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N. 2.510 - ore 17:00 - Lunedì 15 Ottobre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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7,3 milioni di dollari raccolti con 100 lotti di grandi vini di Borgogna, con due nuovi record mondiali assoluti, due bottiglie di Romanée Conti Domaine de la Romanée-Conti 1945 aggiudicate per oltre 1 milione di dollari (una a 558.000 dollari, e una a 496.000): sono le cifre monstre dell’asta battuta da Sotheby’s a New York, che ha mandato sotto il martelletto la “Personal Cellar of Robert Drouhin”, patriarca della famiglia che guida la Maison Joseph Drouhin. Un’asta che ha visto cifre da capogiro, dato che oltre ai due record assoluti, hanno spuntato aggiudicazioni da 310.000 dollari ognuna delle 3 magnum di Romanée Conti Domaine de la Romanée-Conti 1937. |
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“Essere sommelier significa essere ambasciatori di un modo di intendere il vino a 360 gradi, che va oltre il berlo e raccontarlo. Vi ringrazio per questo regalo che testimonia ancora una volta la vicinanza tra Slow Food e Fisar. Per uno che come me ha mosso i suoi primi passi professionali nel mondo del vino, quello di oggi rappresenta un momento emozionante, in un certo senso la chiusura di un cerchio”. Parola di Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, e oggi anche “sommelier onorario” della Fisar, nel vernissage della nuova sede in Banca del Vino di Slow Food, a Pollenzo, progetto storico dell’associazione dedicato alla memoria e alla cultura del vino italiano. Un riconoscimento, per Petrini, arrivato il 13 ottobre, mentre a “Food&Book” a Montecatini Terme, si dibatteva proprio dell’evoluzione del racconto del vino, nella presentazione della Guida “Slow Wine 2019”, con la degustazione di molti dei 201 produttori premiati con la “Chiocciola”. Dove si è partiti da una domanda semplice, quanto complessa nella risposta, ovvero: “tutti possono scrivere di vino?”. E “la risposta è sì, tutti possono scrivere di vino, o meglio, di tutto”, esordisce Armando Castagno, critico enoico e storico dell’arte. “Il problema è la comunicazione distorta per incompetenza, non quella bislacca e originale che ha cittadinanza in quanto opinione e che non deve essere silenziata. I social non sono il male in sé ma fa la differenza il modo in cui si usano: il guaio è quando millantano competenza che non c’è, ottenendo credito da altrettanti incompetenti”. Certo è che un consumatore-lettore educato “premia sempre la qualità”, ha aggiunto Jacopo Cossater. E poi, in ogni caso, “ormai non possiamo esimerci dal modo di comunicare diretto dei social. La nostra guida va in direzione ostinata e contraria: crediamo nell’importanza del ruolo della critica in un mondo complesso come il vino, che racconti davvero il mondo dei produttori”, sottolineano i curatori di Slow Wine Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni. Guida che, per la prima volta, ha assegnato anche dei premi speciali: il “Premio alla Carriera” ad Ampelio Bucci, pioniere del Verdicchio di qualità, mentre il “Giovane vignaiolo” è l’emiliano Alessandro Fedrizzi”, ed il premio per la “Viticoltura Sostenibile” è andato ad Alessandro Fenino di Cantina Pievalta. |
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Le voci di Gino Bramieri, Milva, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni, Giorgio Gaber e Vittorio Gassman oltre alle testimonianze su Totò (Bramieri e Nanni Loy), Ugo Tognazzi (Mastroianni, Vittorio e Manfredi) e Sofia Loren (Mastroianni), che parlano di cibo e cucina, rispondendo alla domanda “Cos’è la fame per te?”. A farla, è Bruno Damini in una serie di interviste d’epoca ai grandi artisti del passato del teatro e del cinema italiano sul loro rapporto col mangiare, riproposte in “Passi di gloria e di gusto”, un’opera originale di scena nei giorni scorsi a Food&Book, Festival “utile e bello” del Libro e della Cultura Gastronomica diretto da Carlo Ottaviano e Sergio Auricchio, in una “walk of fame” notturna lungo Viale Verdi fino alle storiche Terme del Tettuccio a Montecatini Terme, con brevi soste in nove stazioni per ascoltarle. |
