oggi, con un’evidente rivalutazione patrimoniale, ndr) e la Tenuta di Poggio Landi, che ha visto da poco concludersi i lavori di ristrutturazione. Con un progetto di impresa guidato dalla grande passione per il vino (ed anche per l’olio) che il petroliere argentino ha più volte raccontato a WineNews, ma incardinato sul sano principio dell’autonomia economica di ognuna delle diverse aziende. |
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La cooperazione del vino trentino sta per vivere una nuova importante pagina della sua storia: da quanto apprende WineNews, il colosso Cavit sarebbe ad un passo dall’acquisto delle controllate di La-Vis, ovvero Casa Girelli, Cesarini Sforza e la commerciale Glv. Con La-Vis che, già forte di un bilancio 2018-2019 che dovrebbe chiudersi in crescita sul 2017-2018 (sui 78 milioni di euro, ed in utile), vedrebbe così azzerata la sua esposizione finanziaria verso le banche (sui 40 milioni di euro). Cavit (190,5 milioni di euro il bilancio 2017-2018), vedrebbe così crescere la sua struttura, mentre La-Vis, marchio storico del vino trentino, potrebbe così continuare la sua fase di nuovo sviluppo, in un’operazione che, in ogni caso, da quanto si apprende, garantirebbe il mantenimento dei livelli occupazionali di tutte le realtà. |
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La crescita delle spedizioni di vino italiano verso i mercati esteri non si arresta, ma rallenta lievemente la propria corsa: nel primo semestre 2019, stando ai dati Istat, le esportazioni crescono del +3,1% sullo stesso periodo del 2018 (nei primi 5 mesi si registrò, invece, un +5,5%, ndr), per un volume di affari complessivo che supera, di poco, i 3 miliardi di euro. Ma con andamenti diversi da Regione a Regione. Ottimi segnali arrivano da Veneto, Toscana e Piemonte, che insieme rappresentano oltre i due terzi dell’intero export enoico del Belpaese, con una crescita, rispettivamente, del +3,6% (per un miliardo di euro di giro d’affari complessivo), del +4,3% (475 milioni di euro) e del +4,9% (479 milioni di euro). La crescita maggiore, almeno in termini percentuali, la mette a segno la piccola Valle d’Aosta (+48,8%) ma comunque a livelli assai bassi (1,2 milioni di euro), mentre il calo più vistoso è quello della Liguria, che lascia sul terreno il 39,1% e crolla a 8,9 milioni di euro di vino spedito. Bene il Trentino-Alto Adige, stabilmente quarta regione più performante, con una quota export dell’8,6%, in crescita del 2,4% a 268 milioni di euro, crescono Abruzzo (+4,1% a 91 milioni di euro), Puglia (+2,5% a 76,8 milioni di euro) e Friuli-Venezia Giulia (+7,9% a 61,8 milioni di euro). |
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Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni: da queste uve, e dai loro mostri, dopo un lungo tempo passato nei caratelli, nascono due perle preziose dell’agroalimentare italiano, l’Aceto Balsamico di Modena Igp e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop. Un tesoro, “l’oro nero di Modena” che vale 370 milioni di euro alla produzione, e ben 1 miliardo di euro al consumo, di cui il 92% all’export, in 120 Paesi del mondo. E la cui origine si potrà toccare con mano, il 29 settembre, con “Acetaie Aperte”, in 38 acetaie della provincia di Modena. |
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I due più prestigiosi alfieri del vino italiano, il Barolo ed il Brunello di Montalcino, si degustano in “Bateaux-Mouche”, e vanno alla conquista della Francia dei grandi Bordeaux e Borgogna, entrando a Parigi dalla Senna: il 7 ottobre, 10 produttori delle Langhe (Benevelli, Bruna Grimaldi, Castello di Verduno, Cavallotto, Elvio Cogno, Fracassi, Le Strette, Pelassa, Roccheviberti, Virna Borgogno) e 10 alfieri di Montalcino (Castello Banfi, Canalicchio di Sopra, Col d’Orcia, Cortonesi La Mannella, Fuligni, La Fiorita, Poggio Antico, Ridolfi, Tassi, Tenuta BuonTempo, Tenuta Fanti, Tenute Silvio Nardi, Uccelliera) saranno protagonisti della tappa parigina di BaroloBrunello, format creato da WineZone, che ha già toccato Bordeaux in gennaio, e altre città d’Europa come Monaco, Milano e Lugano, oltre, ovviamente, a Barolo e Montalcino. |
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La suggestione e la bellezza di un territorio unico, che caratterizza in maniera sensibile i vini, e diventa anche chiave di narrazione del vino e di una terra dove mare, vigna e patrimonio archeologici si fondono insieme, come raccontano a WineNews il presidente della grande cooperativa siciliana, Giuseppe Bursi, e l’agronomo Francesco di Carlo, da vigneti, come quelli in Contrada Belice di Mare, che sembrano quasi riposare sulla battigia.
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