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Da una viticoltura “contadina”, di sussistenza e promiscua, con l’Italia che stava uscendo dalla fillossera, si è passati ad una viticoltura specializzata, pensata anche per il commercio del vino. Da una produzione di vino quasi “spontanea”, all’arrivo di Pasteur e della scienza enologica, quando si sono capiti i meccanismi della fermentazione, ci si è iniziati a porre il problema delle malattie del vino, che all’epoca erano perlopiù difettosi ed a bassa gradazione alcolica. È stata una rivoluzione, in poco meno di un secolo, quella che ha attraversato il vino italiano, come hanno ricordato a WineNews, nei 90 anni del “Corriere Vinicolo” di Unione Italiani Vini, a Milano, due nomi di primo piano della ricerca vitienologica italiana, il professor Attilio Scienza, dell’Università di Milano, ed il professor Luigi Moio, dell’Università Federico II di Napoli. E se questo è, in estrema sintesi, il passato, il domani passa dallo studio dell’“l’epigenetica, ossia il Dna “che ricorda”, l’approfondimento non tanto dell’azione delle mutazioni, quanto dei cambiamenti stabili nel genoma frutto degli adattamenti della pianta ai cambiamenti climatici”, sottolinea Scienza, per Moio non si può prescindere dal produrre “vini sempre più naturali e di sempre maggiore qualità, che siano vera espressione del territorio”. |
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Oggi l’enogastronomia in tv è un “must”, ma non era così, vent’anni fa. Quando a sdoganare la cultura del cibo e dei territori sul piccolo schermo era una scommessa. Come quella del giornalista di Rai2 Bruno Gambacorta, ideatore e conduttore di “Eat Parade” (in onda ogni venerdì alle 13.30 dopo il Tg2, e tra le trasmissioni più seguite della rete), tra i primi programmi del genere, che ha festeggiato le prime due decadi a Food & Book, a Montecatini (anche WineNews, con i fondatori Alessandro Regoli ed Irene Chiari, tra gli ospiti invitati da “Eat Parade”, ndr). |
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C’è un solo vino “perfetto”, il Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido, l’unico premiato, con 100/100, dalla “Guida Essenziale ai Vini d’Italia” di “Doctorwine” Daniele Cernilli. Sassicaia è anche “Vino Rosso dell’Anno” e “Best Italian Wine Award”, tra i premi speciali. Che vanno, tra gli altri, al Fiano di Avellino Stilema 2015 di Mastroberardino, ed al Solo MM15 2015 di Vodopivec, per il “Vino Bianco dell’Anno”. Il “Vino Dolce” è il Vecchio Sampieri Quarantennale di Marco De Bartoli, mentre il “Vino Vivace” è il Franciacorta Annamaria Clementi Riserva 2008 di Ca’ del Bosco. L’“Azienda dell’Anno” è uno dei nomi più importanti del vino italiano, Antinori, mentre il “Premio Una Vita per il Vino”, è andato a Massimo Bernetti, alla guida di una delle cantine di riferimento delle Marche, Umani Ronchi. L’“Enologo dell’Anno” è Beppe Caviola, ormai tra le firme top nel Belpaese. |
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Dove le griffe del vino, non solo italiano, incontrano le grandi firme della moda e del design. Le bollicine del Trentodoc di Ferrari da Ermenegildo Zegna, l’Amarone di Zenato che riempie i calici da Alberta Ferretti, i grandi bianchi friulani di Venica & Venica conquistano i fashion victim da Sergio Rosso, Il Borro da Salvatore Ferragamo, Bellavista da Rolex, Marco Felluga da Swatch, e tanti tanti altri. Con un formula che, da oggi, sbarca a Via Condotti (e dintorni) a Roma, sempre all'insegna del life style made in Italy. |
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